“Il nostro progetto più importante è Snøhetta”

Marius Myking, il direttore di Snøhetta per il Product Design, ci racconta le sfide delle diverse scale di progettazione, dalle biblioteche agli scaffali.

Fin dalla sua fondazione nel 1989, Snøhetta ha lavorato a progetti culturali, comprese molte biblioteche: dalla Bibliotheca Alexandrina in Egitto (1989), fino alle recenti Calgary New Central Library in Canada (2018) e Far Rockaway Writer’s Library a New York (2023). Questo segmento della produzione di Snøhetta è divenuto sempre più centrale e oggi sono diversi i progetti in corso: la Charlotte Mecklenburg Library, la Theodore Roosevelt Presidential Library e la Westchester Square Library nel Bronx negli Stati Uniti. Sarà completata, invece, nel 2024 la Beijing Sub-Center Library, con lo spazio di lettura più grande del mondo. Snøhetta, però, in questi ultimi anni è riuscito a rinnovarsi attraverso la sua natura transdisciplinare, consolidando le sue competenze. Fra queste, quella del product design. A dirigere il dipartimento nello studio norvegese è Marius Myking: l’abbiamo incontrato per farci raccontare il sistema libreria Bokhus per Unifor, ovvero come l’architettura può aiutare gli oggetti. E viceversa.

Bokhus launches, Snøhetta e UniFor, Milano Design Week 2023. Foto di Alessandro Saletta / Unifor

Come è nato Bokhus?
Bokhus vuole dire “casa dei libri”. Questo sistema libreria è stato avviato come un’esplorazione sul futuro delle biblioteche. I concetti chiave sono stati la flessibilità e la tecnica. Che si voglia esporre un oggetto o un libro, l’illuminazione integrata nella struttura dello scaffale sarà preziosa, in questo senso. Il disegno di Bokhus sembra semplice, ma posso assicurare che non lo è. Bokhus è semplice nell’uso, questo sì. Lo è anche formalmente, nel senso che non entra in competizione con ciò che ospita. Quando si sposta un ripiano, per alzarlo o abbassarlo, ci si accorge che il connettore fra montante e scaffale è collegato al sistema di elettrificazione attraverso una bassa conduttività. È un progetto iniziato nel 2019, ma quello che stiamo presentando a questa Design Week è solo il punto di partenza, ci sarà un’espansione in termini di funzioni.

 

In che modo l’approccio transdisciplinare di Snøhetta ha supportato la realizzazione di questo sistema?
Ciò che facciamo è condividere le vaste competenze ed esperienze fra le varie discipline presenti all’interno dello studio. Questo ci permette di sviluppare progetti solidi. Nella pratica, questo vuol dire che c’è un dialogo quotidiano che coinvolge tutti i progettisti all’interno. Chi si dedica al disegno del prodotto, come nel caso di Bokhus, attinge informazioni dai colleghi che si occupano della scala architettonica e degli interni. Questo processo aiuta a far emergere e a prevedere quali sono i bisogni e le sfide in quei tipi di progetti e a trovare la direzione giusta. Con l’avvento del digitale, si è parlato molto della sopravvivenza delle biblioteche. La previsione è che questi luoghi continueranno a esistere, ma che avranno meno libri e che integreranno altre funzioni. Già oggi, la biblioteca è spesso intesa come un catalizzatore sociale locale per le comunità locali, un supporto sia per la didattica sia per lo svago. 

Far Rockaway Library, Snøhetta, 2023, New York, USA © Snøhetta & Doug and Wolf

C’è una disciplina che considerate prioritaria all’interno dello studio?
Il disegno del prodotto è sempre stato presente nello studio, ma per renderlo una specializzazione professionale ci è voluto del tempo. Direi che un grande cambiamento è avvenuto sei anni fa. Questo è stato anche dovuto a un incremento della domanda per quel tipo di progetto a metà fra l’architettura e il progetto d’interni. Il prodotto, per noi, è una parte naturale dell’architettura. Ciò che credo ci contraddistingue è il fatto che ciascuna disciplina all’interno dello studio ha dei suoi obiettivi, anziché essere tutte al supporto di una sola. La nostra ambizione è quella di rendere forte ciascuna competenza interna, per consolidare la totalità.

Quali sono stati i progetti che hanno fatto nascere la competenza specifica del product design?
Abbiamo lavorato a progetti diversissimi. Fra quelli più interessanti, forse metterei la prima serie di prodotti hardware della compagnia di telecomunicazioni Telenor, il più grande internet provider dell’Europa del nord. Poi, abbiamo realizzato le posate personalizzate per il ristorante scandinavo Barr Copenhagen (il ristorante che ora occupa gli spazi del Noma, nda). È stata una collaborazione con Table Noir e l’executive chef di Barr, Thorsten Schmidt. Su commissione del marchio di design danese Georg Jensen, abbiamo realizzato una serie di accessori per piante composta da nove pezzi in terracotta e acciaio inossidabile, che si chiama Terra. Sono tutti progetti che hanno la loro personalità, non sono necessariamente connessi. 

 

Come descriveresti lo spirito dello studio?
Spesso ci diciamo che il nostro progetto più importante è Snøhetta. Ci interessa innovarci e reinventarci per creare un impatto positivo sul mondo. Questo per noi può avere diverse forme: magari delle piastrelle realizzate con rifiuti elettronici, oppure un’importante architettura che possa riattivare una parte di città. Un caso concreto è Flyt, per il produttore norvegese Asak Miljøstein, che abbiamo lanciato nel 2022. Si tratta di un sistema di pavimentazione permeabile che può aiutare in caso di inondazioni. In questo caso siamo partiti da un’analisi di mercato e abbiamo individuato un’esigenza. L’ambizione era quella di dare ai progettisti urbani e del paesaggio la possibilità di lavorare con un materiale nuovo per affrontare le sfide attuali e future della gestione dell'acqua.

Immagine di apertura: Far Rockaway Library, Snøhetta, 2023, New York, USA © Snøhetta & Doug and Wolf

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