Se per la vita umana i cinquant’anni rappresentano una soglia critica tra possibile debacle fisica, crisi esistenziali e bilanci, l’architettura non subisce – in teoria – così visibilmente gli strali del tempo, per lo meno se è stata concepita come manufatto con un ragionevole ciclo di vita utile e non come un fenomeno effimero.
In architettura, infatti, se l'approccio europeo e occidentale si è a lungo mostrato assetato di eternità, di diversa natura è stato l’approccio dell'Asia orientale, dove il naturale invecchiamento è spesso prevenuto da sostituzioni parziali o integrali del manufatto che lo rendono continuativamente funzionale e figurativamente stabile: per l’architettura, come per qualunque elemento dell’Universo, quello che continua a vivere è lo spirito più che la materia.
Su architetture figlie del moderno globale, invece, mezzo secolo può essere una soglia critica per una resa dei conti sulla qualità progettuale e tecnologica, e sul ruolo svolto dall’opera nei decenni.
Di seguito proponiamo una selezione di “splendide cinquantenni”: architetture che per la maggior parte dei casi, ad eccezione di alcune pesantemente alterate (Busiri Vici) o cancellate dalla storia (Yamasaki), nel tempo hanno mantenuto fede alle aspettative iniziali, diventando talvolta simboli iconici di una città o di un continente. Così, dagli Stati Uniti (Sert, Skidmore Owings & Merrill, Meier, Kahn), all’Europa (Saubot, Bofill, Schwanzer, Zanuso, Mollino), all’Australia (Utzon), le architetture nate nel 1973 festeggiano i loro primi cinquant’anni con disinvolto carisma, nonostante qualche possibile acciacco.
Dieci celebri architetture che quest’anno compiono 50 anni e forse non l’avresti detto
Proponiamo una selezione di opere che raggiungono oggi il mezzo secolo di vita, dagli Stati Uniti all’Australia passando per l’Europa, tra fascinazioni moderne e qualche bilancio.
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Foto da Domus 542, gennaio 1975
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Foto Andrea Martiradonna
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- Chiara Testoni
- 24 agosto 2023
L’Harvard University Science Center è il principale complesso di aule e laboratori per la scienza e la matematica dell’Università. In linea con il linguaggio modernista degli altri edifici progettati nel campus da Sert, al tempo preside della Graduate School of Design, il fabbricato si discosta apertamente dal consolidato stile georgiano delle architetture del sito, privilegiando volumi e linee essenziali in acciaio e cemento interrotti da ampie vetrate da cui filtra la luce naturale.
L’iconico edificio per uffici di 110 piani – per decenni celebrato come il grattacielo più alto del mondo – è situato sul Loop di Chicago, di cui rappresenta un landmark fortemente riconoscibile. La struttura in acciaio visibilmente dichiarata, la pianta flessibile e il design elegante ne hanno fatto un punto di riferimento nella progettazione di grattacieli. Un ascensore ad alta velocità catapulta i turisti al 103° piano, dove una terrazza panoramica offre una vista spettacolare sulla città.
Con 417m e 415m di altezza, le torri gemelle erano gli edifici più alti del mondo quando furono inaugurate. Il complesso, costruito con l'obiettivo di rivitalizzare Lower Manhattan, si ispirava alla parte della Fiera Mondiale di New York del 1939 chiamata World Trade Center, sulla base di un’idea di pace globale perseguibile – secondo la visione dei suoi promotori – attraverso il commercio. La vicenda della loro distruzione, a causa dell’attacco terroristico dell’11 settembre 2001, è tristemente nota.
Considerata una delle architetture più celebri del XX secolo e simbolo indiscusso di Sydney, l’opera situata in una posizione privilegiata nella baia, su un lembo di terra circondato dal mare per tre lati, è composta da tre corpi di fabbrica (la Concert hall per 2.600 posti, il Teatro dell’Opera e il ristorante) disposti su una piattaforma in granito. Elemento caratteristico del complesso sono le coperture a guscio, elaborate a seguito di una lunga ricerca e ispirate agli spicchi di un’arancia, costituite da costole in cemento prefabbricato e rivestite in piastrelle bianche.
