Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1067, aprile 2022.
L’iceberg di Mario Cucinella, il nuovo polo per l’Ospedale San Raffaele di Milano
L’architetto italiano firma il nuovo Polo chirurgico e delle urgenze dell’ospedale milanese, un progetto dove la dimensione estetica e quella tecnologico-sostenibile si saldano senza contraddizione.
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- Alessandro Benetti
- 20 aprile 2022
- Milano, Italia
- Mario Cucinella Architects
Il complesso dell’Ospedale San Raffaele di Milano si arricchisce di un nuovo Polo chirurgico e delle urgenze progettato da Mario Cucinella Architects, il primo architetto di fama a ricevere un incarico di rilievo dall’istituzione milanese. È un segnale di rinnovamento evidente per il San Raffaele, che si proietta oltre la gestione controversa dei decenni passati e i suoi discutibili esiti costruiti – si pensi al kitsch perturbante della cupola del dipartimento di Medicina molecolare, con annesso arcangelo dorato.
L’‘iceberg’ di Cucinella si propone come un’icona più elegante e astratta per un nuovo corso. Il basamento dell’edificio, che emerge dal suolo per un solo livello, è una solida piastra tecnica che ospita nei suoi spazi flessibili gli ambienti ad alta specializzazione – il blocco chirurgico, le terapie intensive e il pronto soccorso – e li rappresenta con un linguaggio asciutto e generico. La sovrasta un secondo volume dove si distribuiscono i reparti di degenza, gli studi medici e gli ambulatori, programmi meno rigidamente normati e che permettono un maggior grado di sperimentazione spaziale, materiale ed estetica. Proprio le facciate della ‘torre’, come la definisce il suo autore, sono il fulcro concettuale e formale dell’intero progetto.
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
Foto Duccio Malagamba
I prospetti al tempo stesso sinuosi e affilati di questo volume sono completamente vetrati e ritmati da sequenze di lamelle verticali a tutt’altezza, una soluzione già adottata da Cucinella in altre occasioni, per esempio per il recente rettorato dell’Università Roma Tre. Ne derivano alcuni vantaggi piuttosto ovvi, ma sostanziali: la luce naturale penetra abbondante negli interni, in particolare nei soggiorni comuni posti negli angoli dell’edificio, dove le lamelle si diradano; al contempo, queste ultime agiscono come schermo contro un soleggiamento eccessivo. Meno scontata e più innovativa è la natura attiva di questi elementi che, grazie al rivestimento catalitico al biossido di titanio, intrappolano e neutralizzano le molecole inquinanti presenti nell’aria, oltre a trasformare l’ozono in ossigeno. Una simile azione purificatrice, peraltro, è svolta anche dai rivestimenti selezionati per gli interni, soprattutto gres e ceramiche antibatteriche.
C’è bellezza anche dove non si vede, sotto la superficie, nei nuovi materiali ormai parte attiva della creazione.
Per Cucinella la dimensione estetica e quella tecnologico-sostenibile devono potersi saldare senza contraddizione. “C’è bellezza anche dove non si vede, sotto la superficie, nei nuovi materiali ormai parte attiva della creazione”. La facciata del Polo chirurgico e delle urgenze del San Raffaele esemplifica la loro combinazione virtuosa, che in questo caso è funzionale alla risignificazione dello spazio ospedaliero.
Ripensato come “luogo della guarigione”, l’ospedale sostenibile di Cucinella è un’architettura che ambisce a prendersi cura non solo dei suoi abitanti, ma del suo ecosistema, non solo dell’individuo, ma del pianeta nel suo insieme. Edificio contemporaneo dalle molte doti, è anche l’epifenomeno di un topos oggi dominante nel discorso sull’ambiente costruito e le sue trasformazioni: quello dell’architettura salvifica, nata all’incrocio tra crisi pandemica e crisi climatica e che vuole contribuire alla risoluzione di entrambe. È una narrazione responsabile, ma ambigua, troppo spesso ridotta a espediente comunicativo e che necessita di una seria verifica alla prova del reale.