La casa progettata da Agustín Berzero e Manuel González Veglia nei pressi di Córdoba, in Argentina, è un manifesto di “resistenza” contro una concezione di architettura immateriale ed evanescente figlia della società “liquida” contemporanea, per citare Zygmunt Bauman, e dell’universo virtuale dell’iper-tecnologia e dell’iper-connettività che rimpiazza sempre più spesso la materia con l’immagine, la “cosa” con la sua rappresentazione.
Al contrario, l’intervento di Berzero e González Veglia si focalizza su un approccio "hic et nunc" fatto di esperienze emozionali senza filtri, che trovano nella dimensione corporea dell’architettura, nel design scarno e funzionale, nella tecnologia elementare, quasi primitiva, il proprio fondamento. Un linguaggio progettuale che raccoglie l’eredità migliore del Brutalismo, anche quella elaborata da Lina Bo Bardi, qui recuperata in un’etica dell’autenticità e in dialogo intimo con il paesaggio.
Incastonata nel fianco di un declivio con pendenza di quasi 45 gradi, in un paesaggio montuoso tra boschi e ruscelli, l’abitazione si inserisce “in punta di piedi” nella natura, rinunciando tuttavia a qualsiasi intento mimetico e dichiarando apertamente il proprio carattere artificiale. Il volume interamente in cemento grezzo a vista, dalla forma parallelepipeda stretta ed allungata, si staglia nitidamente tra la vegetazione come un corpo massivo che sembra in bilico sul pendio.
Argentina: brutalismo “resistente” tra le montagne
Nelle Sierras de Córdoba, una casa in calcestruzzo a vista raccoglie l’eredità migliore del brutalismo, tra masse scarnificate e materiali schietti, ricercando un’etica dell’autenticità e un dialogo intimo con il paesaggio.
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- Chiara Testoni
- 30 ottobre 2023
- La Paisanita, Córdoba, Argentina
- Agustín Berzero, Manuel González Veglia (TECTUM)
- 54 sqm
- residential
- 2021
Se l’involucro materico pare un baluardo difensivo di un abitare intimistico e introverso, alle estremità la monolitica costruzione si smaterializza, assottigliandosi in basso negli esili pilastri che la sollevano dal suolo e in alto nella trama eterea di pilastri e travi che coronano la copertura facendo sfumare il profilo dell’edificio nel cielo, quasi come ricercando attraverso la “decostruzione” della materia un rapporto più misurato con il contesto naturale.
La struttura a pilastri e travi rigorosamente esibita dichiara una sincerità costruttiva che traspare anche nella scelta del calcestruzzo grezzo lasciato a vista, ad enfatizzare una concezione di architettura viva che registra sulla sua pelle l’evolvere del tempo.
L’abitazione, accessibile dall’alto attraverso un ponte che collega la copertura con la quota della strada, si sviluppa in un percorso discensionale tramite la rampa esterna che conduce al livello inferiore, dove si collocano la zona giorno con cucina, i servizi e una camera da letto. Tra il piano abitativo e la copertura praticabile, dove si colloca una terrazza panoramica, si pone uno spazio intermedio umbratile e raccolto, un soppalco che ospita lo studio sospeso tra i vuoti a tutta altezza.
La fascia finestrata al piano inferiore lascia filtrare la luce dal basso, creando da un lato un’illuminazione diffusa che accentua l’aspetto quasi monastico degli ambienti, dall’altro interconnettendo percettivamente lo spazio domestico con il paesaggio.
Se gli esterni sono ruvidi e rigorosi, gli interni si animano di calore grazie all’utilizzo del legno grezzo come materiale dominante nelle scelte di arredo e finitura.
Un’opera che dimostra che la semplicità non è necessariamente banalità, e che l’autenticità e la concretezza non sono mai fuori moda.
- Edgar Moran
Foto Federico Cairoli
Foto Federico Cairoli
Foto Federico Cairoli
Foto Federico Cairoli
Foto Federico Cairoli
Foto Federico Cairoli
Foto Federico Cairoli
Foto Federico Cairoli
Foto Federico Cairoli
Foto Federico Cairoli
Foto Federico Cairoli
Foto Federico Cairoli
Foto Federico Cairoli
sezione nel paesaggio
pianta piano terra
pianta piano intermedio
pianta copertura
sezione trasversale
sezione longitudinale
sezione assonometrica