Alla fine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti si risvegliano dall’incubo in un territorio fortunatamente non devastato, con rinnovate competenze tecnologiche in campo edilizio – prima sviluppate specificamente per l’industria bellica – e un insopprimibile desiderio di rifondare, attraverso gli strumenti dell’architettura e della pianificazione, visioni obsolete della cultura e della società. Il Movimento Moderno, che già in Europa aveva mosso i primi passi sotto la guida di Le Corbusier, Gropius e Mies van der Rohe, in California si esprime con un linguaggio profondamente innovativo soprattutto in campo residenziale. Con il programma “Case Study Houses” voluto da John Entenza, direttore della rivista di Los Angeles Arts and Architecture, avviato nel 1945 e attivo fino al 1966, l’obiettivo era affidare a studi americani progetti di case-prototipo in grado di offrire una risposta nuova, efficace ed economicamente sostenibile al fabbisogno abitativo post-bellico, al netto di qualsiasi rigurgito formalista, retorico e magniloquente ereditato dal passato modus operandi.
11 opere iconiche del Modernismo californiano
Sotto il sole della California meridionale, tra palme e piscine, le case moderniste realizzate nel ventennio del dopoguerra hanno rifondato il tradizionale approccio estetico e funzionale all’abitare, divenendo pietre miliari dell’architettura contemporanea.
Foto Thom Watson da CC
Foto Thom Watson da CC
Foto Lauren Manning da CC
Foto Thom Watson da CC
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- Chiara Testoni
- 18 maggio 2022
L’abitare si spoglia così dei rigidi vincoli formali e strutturali pregressi, per favorire costruzioni dall’impianto semplice e funzionale, con strutture puntiformi e leggere a favore di una pianta libera e di una maggiore flessibilità degli ambienti, con geometrie pure caratterizzate da ampie vetrate, e all’insegna di un uso entusiastico della luce e del paesaggio come elementi essenziali della progettazione.
Figure del calibro di Richard Neutra, Charles e Ray Eames, Eero Saarinen, John Lautner, Raphael Soriano, Craig Elwood, Pierre Koenig, Robert Skinner, Albert Frey e tanti altri costellano il paesaggio urbano – soprattutto di Los Angeles – di opere iconiche che, al di là delle differenze espressive, veicolano lo stesso identico messaggio: un sentimento di ottimismo e la voglia travolgente di un futuro migliore, all’insegna del “sogno americano”.
Icona indiscussa del Modernismo californiano, la casa progettata da Neutra come residenza invernale per l’imprenditore Edgar J. Kaufmann, già committente della “Casa sulla cascata” realizzata un decennio prima in Pennsylvania da Frank Lloyd Wright, è una poesia di vetro, acciaio e pietra incastonata nel deserto. L’impianto a croce ospita, oltre alla zona giorno situata al centro, 5 camere da letto e 6 bagni. Grazie alle ampie vetrate, l’ambiente domestico si relaziona senza soluzione di continuità con il giardino esterno dove campeggia l’ampia piscina.
Quando la rivista Art and Architecture scelse Neutra per il progetto “Case Study houses”, l’architetto progettò una casa di 185 mq nel quartiere di Pacific Palisades a Los Angeles su una scogliera boscosa su Santa Monica Beach, per una giovane coppia che cercava una soluzione abitativa accessibile in grado di espandersi nel tempo con la crescita della famiglia e del portafoglio: un’abitazione semplice e funzionale con tre camere da letto, impreziosita dagli ambienti a doppia altezza e dall’ampio soggiorno per la vita mondana.
Casa Eames, dove la celebre coppia ha vissuto fino alla morte, è composta da due scatole rettangolari di vetro e acciaio inserite in una collina di eucalipti, che ospitano l’una gli spazi abitativi e l’altra lo studio professionale. L’ambiente funzionale ma al contempo gioioso traduce lo spirito del duo, teso a soddisfare le esigenze di un abitare confortevole e su misura di chi lo vive e dei suoi ospiti.
