“Ho scritto queste riflessioni, accennate o più approfondite, cercando la delicatezza, l’attenzione, verso ogni persona, verso ogni luogo,” scrive Emilia Giorgi.
Con il suo libro, Giorni come stanze. Riappropriarsi della città (Libria, 2020), indaga come è cambiata la nostra relazione con lo spazio privato e quello pubblico in seguito al primo lockdown di questa primavera. Nel suo nuovo testo l’autrice legge i luoghi che abitiamo come fossero estensioni dei nostri corpi.
Oltre alle sue riflessioni – pagine di diario in cui mette insieme pensieri sparsi, angosce e tormenti – Giorgi si affida allo sguardo di otto fotografi, che raccontano i propri scenari attraverso “otto sequenze fotografiche, composte da scatti per lo più liberi da costrizioni, spesso spontanei, a volte realizzati con la fotocamera del cellulare, a volte tratti da vecchi progetti mai usciti allo scoperto.”

Parlando della giornalista Luciana Castellina, citata in uno dei testi, la curatrice e giornalista romana “ci invita a metterci in gioco, affrontare e lottare per l’imprevedibile. Ci invita ad assumerci la responsabilità singolare e collettiva di affrontare la necessaria azione di passaggio e trasformazione verso un sistema che non può che essere diverso.”
Stiamo tornando rapidamente a una condizione paragonabile a quella dei mesi di marzo e aprile 2020. Questa volta abbiamo però a disposizione uno strumento potente, un libricino, che ci aiuta a osservare, e a scoprire i mondi che “il nostro angolo” ci rivela. Il libro Giorni come stanze ci dice che guardare assiduamente gli spazi delle nostre città è il primo, fondamentale, passo per immaginarli nuovamente, disegnarli e trasformarli.
- Libro:
- Giorni come stanze. Riappropriarsi della città
- Autrice:
- Emilia Giorgi
- Fotografie di:
- Gaia Cambiaggi, Alessandro Imbriaco, Allegra Martin, Antonio Ottomanelli, Anna Positano, Filippo Romano, Giovanna Silva, Delfino Sisto Legnani
- Graphic design:
- Studio Folder
- Postfazione:
- Christian Caliandro
- Casa editrice:
- Libria, 2020

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