Architettura post-pandemica: realismo magico per sovvertire gli schemi

A Bogotá, Alejandro Saldarriaga Rubio ha realizzato tre progetti “effimeri” che si pongono come soluzioni alla crisi acuta dello spazio pubblico.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1084, novembre 2023.

Il 20 marzo 2020, New York entrava ufficialmente in lockdown a causa della pandemia da Covid-19. Così anche noi, come molti altri, ci siamo rifugiati nella nostra casa di campagna, pensando che ci saremmo stati un paio di settimane. Il 30 marzo siamo tornati in città per controllare la situazione generale, le nostre attività e il nostro appartamento. Non eravamo preparati a ciò che avremmo incontrato: New York era completamente silenziosa, per strada s’incontravano pochissime persone, e quelle poche apparivano sbalordite e confuse. È stato straziante e ho capito che, per la prima volta, qualcosa di completamente estraneo, devastante e incomprensibile si era abbattuto su di noi.

Come osservò giustamente Joan Didion: “La vita cambia in un istante, nell’istante ordinario” (The Year of Magical Thinking, 2005). Proprio davanti ai nostri occhi stava accadendo l’impensabile. Improvvisamente, elementi apparentemente fantastici si erano insediati nella nostra realtà e ci ritrovavamo in un romanzo di Gabriel García Márquez: vivevamo anche noi in una specie di realismo magico. Nella realtà post-coloniale dell’America Latina, il realismo magico è una condizione esistenziale. La nostra cultura si basa sulle tradizioni orali: amiamo raccogliere e condividere storie, in una comunicazione circolare che fa parte della nostra vita quotidiana. 

L’intervento al mercato La Perseverancia di Bogotá ha proposto un approccio verticale al distanziamento sociale, esito di un processo partecipato. L’impalcatura ha consentito così di collocare 18 tavoli in totale, triplicando la capacità iniziale dello spazio scoperto a disposizione. La struttura era composta da oltre 1.500 pezzi di acciaio ed è stata in uso dal settembre 2020 al gennaio 2021. Foto Diez Veinte

García Márquez non creava nuove realtà: riportava ciò che vedeva e ciò che la gente gli raccontava. Collegava la nostra vita quotidiana con elementi fantastici. Nel suo romanzo più celebre, Cent’anni di solitudine (1967), il personaggio di Mauricio Babilonia è seguito da uno sciame di farfalle gialle, viste come simboli di amore non corrisposto, continuità e trasformazione. Nella mia città natale, Pereira, in Colombia, mia madre si sentiva costantemente accompagnata dalle farfalle. Ciò le dava grande gioia. Questa nuova realtà ha posto nuove sfide e aperto nuove possibilità, anche per l’architettura. Anche se essa e il realismo magico appartengono a due campi diversi, tra loro ci sono molti legami, come la capacità di rompere i confini, di far sognare e di creare magia.

Quando le discipline s’incontrano, favoriscono sovvertimenti e innovazioni. Questo è ciò che ha fatto Alejandro Saldarriaga Rubio, fondatore di Alsar-Atelier, quando si è trovato nell’impossibilità di lasciare Bogotà durante la pandemia. La domanda che Saldarriaga Rubio ci pone è se una tipologia post-pandemica possa emergere dallo stato di realismo magico che l’umanità ha vissuto per essere applicata come antidoto alla crisi cronica della dimensione pubblica. La risposta è sì. 

Vista di Alhambra’s Cross (2021) a Bogotá. L’intervento temporaneo è stato realizzato per una parrocchia locale che non disponeva di uno spazio di aggregazione sicuro per la celebrazione della Pasqua durante la pandemia. La struttura è stata realizzata con elementi per il getto delle lastre di cemento, riutilizzabili una volta smontata la struttura. La pianta a croce greca e la foresta di sostegni verticali sottili hanno ospitato centinaia di fedeli. Foto Alberto Roa

Nella sua prima struttura effimera, un ristorante all’aperto ribattezzato “La Perseverancia”, ha costruito – insieme a una squadra di progettisti che comprendeva Gb Urban Studio, Taller Architects e la Sociedad Colombiana de Arquitectos (Sca) – una struttura pubblica di tre piani con tessuti e pali innocenti di riutilizzo donati dall’azienda Layher. Quando penso al materiale impiegato per questo progetto mi viene in mente il libro dell’architetto ed ebanista George Nakashima, The Soul of a Tree: A Woodworker’s Reflections (1981), nel quale racconta della trasformazione di pezzi di legno di scarto in nuovi e bellissimi manufatti.

