Il nuovo padiglione dell’American Museum of Natural History di New York, alto cinque piani, il Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation è un’opera di architettura che cerca di ricostruire il rapporto che abbiamo con la natura, tentando di ripristinare un senso di meraviglia nei suoi confronti. Da un grande lucernario entrano raggi del sole che riempiono l’atrio centrale; alzando lo sguardo i visitatori scoprono una serie di conformazioni simili a grotte che portano a passaggi, ponti e aule. Il desiderio di scoprire queste incantevoli e curiose forme ci aiuta a lasciare alle spalle il trambusto della città e della Columbus Avenue, entrare a tutti gli effetti nel regno della natura. Varcando la soglia del nuovo ampliamento del museo i visitatori rimarranno stupiti dalla forte matericità di queste formazioni cavernose: la loro esteticità e qualità materica sono tali da essere facilmente associabili alle formazioni rocciose del vicino Central Park, esaltando il senso di qualità organica della struttura architettonica. Siamo entrati in un museo che ci apre gli occhi alla natura. Aperto originariamente nel 1877, il Museo di storia naturale di New York è stato ampliato più volte nel corso del secolo scorso creando così un percorso a labirinto difficile da navigare tra il mosaico di stanze ed esposizioni che si estendono per quattro isolati. Questo museo ha davvero bisogno di essere ristrutturato e rinnovato. La struttura come la conosciamo oggi è un amalgama di edifici diversi costruiti in periodi diversi; lo scheletro forma una croce che obbliga i visitatori a tornare sui propri passi verso il centro dell’edificio per continuare il loro cammino. Grazie però all’aggiunta di una serie di gallerie e ponti di congiunzione, il Gilder Center aumenta la scorrevolezza e facilita l’orientamento tra i vari padiglioni ed edifici dell’enorme museo. Il risultato è un’esperienza migliorata per le oltre cinque milioni di persone che ogni anno lo visitano.
Nuove storie naturali: il Gilder Center di Jeanne Gang è un manifesto radicale
Studio Gang integra natura e architettura nell’ampliamento dell’American Museum of Natural History di New York, con un progetto che mette in discussione i concetti fondativi stessi di questo genere di museo.
Alvaro Keding/© AMNH
Foto di Iwan Baan
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- Béatrice Grenier
- 03 maggio 2023
L'American Museum of Natural History non ha solo bisogno di riparazioni fisiche e di collegamenti migliori, ma anche l’istituzione in sé ha un urgente bisogno di creare un’esperienza per i visitatori che contribuisca a curare il rapporto con la natura e il modo in cui ci porgiamo nei suoi confronti e ciò, come è chiaro dall’architettura dello Studio Gang, inizia dalla posizione complessiva delle istituzioni e dalle condizioni di ospitalità. L’architettura che Gang ha pensato propone un tipo di accoglienza all’entrata completamente diverso da quella originale, la Theodore Roosevelt Memorial Hall, progettata da John Russell Pope (1874-1937). L’entrata originale era stata completata nel 1936 e fa parte del memorial ufficiale dello Stato di New York al presidente Theodore Roosevelt. Situati ai lati opposti, lungo l’ala est e ovest dell’edificio, rispettivamente sulla Central Park West e la Columbus Avenue, le due entrate sono diametralmente opposte per tono e simbolismo. Una critica a questo simbolismo è presentata in modo radicale dall’ala ovest dell’edificio progettato da Gang. Salire le scale sul lato orientale ed entrare nel vestibolo può essere paragonato all’esperienza dell’entrare nel Pantheon romano: due giganteschi ordini di colonne corinzie alte quindici metri creano un effetto monumentale. Il dominio dell’uomo sui popoli diversi, non euro-americani e sulla natura viene riaffermato dal vestibolo e dai suoi pannelli murali dipinti da William Andrew Mackay (1876-1939). Roosvelt, spalle larghe e vestito da esploratore, se ne sta assertivo sopra un leone e una leonessa nubiani, con ai lati i suoi portatori d’armi. Fino alla rimozione statua di Theodore Roosevelt, questa composizione avrebbe perfettamente richiamato le figure dell’uomo nativo americano e dell’uomo africano ai lati dell’esploratore sulla soglia del Museo.
