“Ho cercato soltanto di pensarla attraverso forme naturali e vere, e farla vivere con i pini, le colline, il mare, l’orizzonte.” Definire così il proprio operato costruttivo è un atto d'amore per un territorio come quello dell'Isola d'Elba, che ancora oggi ci racconta come far coesistere in armonia noi e il paesaggio.
Emilio Isotta nasce a Milano all’inizio del secolo scorso, figlio della famiglia fondatrice dell’omonimo marchio automobilistico, e studia a Firenze, presso la Regia Scuola di Architettura. Emilio si muove tra il cugino Piero Portaluppi, l’amico di famiglia Gio Ponti e altre figure come Franco Albini, Ignazio Gardella, Giancarlo Palanti, Agnoldomenico Pica, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers.
Questo contesto alto borghese ne forma il temperamento e la caratura progettuale, determinando però in lui un forte potere critico e quasi polemico per le dinamiche sociali, progettuali, architettoniche e quindi politiche. Atteggiamento che lo porterà a essere un progettista abile e prezioso ma poco censito, studiato e documentato.
È forse proprio Domus che determina il forte legame tra Emilio Isotta e l’Isola d'Elba grazie a Gio Ponti, che racconta il piano per il turismo dell'isola redatto da BBPR nel 1940. Emilio Isotta, infatti, approda sull’isola con un sapiente lavoro di pianificazione urbanistico-paesaggistica per Marina di Campo (1948-1952) e non la lascia praticamente più, innamorandosene e facendola diventare luogo di verifica dei suoi pilastri progettuali di una vita intera.
Nelle tre tipologie di interventi che vengono proposti nel piano territoriale c’è tutto il pensiero di Isotta. Definendo la sua architettura non come formalismo puro ma come un sapiente gesto di cucitura col paesaggio, che deve seguire la matericità e la tradizione territoriale senza rinunciare a una modernità funzionale, declina tre differenti tipologie architettoniche dove verificare ciò: unità abitative borghesi e indipendenti, club nautici di natura alberghiera e case minime turistiche.
Questa espressione progettuale di Isotta si concentra in meno di un chilometro di passeggiata all’interno della pineta di Marina di Campo, dove è piacevole perdersi per scoprire un catalogo della sua produzione architettonica.
Ho cercato soltanto di pensarla attraverso forme naturali e vere, e farla vivere con i pini, le colline, il mare, l’orizzonte.
Emilio Isotta
Il primo esempio è Casa nella Pineta 1, che è quell'unità abitativa borghese che ha, come le altre tipologie, l’esposizione verso l’Isola di Montecristo come atto fondativo. La definisce un’isola nell’isola che diventa "il prezioso elemento emotivo alla cui amorosa cattura è teso tutto il piano, remota o quasi a portata di mano a seconda della mutevolezza del cielo e del mare." La traduzione di questo pilastro progettuale sono ampie vetrate con infissi in legno rivolte a Montecristo, sorrette da mura portanti, specie quelle estreme e laterali, realizzate in scaglie di granito autoctono.
Il perimetro murario viene ridisegnato in loco a seconda dei ritrovamenti delle alberature presenti nella pineta, lambendo alberi che, con la loro chioma, diventano coperture verdi di stanze solo accennate da alcune pareti.
Addentrandosi si arriva al secondo esempio più articolato, il Club Nautico Iselba, che interpreta la tipologia alberghiera sempre borghese in una sorta di ripetizione del progetto Casa Pineta 1.
Ripetizioni di unità abitative ridotte e accostate l’una all’altra in concezione medievale fino, in pianta, a formare una grande V affacciata e aperta alla ormai nota Montecristo. Le mura perimetrali in granito determinano le divisioni delle varie stanze/appartamenti che, come è solito fare Isotta, si sviluppano solo su due piani.
La cuspide della V ospita i servizi comuni, sale da pranzo e reception, carichi di luce che filtra attraverso ampie vetrate. Alcuni accorgimenti, come vasche rovesciate a formare il tetto, non completamente tangenti alle mura perimetrali, garantiscono un riciclo d’aria naturale.
Con gli alberi della pineta, a unire come collante queste varie tipologie, si arriva al condominio abitativo Dunamotel, che si sviluppa sotto i pini, chiuso e sorretto lateralmente da due muri portanti con forma trapezoidale in scaglie di granito. I muri laterali isolano e proteggono il Dunamotel dalle altre architetture sparse nella pineta, e allo stesso tempo ne stabiliscono in modo chiaro l’orientamento verso il mare. Anche qui il complesso è diviso in più unità ripetute e disposte su due piani.
Nella ricerca di dialogo costante con la natura, i muri trapezoidali sfumano fino al livello zero della pineta determinando dei giardini privati, ma in realtà è la pineta stessa che sembra entrare sulla soglia di casa. La qualità percepita dall’interno di ogni unità abitativa è incredibile, quasi a simulare un rapporto privato tra gli abitanti e il bosco affacciato sul mare.
Ripercorrere la pineta a ritroso, avendo goduto di queste architetture di Isotta come se fossero gemme sparse sul suo suolo, è appagante. Ritrovarle dopo quasi 70 anni come elementi completamente fusi al paesaggio è un piacere per chi le scorge o le vive, ma è ancor più la riprova che il progetto di coesistenza architettura-paesaggio di Isotta abbia elegantemente e naturalmente funzionato.
Immagine di apertura: Foto Paolo Monti