Immersa nelle verdeggianti colline sul mare delle Pacific Palisades, Entenza House – progettata per il direttore della rivista “Art and Architecture” – coerentemente con il programma delle Case Study Houses è un’abitazione economica e funzionale, nonché manifesto della tecnologia modulare in acciaio. La scatola metallica con vasto soggiorno a pianta aperta si collega al giardino sul retro attraverso porte scorrevoli in vetro da pavimento a soffitto che favoriscono un’ininterrotta dialettica tra interni ed esterni.
Ideata per una famiglia che originariamente utilizzava la proprietà per i picnic tra querce maestose e poi ha deciso di viverci stabilmente, la casa è stata letteralmente progettata attorno agli alberi rispetto ai quali si orienta e distribuisce: l’utilizzo di materiali caldi e naturali - dal legno rosso, al laterizio, al cemento - conferisce un’aura calda e accogliente all’abitazione in cui la natura filtra continuamente dalle ampie vetrate.
La casa/studio di 370 mq per il fotografo di architettura Julius Schulman sulle colline di Hollywood è una serie di scatole in acciaio e vetro che si affacciano su una riserva naturale ed è un esempio dell’impiego ormai consolidato delle tecnologie prefabbricate e modulari in acciaio ed alluminio applicate all’edilizia residenziale di pregio.
Esempio di esplorazione architettonica sul tema della “scatola” abitativa - pratica ed economicamente sostenibile - casa Anderson concilia i valori della funzionalità con quelli del calore domestico, grazie alla tavolozza di materiali naturali (pietra e legno), agli interni tattili e grezzi e alla interazione fruitiva e percettiva con il giardino.
Progettata come manifesto dei principi del programma “Case Study Houses” - dalla struttura leggera e flessibile in acciaio e vetro, alla pianta libera, all’impiego di tecnologie e materiali a basso costo - la casa a forma di “L” con la piscina a fare da “perno” è concepita come una grande “scatola panoramica” che cattura prospettive mozzafiato sulle luci brillanti della città.
La casa di 427 mq adagiata tra le colline di Beverly Hills, con le sue cinque camere da letto, 6 bagni, un giardino con piante autoctone e piscina, un patio con bar all’aperto, diversi barbecue e due garages coperti è concepita in profonda relazione con la natura che penetra nell’architettura dai giardini e dalle generose superfici vetrate.
Pogettata da Lautner – allievo di Wright - per una coppia con tre figli, la residenza è stata concepita come una caverna aperta nel fianco della collina di Beverly Crest, con una spettacolare vista a 360 gradi sull’Oceano Pacifico e su Los Angeles. La costruzione con cinque camere da letto, un soggiorno e quattro bagni, realizzata interamente in cemento, acciaio e legno, è stata progettata secondo un principio di gesamtkunstwerk che spazia dall’involucro strutturale, alle finiture, agli arredi secondo una composizione unitaria. L’edificio, oggi di proprietà di una fondazione, ha ospitato nel tempo numerosi shooting fotografici e set cinematografici (da “Charlie’s Angels” a “Il grande Lebowski”).
L’architetto svizzero, formatosi alla scuola di Le Corbusier, ha contribuito con un ruolo di primo piano a trasformare Palm Springs nella “Mecca” del Modernismo californiano. Frey House II, l’abitazione che Frey ha progettato per sé stesso, è stata ideata per creare il minore impatto sul territorio: arroccata all'estremità occidentale di Tahquitz Canyon Way sulla montagna di San Jacinto, con vista verso Coachella Valley, la costruzione con il basamento in blocchi di cemento, la semplice struttura in acciaio, le ampie campate vetrate, la copertura in lamiera ondulata si inserisce tra le rocce e la vegetazione autoctona con tale disinvoltura da sembrare essa stessa parte integrante e insostituibile del paesaggio.