Entrando da Central Park West, non si ha ben chiaro in che modo la natura abbia a che fare con l’American Museum of Natural History se non per la dominazione umana. Nell’ala opposta dell’edificio, però, con il nuovo Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation, Gang propone una forte contro argomentazione e una presa di posizione sovversiva verso i simboli radicati nella sala originale. L’architettura di Gang è un manifesto radicale che sostiene una nuova posizione di umiltà nei confronti della natura. Gang radica la natura nella propria architettura: entrando dalla Columbus Avenue, i visitatori si imbattono in quella che sembra una formazione geologica – la superficie dell’edificio non ha nulla che possa ricordare i trattamenti meccanici della superficie liscia del granito della facciata neoclassica di Central Park West. Le forme cavernose che si susseguono sono il risultato di un processo chiamato calcestruzzo proiettato, che richiede una finitura a mano e che conferisce un aspetto fluido. Quest’ultimo punteggia la hall d’entrata e contribuisce a sfumare i confini tra un’architettura naturale e una artificiale. Inoltre la nuova entrata ovest è priva di ogni rappresentazione umana. Curvilinea e asimmetrica, l’entrata è una vera e propria anti-facciata e suggerisce immediatamente, prima ancora di metter piede dentro, una certa modestia: non ha l’intento organizzativo delle imponenti colonne dell’entrata est, ma vuole raggiungere una forma decentralizzata di ospitalità. Il segnale immediato che viene dato ai visitatori non è quello di un edificio dove capire come l’uomo ha razionalizzato la natura, ma di entrare in un luogo dove mettere in discussione proprio questa storia di dominazione, che è stata al centro dell’illuminismo e sta alla base dell’istituzione stessa del museo di storia naturale.
Sfumando il confine tra il naturale e l’artificiale e ripristinando un senso di meraviglia verso ciò che è vivo, spogliando le istituzioni della vecchia idea di dominazione e classificazione della natura del Novecento, Gang porta la nostra attenzione verso il resto del museo e l’urgente bisogno di restauro e ripararne la logica. Infatti, se non ci si incuriosisce e non ci si commuove di fronte alla natura in un’istituzione dedicata al suo studio, come potremo mai essere convinti, in quanto società, dell’importanza della questione più urgente e pressante del nostro tempo, ovvero la nostra capacità di proteggerla in futuro?
Beatrice Grenier è una curatrice e scrittrice con sede a Parigi. È direttrice degli affari curatoriali della Fondazione Cartier per l’arte contemporanea.
Ingresso da Columbus Avenue La facciata ondulata del Richard Gilder Center for Science, Education and Innovation è rivestita in granito rosa di Milford e presenta un motivo a pannelli di pietra diagonali che evoca sia il fenomeno della stratificazione geologica sia la complessa superficie della muratura in pietra sul lato della 77a strada del museo.
La scala del Kenneth C. Griffin Exploration Atrium Dall'alto della scala del Kenneth C. Griffin Exploration Atrium del Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation, i visitatori possono ammirare l’intera portata dei cinque piani del Griffin Atrium, con viste spettacolari sul ponte del terzo piano, sulle aperture, sull’Insectarium della famiglia Susan e Peter J. Solomon al primo piano e sul Davis Family Butterfly Vivarium al secondo livello. La scala è progettata con pedate profonde e alte alzate su un lato, per consentire ai visitatori di fermarsi a riposare e conversare e fornire posti a sedere per i diversi programmi.
L’architettura nel Kenneth C. Griffin Exploration Atrium Progettato dallo Studio Gang, il Kenneth C. Griffin Exploration Atrium è la porta d’accesso al nuovo Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation. Questo spazio di cinque piani è illuminato da imponenti finestre, lucernari e luci a pavimento disseminate ovunque. Da questo punto di osservazione al quarto piano, i visitatori possono ammirare l'intera portata del Griffin Atrium, con una visuale sulle nuove gallerie e sugli spazi, tra cui il ponte al terzo piano e la biblioteca di ricerca e il centro di apprendimento David S. e Ruth L. Gottesman al quarto piano.
