“In un momento difficile, in cui stiamo ripensando le nostre strutture sanitarie, credo che Emergency Hospital 19 sia un passo importante verso un modello di ospedale sostenibile, efficiente e dal volto umano” spiega a Domus l’architetto Filippo Taidelli, che ha firmato il progetto in collaborazione con Technint Engeneering Construction. “La nuova struttura realizzata all’interno del polo sanitario di Humanitas, a Rozzano, rafforza la capacità di risposta al virus nell’area lombarda, ma l’idea era quella di mettere a disposizione un modello replicabile dovunque sorgano emergenze legate alle malattie infettive”.
Il futuro Emergency Hospital 19, all’interno del polo sanitario Humanitas
Inaugurato a Rozzano (Milano) un nuovo concept di ospedale anti-pandemie: è modulare, replicabile, ma soprattutto a misura d’uomo. Lo firma l’architetto milanese Filippo Taidelli, che racconta a Domus la sua idea di ‘bello terapeutico’.
Courtesy FTA- Filippo Taidelli Architetto
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Foto Andrea Martiradonna
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- Laura Ragazzola
- 27 luglio 2020
- Rozzano, Italia
- Filippo Taidelli
- 2750 mq
- ospedale
E infatti, grazie all’impiego di particolari monoblocchi prefabbricati, l’Emergency Hospital 19 può essere facilmente trasportato e montato in tempi molto brevi: “I 2.750 metri quadri del centro di Rozzano sono stati completati in soli tre mesi”, afferma il progettista. “È una struttura modulare estremamente flessibile, che può cambiare ‘taglia’ a seconda delle esigenze, aumentando o diminuendo la superficie delle sei aree specialistiche su cui ci siamo focalizzati”. A ciascun’area è garantita la massima autonomia funzionale e l’organizzazione degli spazi assicura la necessaria separazione dei flussi fra pazienti, medici e operatori sanitari.
Ma l’ospedale del futuro guarda anche all’ambiente: l’intera struttura, infatti, è avvolta da una sorta di ‘seconda pelle’, un involucro che funziona da mitigatore climatico (abbatte del 50 per cento l’energia termica in entrata) ed è studiata per poter adattare l’edificio alle differenti condizioni climatiche del sito dove viene costruito. Il progetto prevede anche la realizzazione di aree verdi esterne, un elemento questo che, oltre a essere funzionale al progetto termico, e quindi alla sostenibilità dell’edificio, diventa allo stesso tempo un efficace ausilio terapeutico. A Rozzano la vegetazione, inquadrata dalle ampie finestre, diventa una sorta di fondale visivo nei reparti di degenza. Una zona patio, al centro della struttura, offre agli operatori un’oasi anti-stress immersa nella natura. Del resto l’umanizzazione degli spazi ospedalieri, che per Taidelli “significa trasformare l’ambiente sanitario in una risorsa funzionale al processo di guarigione”, è un tassello irrinunciabile per l’ospedale del futuro: luce, colori, scelta dei materiali e degli arredi, “diventano importanti per creare serenità, familiarità e benessere in spazi altrimenti anonimi”, sottolinea Taidelli, che da anni studia un nuovo modello di architettura ospedaliera. “Il ‘bello terapeutico’ è proprio questo: portare dentro all’ospedale tutto quello che c’è fuori: la vita, gli affetti, la natura”.
- Rozzano (MI)
- Immobiliare Pieve S.r.l.
- 2750 mq
- 6 con pronto soccorso, terapia intensiva e sub-intensiva, degenze con pressione negativa,area diagnostica,blocco operatorio e radiologia
- E-Plant, Tecnologie Applicate, SOL, TELCOM
- Impresa Pirovano
- Locabox (strutture prefabbricate) e Operamed (struttura prefabbricata sala operatoria)
- Gerflor e Greenwood (finiture interni ed esterni), Isea (pellicole e segnaletica), Philips (monitor), Linet e Malvestio (arredi medicali), Drager e BD (macchinari medicali), Sikkens (pitture murali)
- Disano, Performance in Lighting, iGuzzini e DGA
L’edificio si configura come sistema modulare prefabbricato e replicabile, costituito da sei moduli principali, a cui corrispondono specifiche destinazioni d’uso interne, e da altri sottomoduli che consentono una suddivisione ordinata e misurata dello spazio, favorendo al contempo l’adozione di soluzioni prefabbricate in grado di ridurre notevolmente i tempi di costruzione.
