Come si sa, Milano è la capitale italiana dell’innovazione e città sempre pronta ad accogliere stili di vita, tendenze e nuove tecnologie. Tra riders, take-away, streed food e inglesismi vari, il mondo della ristorazione vede cambiare le nostre abitudini alimentari, che seguono ritmi di vita inconcepibilmente troppo veloci per città a poche centinaia di chilometri più a sud. Oltre alle nostre consuetudini, cambia anche l’architettura dei luoghi legati al cibo, come dimostra il progetto Ktchn Lab di Studio Arme, il primo esperimento italiano di “ghost kitchen” (ecco un altro inglesismo). La cucina è dedicata esclusivamente a prodotti acquistabili in rete e lo spazio di attesa è pensato per la sosta dei fattorini. L’interno è un ambiente clinico, con un pavimento vinilico giallo, vetro, metallo e policarbonato. Il bancone è cablato e può alloggiare fino a 32 tablet per l’accettazione degli ordini, mentre il passa vivande è pensato come un dispositivo scenico che cattura la curiosità dei passanti: unico punto di connessione tra cucina e sala, ha uno fondo cieco che permette di intravedere solo la sagoma dei lavoratori. Letteralmente la smaterializzazione del lavoro.
Come cambia la cucina ai tempi di Glovo: un ristorante a Milano
Studio Arme progetta un laboratorio di cucina immateriale, pensato solo per consegne a domicilio e take away.
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- Salvatore Peluso
- 07 ottobre 2019
- Milano
- Studio Arme (Enrico Dallaiti, Riccardo Ferrari)
- 130 mq
- 2019