La stessa metamorfosi avviene per la modesta struttura dell’impalcatura, divenuta spazio poetico. Il tessuto ondulato non solo evocava l’immagine di vele al vento, ma serviva anche a creare la distanza che la pandemia ci costringeva a mantenere. Le persone l’hanno apprezzato. Negli Stati Uniti, diverse città hanno risposto alle limitazioni imposte dal distanziamento sociale creando spazi all’aperto per la ristorazione, i quali non solo hanno aiutato queste attività a sopravvivere, ma ci hanno anche permesso di lasciare le nostre case e di riunirci in luoghi pubblici. 

A New York, questi spazi hanno riscosso un tale successo da diventare permanenti. Durante la Pasqua del 2021, Saldarriaga Rubio, con Alsar-Atelier, ha supervisionato la costruzione di un’altra struttura temporanea assieme a Gb Urban Studio e Sca, una cappella all’aperto dalla pianta cruciforme. Sebbene sia stato un progetto temporaneo – durato soli quattro giorni – la Croce di Alhambra è diventata un’oasi di spiritualità. Qui, i visitatori hanno avuto modo di creare dei legami tra loro e con l’ambiente circostante, sia tramite la preghiera sia con la meditazione. Un dono inestimabile per la comunità. 

Vista di Fog Catcher (2022), disegnato in collaborazione con Oscar Zamora. Realizzato nel quartiere informale di San Luis, a Bogotá, può catturare dall’atmosfera circa 200 litri di acqua a settimana, supportando pratiche eco-compatibili di agricoltura urbana. Questo prototipo è stato realizzato da quattro membri della comunità locale in cinque giorni. La struttura propone una soluzione funzionale e facilmente ripetibile per le esigenze idriche della comunità. Foto Alsar-Atelier

Altro intervento affascinante è Fog Catcher, una collaborazione fra Alsar-Atelier, Oscar Zamora, César Salomón e Sca. Commissionato da Salomón stesso, capo circoscrizione del quartiere di San Luis di Bogotá, e realizzato attraverso un processo di autocostruzione. Per catturare l’acqua della pioggia e della nebbia, la squadra ha costruito una struttura di acciaio avvolta da polisombra, un tessuto plastico. La struttura ha generato anche un effetto serra per cui, alla sua base, sono state seminate delle piante: un elemento di poesia nell’intervento. La sua forma piramidale evoca associazioni con il nostro immaginario precolombiano.

Con le sue dimensioni e la delicatezza del suo aspetto, Fog Catcher apre alla speranza verso nuove possibilità, offrendo anche una potenziale risposta alla crisi climatica locale. Tutte queste strutture effimere hanno creato spazi più umani, decorosi e democratici. Improvvisamente, gli spazi magici sono diventati reali. Le persone hanno iniziato a sognare e individui di solito invisibili – soprattutto il personale di primo soccorso – sono diventati visibili. La pandemia ci ha costretto a pensare fuori dagli schemi, ci ha messo in contatto con la nostra creatività, ed è qui che nasce la magia. Tom Eccles, direttore esecutivo del Center for Curatorial Studies del Bard College, ha recentemente dichiarato: “I curatori oggi non dialogano solo con le opere d’arte, ma anche con le comunità”. Lo stesso vale anche per l’architettura e per il realismo magico. Permettiamo all’immaginazione di giocare un ruolo nella creazione di nuovi spazi e portiamo la tipologia di Saldarriaga Rubio e del suo gruppo di lavoro in queste strutture in tutto il mondo. Insieme, creiamo una nuova coperta di sogni. 

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