Babina è celebre per le sue intelligenti animazioni d’architettura, da quelle che riguardano edifici e architetti di valore simbolico alle scenografie cinematografiche, e perfino per un Kama Sutra strutturale. Ora affronta il compito di animare dieci movimenti d’architettura e di design fondamentali nei 91 anni di storia di Domus.
Babina sceglie gli elementi visivi principali di ogni movimento e, per la nostra serie Arch Snapshots, li trasforma in personaggi.
Segui Domus su Instagram per la prima animazione della serie – il Bauhaus – e continua a seguirci nelle prossime settimane, per vedere come Babina ritrae il Modernismo, il Costruttivismo, il Metabolismo, l’Architettura organica, il Postmodernismo, l’High Tech e il Parametricismo.
In occasione del lancio della serie abbiamo parlato con Babina del suo ruolo di illustratore nel dimostrare che “l’architettura non è solo cosa da architetti”.
“Mi piace pensare di rendere l’architettura più permeabile, più accessibile a un pubblico non necessariamente di architetti”, dichiara in questa intervista.
Come sei arrivato all’illustrazione d’architettura?
Certe volte sono un architetto con la passione dell’illustrazione e certe altre un illustratore con la passione dell’architettura. Non è che mi spogli della mia veste d’architetto per mettermi un abito da illustratore. Il denominatore comune dei miei lavori è “io”. La mia prospettiva e il mio modo di lavorare non cambiano secondo il lavoro. Che si tratti di un’illustrazione, di un oggetto di design oppure di un edificio, il mio processo creativo è il medesimo e segue le stesse regole, le stesse traiettorie. Il processo di creazione di una composizione architettonica risponde a meccanismi che muovono, mettono in moto il meccanismo di qualunque processo intellettuale. Un architetto deve essere un buon illustratore. La capacità di comunicare visivamente è uno strumento essenziale.
Il disegno è il primo modo di dar forma a un’idea. Tramite l’illustrazione le idee si scolpiscono, si modellano e si trasformano. Sono nato con le illustrazioni delle favole, sono cresciuto con i segni dei fumetti e sono maturato con il progetto d’architettura. L’illustrazione fa parte del mio mondo immaginato e immaginario. Mi piace trasformare l’architettura in illustrazione e l’illustrazione in una piccola architettura.
Hai illustrato per noi un’ampia gamma di epoche dell’architettura e del design. Ti senti particolarmente in consonanza con un movimento?
Mi interessa la storia dell’architettura, ogni movimento d’arte o d’architettura è una scatola piena di sorprese, qualche volta piacevoli e qualche volta meno. Compiere un viaggio attraverso la storia dell’architettura è un’esperienza interessante e stimolante.
Tuffarsi in una serie di illustrazioni è come compore un mosaico: Tutte le tessere del mosaico sono fondamentali per la composizione generale.
Da dove parte ciascuna animazione?
Qui mi aiutano la mia esperienza e la mia formazione. È più che altro la ricerca di un linguaggio sintetico e incisivo, in grado di trasmettere un messaggio artistico attraverso l’uso della geometria e del colore.
Come costruisci le tue composizioni?
La mia idea per le ‘pillole’ animate era di lavorare sull’immagine di un movimento artistico in forma di ritratto astratto. Un’immagine in equilibrio tra la figura antropomorfa e quella astratta dell’architettura. Lavorare a un’illustrazione che può essere una geometria, un edificio oppure un ritratto, secondo l’impulso che si invia al cervello per interpretarla. In queste immagini si possono leggere riferimenti architettonici oppure semplicemente lasciare che la mente si perda tra linee e colori in una lettura più fantastica. L’idea alla base di queste illustrazioni è sintetizzare in un esercizio intuitivo e sensoriale, tramite pochi gesti grafici, alcuni dei principali movimenti d’architettura. Le geometrie semplici, l’uso del colore, l’allusione ai materiali, le scritte e la decorazione partecipano alla costruzione di una composizione che è un piccolo omaggio all’architettura.
Che tipo di contributo dà la tua illustrazione all’architettura e al design? Pensi che il tuo lavoro abbia una funzione nell’ampliare gli orizzonti dell’architettura?
Mi piace pensare di rendere l’architettura più permeabile, più accessibile a un pubblico non necessariamente fatto di architetti. Mi piace la capacità dell’illustrazione di far viaggiare le persone con la fantasia. Quando raggiungo almeno in piccola parte questo scopo sono molto contento. L’architettura non è solo cosa da architetti. Nelle mie immagini cerco di creare un dialogo immaginario e immaginato tra discipline differenti. I fili che uniscono e intessono i nostri rapporti possono essere sottili e trasparenti oppure robusti e ben saldi. Una trama eterogenea e immaginativa che collega l’architettura a mondi apparentemente diversi in un unicum illustrato. Sei diventato celebre per le tue accattivanti animazioni d’architettura.
Che cos’è per te l’architettura?
L’architettura cambia con la società, la segue e in certi casi la precede. La sfida dell’architettura è migliorare la vita. L’architettura la si vive, la si respira e la si tocca ogni giorno. Mi piace che l’architettura riesca a sorprendermi e a risvegliare sensazioni inattese. L’architettura deve essere capace di comunicare ma soprattutto di ascoltare. Mi piace il silenzio dell’architettura. In architettura ho parecchie amanti, ma non voglio sposarne nessuna.
Quali sono i libri e i film d’architettura che ispirano il tuo lavoro?
I libri e i film d’architettura più interessanti sono quelli che non parlano direttamente d’architettura. Leggere Calvino e vedere i film di Tarkovsky rivela l’architettura celata in universi paralleli.
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