Vecchi edifici, ruoli futuri. Il caso della galleria Perrotin di Peterson Rich Office

Deborah Berke esplora una galleria a New York, progettata da Peterson Rich Office nel contesto di una palazzina storica del Lower East Side.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1046, maggio 2020.

Il riutilizzo flessibile e innovativo di vecchi edifici potrebbe sembrare cosa banale o addirittura insignificante per i lettori europei, ma nel contesto nordamericano tali progetti rimangono ancora molto rari. Forse è a causa dell’eredità della nostra mentalità di frontiera – alzare la posta in gioco e andare avanti – , ma la posizione generalizzata di molte amministrazioni locali, organizzazioni e investitori commerciali è considerare le costruzioni in disuso come ostacoli ai nuovi insediamenti, oppure costosi fardelli da demolire o abbandonare. Interi quartieri e città sono in rovina, vittime della deindustrializzazione, dei cambiamenti demografici e di un’immaginazione limitata. Questi luoghi mi scorrono davanti agli occhi quando da Manhattan, tutte le settimane, raggiungo in treno New Haven, nel Connecticut, un tragitto breve che dà tuttavia un’idea dell’entità di questo sperpero di spazio e risorse.

Il fronte principale dell’edificio su Orchard Street. Foto Guillaume Ziccarelli

I vecchi edifici non sono semplicemente beni, hanno un valore sociale e culturale. Sono un deposito di conoscenza locale e di energia cristallizzata. Sono siti di opportunità progettuali e una base per costruire comunità sostenibili per un futuro povero di risorse che è ormai alle porte.

Non intendo pormi come paladina del restauro o di una qualche forma di ritorno a un passato idilliaco tramite il recupero di architetture obsolete. Credo piuttosto all’idea di realizzare costruzioni e luoghi stratificati, ricchi di sfumature e arricchiti dai valori che ho descritto sopra. Circa la metà dell’attività del mio studio riguarda la trasformazione di vecchi edifici per un nuovo futuro. Nel nostro lavoro, accostiamo vecchio e nuovo e trasformiamo strutture esistenti, rendendole leggibili tramite il linguaggio del nostro tempo. I nostri interventi includono la trasformazione di opere di famosi architetti del passato, come Henry Hobson Richardson, Louis Kahn e Ieoh Ming Pei, ma anche di costruzioni più modeste e prive di un pedigree altisonante.

Vista di due delle sale ricavate all’interno del corpo di fabbrica attraverso un innalzamento della quota preesistente. Questi due ambienti della galleria hanno un soffitto a voltine; la sala è dotata di un lucernario che permette l’ingresso di luce naturale. Foto Rafael Gamo

I soci fondatori di Peterson Rich Office (PRO) hanno entrambi lavorato in rinomati studi di New York – Tod Williams Billie Tsien Architects e Steven Holl Architects –, ma in pochi anni hanno costruito un portfolio di opere chiaramente personali, ponderate ed eleganti, con sofisticate composizioni di spazio, luce e materiali. Il loro più grande intervento fino a oggi, la sede newyorkese della Galerie Perrotin, paragonabile per scala e qualità a una struttura museale, è il risultato della trasformazione di una grande fabbrica di abbigliamento nel Lower East Side di Manhattan in uno spazio espositivo altamente raffinato con annessa libreria a livello stradale e con un nuovo spazio a doppia altezza e illuminazione zenitale ai livelli superiori. Si tratta di un posto favoloso per vedere (e acquistare) l’arte contemporanea.

I vecchi edifici sono un deposito di conoscenza locale. Sono siti di opportunità progettuali e una base per costruire comunità sostenibili per un futuro povero di risorse che è ormai alle porte

Lo spazio di rappresentanza newyorkese della galleria d’arte privata Perrotin ha richiesto l’adattamento alla nuova destinazione e la riprogettazione completa del Beckenstein Building. L’edificio, costruito nel 1890 al 130 di Orchard Street, nel Lower East Side, è passato da complesso di loft residenziali a destinazione commerciale, e ora funge da galleria e laboratorio multifunzionale d’arte contemporanea. Per le sue dimensioni e per la varietà degli usi, l’edificio funziona più come istituzione che come galleria d’arte per il mercato.

L’atrio d’ingresso della galleria. Foto Eric Petschek

Nello scorso decennio, questi luoghi legati all’arte hanno avuto una parte centrale nel trasformare l’identità del Lower East Side. Oggi nel quartiere c’è un numero di gallerie superiore di 15 volte a quello di 10 anni fa. Mentre la grande maggioranza di questi spazi occupa piccole proprietà su strada da 28 a 45 mq, Perrotin ha una superficie espositiva più grande e rappresenta un cambiamento sensazionale per la zona, segnando il passaggio dalle mostre in piccoli locali su strada alle gallerie di scala museale con programmi diversificati.

Per sfruttare al massimo lo spazio a disposizione, per collegare le tre sezioni degli ambienti espositivi e per utilizzare al meglio l’eccezionale altezza dei soffitti, è stata necessaria una trasformazione radicale del preesistente sistema di archi strutturali di mattoni lisci. Le sale espositive sono cinque, con oltre 1.858 mq di spazio aperto al pubblico. Una scala appositamente realizzata in lastre di acciaio brunito da 13 cm garantisce la continuità dei percorsi, con un atrio a tripla altezza per l’esposizione delle sculture. Una libreria al piano terra affaccia su strada e svolge attività commerciali diverse da quelle di una tipica galleria d’arte, mentre un giardino sul tetto viene usato per le manifestazioni temporanee. (dalla relazione di progetto)

Deborah Berke, membro dell’American Institute of Architects, è architetta, docente e fondatrice dello studio newyorkese Deborah Berke Partners. Per la rubrica Affinità di Domus 1046 ha scelto tre progetti americani di riuso innovativo. Per quanto differenti per scala e funzione, ciascuno di essi implica una serie di risposte a strutture preesistenti e le usa per forzare i confini delle tipologie tradizionali. Insieme alla galleria Perrotin, sono stati analizzati i progetti Big Space Little Space di Davidson Rafailidis, e il CH-Reurbano firmato Cadaval & Solà-Morales.

Progetto:
PRO – Peterson Rich Office
Gruppo di progettazione:
Miriam Peterson, Nathan Rich, Peter Depasquale, Sarah Kasper, Ben Hochberg, Jahaan Scipio, Noel Turgeon, Piktone Fung, Dillon Wilson
Strutture:
Silman
Ingegneria elettrica e meccanica:
ABS Engineering
Altri consulenti:
Pierce Lighting Studio (illuminazione), Riverside Builders (impresa edile)
Committente:
Perrotin
Superficie sito:
548 mq
Superficie totale costruita:
1,858 mq
Date progettazione:
2016
Date costruzione:
2017-2019

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