Il ponte e i collegamenti al quarto piano I ponti del nuovo Richard Gilder Center for Science, Education and Innovation offrono ai visitatori una serie di punti di osservazione straordinari da cui esplorare lo spazio. Questo ponte al quarto piano offre una vista sul Kenneth C. Griffin Exploration Atrium e collega la sala didattica del quarto piano, The Studio, alla nuova David S. and Ruth L. Gottesman Research Library and Learning Center e al collegamento con la Hall of Vertebrate Origins del Museo.
L'apertura della finestra nella Biblioteca e Centro di Ricerca e Apprendimento David S. e Ruth L. Gottesman La sala di lettura della David S. and Ruth L. Gottesman Research Library and Learning Center nel nuovo Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation offre una splendida vista sui ponti del terzo e quarto piano dell’edificio e fornisce ai visitatori uno spazio contemplativo per esplorare le risorse della biblioteca.
Visuale dall’apertura del secondo piano Le aperture presenti in tutto il Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation creano viste suggestive e offrono ai visitatori una visuale interessante. Da questo punto di osservazione all'esterno del Davis Family Butterfly Vivarium al secondo piano, i visitatori possono guardare il Kenneth C. Griffin Exploration Atrium, osservare gli altri che attraversano il ponte del terzo piano per raggiungere l'esperienza immersiva Invisible Worlds e scorgere la David S. and Ruth L. Gottesman Research Library and Learning Center al quarto piano.
Apertura al terzo piano Le aperture presenti in tutto il Richard Gilder Center for Science, Education and Innovation offrono ai visitatori la possibilità di ammirare l’edificio da diversi punti di vista. Questa apertura circolare al terzo piano offre ai visitatori una vista sul Davis Family Butterfly Vivarium al secondo piano.
Il ponte del terzo piano verso l’Invisible Worlds Immersive Experience Il Richard Gilder Center for Science, Education and Innovation migliora la circolazione nell’intero campus del Museo. Il terzo e il quarto piano del Gilder Center sono collegati da ponti che offrono una vista spettacolare sull'Atrio Kenneth C. Griffin, sul Parco Theodore Roosevelt e sull’Upper West Side. Questo ponte al terzo piano conduce i visitatori all'ingresso della nuova esperienza immersiva Invisible Worlds.
Vista dal ponte del terzo piano Le nuove mostre e i nuovi spazi del Richard Gilder Center for Science, Education and Innovation sono collegati da due ponti al terzo e al quarto piano, che offrono una vista spettacolare sull’Atrio Kenneth C. Griffin, sul Parco Theodore Roosevelt e sull’Upper West Side. Il ponte del terzo piano conduce i visitatori all’ingresso della nuova esperienza immersiva Invisible Worlds.
L’esperienza immersiva dei Mondi Invisibili Invisible Worlds, un’esperienza immersiva e interattiva di scienza e arte a 360 gradi nel nuovo Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation, offre una visione mozzafiato, scientificamente rigorosa e coinvolgente delle forme di vita a tutte le scale. L’esperienza, della durata di 12 minuti, è basata su dati scientifici e celebra la ricchezza della diversità della vita e i suoi elementi base, tra cui il DNA, che accomuna tutti gli esseri viventi sul nostro pianeta. Questa scena dell'esperienza Invisible Worlds trasporta i visitatori nella baia di San Diego, in California, per far loro scoprire il passaggio notturno di plancton, krill e meduse sulla superficie del mare.
L’esperienza immersiva dei Mondi Invisibili
Invisible Worlds, un’esperienza immersiva e interattiva di scienza e arte a 360 gradi nel nuovo Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation, offre una visione mozzafiato, scientificamente rigorosa e coinvolgente delle forme di vita a tutte le scale. L’esperienza, della durata di 12 minuti, è basata su dati scientifici e celebra la ricchezza della diversità della vita e i suoi elementi base, tra cui il DNA, che accomuna tutti gli esseri viventi sul nostro pianeta.
Questa scena dell'Invisible Worlds Experience passa da una visione delle strutture di connessione a livello cellulare a quelle della trama delle radici nel terreno di una foresta pluviale.
Il Centro Gilder al tramonto All’imbrunire, le finestre curve del Richard Gilder Center for Science, Education and Innovation emanano un’invitante luce soffusa. Da questo punto di osservazione nella sezione rinnovata del Theodore Roosevelt Park, il Gilder Center può essere visto nel contesto del complesso esistente del Museo, visibile appena oltre la facciata ondeggiante del Gilder Center.