I sei moduli sono: Modulo Pronto Soccorso, collocato a nord del fabbricato, dotato di camera calda coperta e riscaldata; Modulo O.B.I. e Servizi diagnostici; Modulo Terapia Intensiva; Modulo Servizi accessori e di supporto; Modulo Degenza; Modulo Area Interventistica.
Per questo, la facciata esterna dell’Emergency Hospital 19 prevede una seconda pelle modulare, concepita come un “vestito” adattabile a seconda delle condizioni climatiche e di immagine richieste dal contesto geografico. La facciata funge inoltre da mitigatore climatico dell’involucro per contenere l’irraggiamento solare, aumentare il comfort degli utenti e ridurre l’energia necessaria per il funzionamento degli impianti di climatizzazione.
La pelle è una sequenza di lamelle verticali in alluminio colorato che, al cambiare del punto di vista, modificano la percezione del prospetto, creando effetti cinetici. I colori delle lamelle possono esser combinati in percentuali differenti sulle diverse facciate: colorazioni dello stesso tono, ma a intensità variabile, rendono l’impatto visivo sui volumi dinamico e mutevole.
La zona patio è il centro attorno a cui si sviluppano i reparti operativi e di degenza: un’area, concepita come un piccolo chiostro di un monastero rinascimentale. Un’oasi di relax in un ambiente protetto, immerso nella natura e nei suoi profumi, per un piccolo momento di pausa all’aria aperta, dove il personale sanitario può allontanarsi temporaneamente dall’atmosfera della corsia di degenza e mitigare lo stress.
Le aree verdi rappresentano una parte imprescindibile del progetto: concorrono alla mitigazione climatica dell’involucro, diventano parte integrante della gestione dei flussi - in un contesto di distanziamento sociale come misura preventiva - e uno strumento terapeutico per pazienti e operatori.
Fondale visivo per i degenti, il verde, contribuisce al processo di guarigione e segna, con il mutare della vegetazione, lo scandire del tempo.
Emergency Hospital 19 risponde ad un principio di sostenibilità allargata: tecnica, sociale, energetica e ambientale. Il modulo base è stato sviluppato per essere adattabile a seconda della latitudine e del contesto. L’involucro è stato studiato per abbattere fino al 50% l’energia termica in entrata, riducendo così l’apporto energetico richiesto dalla climatizzazione interna. La doppia pelle, più o meno traspirante, permette di adattare l’edificio a differenti condizioni climatiche sfruttando al massimo le risorse disponibili sul luogo (sole, vento, vegetazione, ecc...) per contenere le dispersioni energetiche invernali e controllare il surriscaldamento estivo.
La copertura si trasforma in una “quinta facciata”, predisposta per accogliere un campo fotovoltaico o solare che possa garantire l’autosufficienza energetica anche nelle situazioni geografiche più isolate o disagiate (off grid).
Degenze e terapie intensive dispongono di grandi finestre che consentono al malato allettato di poter beneficiare della luce naturale e della vista sul paesaggio, senza essere esposto a rischio di abbagliamento o surriscaldamento della stanza grazie alla presenza di veneziane e serigrafie esterne al vetro.
Nel progetto di Emergency Hospital 19 la carta da parati a strisce pastello multicolori alle pareti di stanze e corridoi aiuta a rompere la monotonia e continuità tra gli ambienti, proiettando idealmente il malato in una spensierata atmosfera en plein air e aiutandolo a sentirsi meno disperso o oppresso. Anche i pavimenti, che simulano un deck di legno senza soluzione di continuità, e i corpi illuminanti a luce calda (3000 k) contribuiscono a creare un’atmosfera più avvolgente. Questi accorgimenti sono stati pensati per ricreare sensazioni domestiche, di serenità e benessere, e supportare il delicato equilibrio psicofisico del malato.