Il rapido sviluppo avvenuto in Cina negli ultimi 40 anni è cosa nota, ma questo processo è accompagnato da uno scenario comune in tutto il Paese: in quasi tutte le città cinesi, centinaia di migliaia di persone, con poche eccezioni, stanno rapidamente demolendo edifici ritenuti privi di valore storico. Questo perché il terreno edificabile vale oggi molto di più e i grattacieli hanno prezzi ancora più alti. Secondo una stima approssimativa, negli ultimi 40 anni è stato demolito in media il novanta per cento degli edifici storici. E tutto ciò nella pressoché totale indifferenza della popolazione. Le voci di protesta si odono raramente, a meno che non si tratti di negoziare e contrattare, come nel caso dei cosiddetti ‘chiodi’ (residenti che rimangono ostinatamente legati alle loro case). Il problema è che in questo processo non sono andate perdute solo le caratteristiche culturali o storiche dell’area, ma soprattutto gli edifici in cui le persone normalmente vivevano. Ciò che la gente abbandona quindi non è solo cultura o storia, ma anche l’atmosfera della vita reale, i quartieri e le tracce accumulate nel tempo.
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Io vivo ad Hangzhou, una città con una situazione particolare in Cina: il centro è vuoto, occupato da un lago e da un paesaggio di acqua e colline. I cinesi vedono la città come un simbolo della cultura cinese, che rispetta la natura. Ma come in altre città del Paese, il 90 per cento di questa città storica, che era rimasta praticamente intatta fino agli anni Settanta, è stato sostituito da grattacieli, mentre le sue dimensioni si sono decuplicate. I nuovi quartieri non hanno nulla a che vedere con la vecchia Hangzhou, e sono più simili a un grande centro urbano degli Stati Uniti. Si può presumere che la direzione dello sviluppo della cultura cinese sia cambiata, e che essa si sia sostanzialmente trasformata da una cultura del rispetto per la natura in una cultura completamente artificiale.
Negli ultimi anni, i cinesi deplorano sempre più spesso quanto sta accadendo. Ma il loro potere è troppo piccolo per impedire che si verifichi. Anche se la gente ha iniziato a comprendere l’importanza di preservare il patrimonio culturale, spesso cade in trappole come viaggiare troppo o l’eccessiva commercializzazione. Il mio più grande interesse ora è andare nelle campagne per cercare la vera cultura, la storia e la vita della gente comune, dal momento che molte città cinesi sono cambiate oltremodo ed è sempre più difficile trovarvi questo genere di cose. Il risveglio dell’entusiasmo culturale è stato sostituito da set cinematografici e simboli popolari, con finti pezzi d’antiquariato ovunque. Dove sono quindi le cose reali? Questo è ciò che veramente mi interessa: qualcosa che può trascendere la semplificazione del cosiddetto conflitto culturale tra Oriente e Occidente. Qualcosa che può oltrepassare il cosiddetto conflitto tra tradizione e modernità. Qualcosa che può davvero essere definito vita naturale.
- Progetto:
- The Walled
- Luogo:
- Yangzhou, Cina
- Tipologia:
- hotel
- Architetto:
- Neri&Hu Design and Research Office
- Team di progetto:
- Lyndon Neri & Rossana Hu (soci fondatori, responsabili), Federico Saralvo (senior associate), Ziyi Cao (associate), Fong Huang (senior project manager), Sela Lim (senior architectural designer), Zhao Lei (senior architectural designer), Callum Holgate, Leyue Chen, Valentina Brunetti (senior architectural designer), Sean Shen, Xin Liu, Bin Zhu, Nicolas Fardet (associate, product design), Yun Wang, Jin Zhang
- Impianti e arredi:
- PG, Kohler, Duravit, Zucchetti
- Superficie:
- 4.200 mq
- Completamento:
- 2017