Questo articolo è apparso originariamente su Domus 1006, ottobre 2016.
Un incarico molto particolare – l’inserimento più armonioso in un contesto naturalistico di una statua monumentale del Buddha situata in un cimitero nei pressi di Sapporo – ha portato il maestro giapponese e il suo studio a realizzare un progetto a scala paesaggistica, che si avvale di poche, ricercate scelte architettoniche per celebrare la solennità e spiritualità del tema e del luogo
Il Buddha con la testa fuori
Il progetto prevede la realizzazione di una sala da preghiera che aumenti l’attrattiva di una statua del Buddha, scolpita nella pietra 15 anni fa. Il sito si colloca sul fianco dolcemente digradante di una collina, in una porzione dei 18 ettari di terreno rigoglioso occupati da un cimitero.
La statua del Buddha, alta 13,5 metri per un peso di 1.500 tonnellate, è stata realizzata con pietra di altissima qualità proveniente da vene selezionate.
Prima che il progetto avesse inizio, la statua svettava solitaria in mezzo a un campo, destando in noi un senso d’irrequietezza… Il committente ci ha chiesto di proporre delle idee per fare in modo che potesse suscitare nei visitatori una maggiore serenità. Abbiamo concepito così l’idea d’interrarla dal capo in giù, innalzando una collina coperta di fiori di lavanda.
La proposta è stata battezzata “Il Buddha con la testa fuori”. Sotto la collina, un tunnel lungo 40 metri e una rotonda che abbraccia la statua sono inseriti lungo gli assi di avvicinamento dall’esterno.
L’intenzione dell’intervento è dare origine a una vivida sequenza spaziale nel corso del lungo avvicinamento attraverso il tunnel, di modo che l’attesa del visitatore, per il quale il Buddha rimane invisibile, cresca continuamente fino al momento in cui finalmente raggiunge la sala alla fine del tunnel. Da lì, guardando in su, la statua appare circondata dall’alone del cielo. Sulla Collina del Buddha sono state messe a dimora 150.000 piante di lavanda, che si colorano di verde brillante in primavera, del pallido violetto dei fiori durante l’estate e di un bianco serico con la coltre nevosa d’inverno. Più che in quella dello spazio costruito, il progetto può rientrare nella categoria dell’architettura del paesaggio: l’intervento ci ha obbligati a elaborare una nuova prospettiva in cui rientra la riorganizzazione dell’ambiente naturale e, in questo senso, ha rappresentato una sfida, ma anche una preziosa opportunità.
Tadao Ando