Negli anni ’50, reduce dalla sua esperienza alla corte di Wright a Taliesin West, l’architetto torinese Paolo Soleri sta sviluppando la sua teoria dell’Arcologia (l’unione di architettura ed ecologia), e la realizza in un primo insediamento autocostruito, la comunità di Cosanti (cosa-anti) presso Phoenix. Nel 1970 partirà invece, su una mesa nel pieno del deserto dell’Arizona, l’esperienza della comunità aperta di Arcosanti, tuttora in corso. Col formarsi di una coscienza ecologista tra il secondo dopoguerra e gli anni della contestazione, Arcosanti diviene la meta di molti giovani che, dalle città, vi si spostano per unirsi nel costruire una nuova visione. Nel 2006 Emanuele Piccardo e Filippo Romano intraprendono un viaggio che li porta alla conoscenza delle due comunità, viaggio da cui ritornano con un corpus fotografico di 110 immagini esposto in una prima mostra nel 2008. Tredici anni dopo, una selezione di quelle immagini ritorna in mostra al Castello d’Albertis - Museo delle Culture del Mondo di Genova.
Arcosanti, 15 anni dopo: “Soleritown” torna in mostra
Le fotografie di Emanuele Piccardo e Filippo Romano indagano le comunità ideate da Paolo Soleri in Arizona, e ora sono di nuovo in esposizione, a Genova.
Arcosanti, Student Apse. Foto: Emanuele Piccardo, 2006
Cosanti, Earth House. Foto: Emanuele Piccardo, 2006
Cosanti, Earth House. Foto: Emanuele Piccardo, 2006
Cosanti, volta a botte e la Pumpkin Apse. Foto: Emanuele Piccardo, 2006
Cosanti. North Apse. Foto: Emanuele Piccardo, 2006
Arcosanti. Foto: Filippo Romano, 2006
Arcosanti. Foundry Apse. Foto: Emanuele Piccardo, 2006
Arcosanti. Foundry Apse. Foto: Emanuele Piccardo, 2006
Arcosanti. South Vault. Foto: Emanuele Piccardo, 2006
Cosanti. Ceramic Apse. Foto: Emanuele Piccardo, 2006
Arcosanti. Foto: Filippo Romano, 2006
Arcosanti. Sue Kirsch, Soleri Archives. Foto: Filippo Romano, 2006
Arcosanti. Camp. Foto: Filippo Romano, 2006
Arcosanti. Yong at the Camp. Foto: Filippo Romano, 2006
Arcosanti. Foto: Filippo Romano, 2006
Arcosanti. East Crescent. Foto: Filippo Romano, 2006
Arcosanti. Foundry Apse. Foto: Filippo Romano, 2006
Arcosanti. North Vault. Foto: Filippo Romano, 2006
View Article details
- Giovanni Comoglio
- 24 agosto 2021
La fotografia di Filippo Romano, con il suo taglio di immersione sociale, e quella di Emanuele Piccardo centrata sulla restituzione dello spazio attraverso sequenze di matrice filmica, già componevano un racconto inedito delle non-utopie soleriane al volgere del millennio: il paesaggio di volte e absidi, e gli alloggi adiacenti tutti legati da un contatto con la terra circostante, la realizzazione minima del progetto (previsto per 5000 persone, arrivato a 70), la vastità di terre dedicate all’agricoltura, i tempi e le attività della vita comunitaria. Passati 15 anni, con la morte di Soleri, le ombre lunghe calate sulla sua figura personale e sull’iniziale silenzio dei suoi sodali, e i pesanti cambiamenti sociali ed economici a livello globale che mettono in discussione le ragioni stesse del fare e vivere Arcosanti, le immagini non sono per niente superate — come affermano anche gli stessi fotografi — anzi: quelle stesse immagini questionano con forza ancora maggiore un intero modello di concezione dell'architettura, della natura, della società.
Davanti alla domanda più comune, se si tratti ormai di luoghi di fuga — per ricchi — dalla realtà, Piccardo si sente di definirli più come luoghi dove si cerca una riconciliazione con una terra che ha dato molto (da sempre la frontiera è la terra deputata alla maggiore libertà di azione ed espressione negli Stati uniti) ma a cui molto è stato anche sottratto con la violenza dalle generazioni precedenti.
Non casualmente la mostra attraversa anche lo spazio nel museo che è stato co-curato dai rappresentanti della comunità Hopi, il popolo dell’Arizona da cui Cosanti e Arcosanti traggono gli insegnamenti dell'abitare nella terra, del coltivarla e dell’accordare ad essa forme e funzioni di ciò che viene costruito.
- Soleritown. Visioni di un’utopia concreta
- Emanuele Piccardo, Filippo Romano
- Castello d’Albertis - Museo delle Culture del Mondo
- Corso Dogali 18, 16136 Genova
- fino al 17 ottobre 2021