Con i suoi 59 piani e un’altezza di 210 m, Tour Montparnasse è stato per anni l’edificio più alto di Francia: realizzata come parte di un più grande intervento di ridefinizione dell'area Maine Montparnasse, non fu indenne da critiche per la sua presenza massiva e fuori scala che, per i detrattori, comprometteva lo skyline della Parigi haussmanniana. La torre, progettata da Saubot con Eugène Beaudouin, Urbain Cassan e Louis de Hoÿm de Marien ospita uffici che occupano 52 livelli; al 56° piano, una terrazza panoramica di grande richiamo turistico offre una vista spettacolare sulla città.
La Torre BMW di 22 piani, alta 99,5 m, è da oltre 40 anni il quartier generale dell’omonima azienda automobilistica, di cui richiama elementi fondamentali nelle forme architettoniche: la torre è composta da quattro cilindri verticali in calcestruzzo, sospesi da terra e ancorati ad un supporto centrale, che ricordano i cilindri di un motore, di cui l’adiacente museo BMW rappresenta la testata.
Il complesso residenziale per 50 appartamenti, simile a una fortezza che emerge dalle scogliere rocciose, si ispira alla tradizione mediterranea della casbah araba di cui reinterpreta in chiave decostruttivista il complicato sistema di intrecci tra spazi pubblici e privati, incastri volumetrici e percorsi labirintici tra scale, piattaforme e ponti. Le tinte accese, in varie tonalità di rosso nelle facciate e di blu nelle scale e nei percorsi distributivi, accentuano il marcato contrasto con il paesaggio.
Presto diventata opera manifesto della ricerca del suo progettista e di un'intera stagione dell'architettura americana e globale, l’abitazione, situata su un ripido pendio sulle rive del lago Michigan, si sviluppa in altezza su quattro piani incastonandosi tra gli alberi. I volumi candidi ed essenziali, la struttura in cemento, acciaio e vetro dettata da una griglia razionale e controllata in tutte le sue proporzioni, le ampie finestre che creano una connessione ininterrotta tra esterno e interno sono espressioni tipiche del linguaggio architettonico di Meier, e stabiliscono un equilibrato contrasto tra l’immacolata opera costruita e le tonalità blu e verdi del contesto. Negli interni, la palette dai toni chiari di pavimenti in legno e superfici intonacate accentua la luminosità degli ambienti, dove spiccano arredi di Le Corbusier, Mies van der Rohe e dello stesso Meier.
La costruzione, sfaccettata in volumi scomposti e articolati, è un chiaro esempio di utilizzo virtuosistico e plastico del calcestruzzo dai rimandi brutalisti, che demanda la sua forza espressiva alle superfici ruvide segnate dalle cassaforme lignee e alla dialettica tra aggetti e rientranze. Oggi profondamente alterata, nella sua configurazione originale la villa ha fatto da quinta ad alcune scene del film Tenebre di Dario Argento.
Il complesso polifunzionale originariamente denominato Residence Porta Nuova è un segno rappresentativo dell’attività architettonica degli anni settanta a Milano e fortemente consolidato nella memoria storica della città. La struttura in cemento armato è connotata da una marcata scansione orizzontale dove le fasce marcapiano in cemento prefabbricato delimitano i curtain walls continui in acciaio e vetro. Lo studio Park associati ha realizzato recentemente un intervento di retrofitting che ha puntato a interpretare con correttezza filologica il linguaggio originario, senza rinunciare ad un cura del dettaglio contemporaneo: l'edificio, rinominato Gioiaotto, è stato il primo certificato LEED Platinum a Milano.
Il nuovo Teatro Regio di Torino, alle spalle di piazza Castello, è l’ultimo grande progetto pubblico di Carlo Mollino. L’edificio sostituisce dopo lunghi anni di assenza il precedente Teatro Reale – distrutto nel 1936 da un incendio e mai ricostruito per il sopraggiungere della guerra – con un complesso di 8 piani, di cui 4 interrati, dalle sinuose forme in cemento, laterizio, pietra e vetro, inserito in modo equilibrato nel tessuto urbano. L’interno è connotato da spazi dinamici ed evocativi, dal luminoso foyer di oltre 10 metri di altezza attraversato da passerelle aeree e servito da scale monumentali e ballatoi, all’auditorium coperto da una sottile struttura in cemento armato a forma di paraboloide iperbolico, a cui è appeso un guscio interno di legno impostato su una centinatura a doppia curvatura. L’intervento di adeguamento e restauro del 1996, a cura di Gabetti e Isola, Flavio Bruna e Müller BBM, ha contribuito a preservare lo stile e il carattere originari.