Nel 1° arrondissement di Parigi, cuore storico della capitale francese sulla riva destra della Senna, il 23 giugno viene finalmente reinaugurato La Samaritaine. Dopo il rinvio dell’apertura di oltre un anno – l’inaugurazione era inizialmente programmata per la primavera 2020 – il gruppo LVMH è pronto a riaprire il sito, progetto ambizioso che non ospiterà solo il department store La Samaritaine Paris Pont-Neuf, ma prevede bensì un programma misto, comprendente l’hotel Maison Cheval Blanc, uffici, residenze pubbliche e un asilo nido.
“La diversità d’uso” afferma Jean Jaques Guiony, Director general of La Samatiraine, durante la conferenza stampa, “non è solo dovuta a una necessità spaziale, ma anche perché crediamo che che possiamo veramente riportare in vita il quartiere attraverso la diversità. Volevamo reinterpretare il luogo per diventare il posto dove i cittadini possono fermarsi 24 ore su 24. Volevamo che tutto accadesse nello stesso spazio”.
Costretto a chiudere nel 2005 per motivi di sicurezza, il gruppo LMVH si è affidato ai Pritzker Prize Sanaa per il progetto di riuso e ristrutturazione. Il titanico cantiere di restauro e ristrutturazione durato 15 anni, ha mobilitato numerosi artigiani specializzati – tra cui pittori, scultori, doratori, ferraioli e altri – per permettere di portare allo splendore originario un’edificio classificato come parte del patrimonio francese. L’architettura è nata, infatti, da una commissione del re Enrico IV nel 1603 all’ingegnere Jean Lintlaër, con la costruzione di una stazione di pompaggio della Senna. Restaurata più volte e ricostruita nel 1772, la struttura è stata smantellata nel 1813, per essere sostituita da un complesso di piscine pubbliche galleggianti. È solo nel 1870 che Ernest Cognacq apre un negozio in Rue du Pont-Neuf, dal nome La Samaritaine. L’imprenditore acquisisce gradualmente proprietà nella sezione settentrionale dell’isolato con la visione di convertire gli edifici esistenti in spazi commerciali. Sul prospetto sud incarica successivamente l’architetto Frantz Jourdain la progettazione di un edificio caratterizzato da un un’enorme copertura in vetro. Questo diventerà uno dei più importanti esempi di Art Nouveau della capitale francese.
Il vasto affresco di pavoni che adorna tutti e quattro i lati dell’edificio sotto il tetto di vetro è infatti senza dubbio una delle opere pittoriche più monumentali dello stile ottocentesco. Attribuito a Francis Jourdain – figlio di Frantz Jourdain –, è dipinto su tela marmorea sostenuta su intonaco rinforzato con filo metallico, alto 3,5 metri per 115 metri di lunghezza, estendendosi su una superficie totale di 400 mq. Coperta di bianco nel 1960, il laboratorio Bouvier di Avignone ha restituito per la prima volta l’affresco al suo splendore originale, ripristinando i colori e riparando i numerosi difetti che si erano verificati nel tempo. Questi elementi ornamentali originari non caratterizzano solo le facciate esterne – con insegne in ferro battuto e mosaico con lettere evidenziate in foglia d’oro, pannelli in pietra lavica smaltata, tettoie, pannelli decorativi compositi che nascondono i pilastri a livello della strada o decorazioni in ceramica – ma anche l’interno con lo scalone, il tetto in vetro, la pittura, gli intonaci e le ringhiere in ferro battuto.
Internamente invece, date le limitate capacità dell’illuminazione elettrica all’inizio del ventesimo secolo, il progetto di Jourdain prevedeva 50.000 mq di pavimento in vetro furono integrati nella struttura per permettere alla luce naturale di raggiungere i livelli più bassi, rimosso poi a causa del rischio incendio. Uno degli elementi chiave nel riportare alla luce la memoria dell’edificio è stato il riposizionamento di lastre di vetro per il quinto piano, proprio sotto il tetto di vetro, con l'obiettivo di ricreare l’impressione di profondità generata dai pavimenti di vetro originali.
Su Rue de Rivoli l’edificio è però caratterizzato da un prospetto dal linguaggio contemporaneo, disegnato da Sanaa dopo l’abbattimento dell’edificio esistente in quel punto. “Semplicemente non volevamo tenere qualcosa per il gusto di tenerlo” spiega Jean Jaques Guiony, “perché l’edificio preesistente non era di reale interesse architettonico e non si adattava al resto del progetto. Avevamo un concept, volevamo un edificio del 21esimo secolo, un edificio che dialogasse con le architetture del sito del 19esimo e 20esimo secolo. Volevamo costruire qualcosa che si trasformasse in un caleidoscopio di stili architettonici”.
La facciata in vetro increspato fa parte di un sistema di pelle in vetro, che crea un’intercapedine utile sia regolazione termica e sia per le capacità di resistenza al fuoco. Il dispositivo comprende ben 343 pannelli di vetro curvo e serigrafato – misurano 2,7 per 3,5 metri, e pesano tra 600 e 1.250 kg – che poggiano su soli quattro punti di supporto. Lo studio giapponese – negando la serializzazione dei pannelli di vetro – ha lavorato sui riflessi creati dagli edifici circostanti per creare una texture dinamica e acquatica, ed evocare così il “drappeggio naturale di un velo”. Le serigrafie cromate inoltre aiutano la modulazione della luce diurna in entrata, questa scelta progettuale garantisce un'ottima illuminazione naturale e riduce il fattore solare.
Gli architetti hanno anche lavorato sulle corti di due blocchi del complresso, integrando nello specifico del Patio Rivoli un percorso che porta allo storico tetto di vetro un patio coperto da un ombrello di vetro all’ingresso di Rivoli, e una cupola che sale all'altezza del secondo piano nel patio dell’edificio. La copertura a ombrello nasconde magicamente le strutture di sostegno per apparire come un ovale di vetro sospeso.
La commissione del design dell’hotel Cheval Blanc Paris è invece arrivata a Peter Marino, già esperto con alle spalle numerosi progetti di retail per i brand della multinazionale. Il progetto ripensa la tipologia alberghiera come una residenza parigina, uno spazio di vita unico. Ogni sua scelta esprime il savoir-faire francese, con mobili fatti su misura e oggetti curato con cura.
Parte del complesso, il 15 luglio è anche prevista l’apertura di Cova Paris, storica pasticceria milanese. Disegnato e realizzato dal team di Architetti della società ESA Engineering insieme alla Direzione aziendale, il progetto parte dall’idea di coniugare i tratti iconici dello storico locale milanese con elementi e materiali innovativi che richiamano un design contemporaneo.
- Progetto:
- La Samaritaine
- Studio architettura:
- SANAA
- Studio architettura operativa:
- SRA Architectes
- Decorazione e design alberghiero:
- Peter Marino e OAL, Maison Edouard François
- Department Store:
- Yabu Pushelberg, Agence de création Malherbe Paris, Studio Ciguë
- Architetti monumento storico :
- Jean-François Lagneau, Lagneau Architectes
- Alloggio sociale e asilo nido:
- François Brugel Architectes Associés
- Clienti:
- Grands Magasins de La Samaritaine, LVMH Hotel Management, DFS
- Project maneger esecutivo:
- Egis
- Appaltatore generale:
- Vinci Construction France
- Appaltatori speciali:
- Frener & Reifer, Smb-Ccs, Viry, Socra, Aof, Atelier Bouvier
- Programma:
- department store, hotel, uffici, public housing, asilo nido
- Area totale:
- 70.000 mq
- Completamento:
- 2020