La crisi ambientale, il riscaldamento globale e la desertificazione, oltre alla diffusione di epidemie in condizioni di sovraffollamento e di povertà, minacceranno questo scenario di sviluppo, ma non lo fermeranno.
E questa crescita della popolazione porterà con sé il bisogno di case, scuole, ospedali, strade e infrastrutture di ogni genere. Il bisogno dunque di architettura e di architetti, di soluzioni e di strategie, in un continente che in questo momento ha circa un quarto degli architetti dell’Italia.
Alla base della filosofia dello studio, c’è infatti l’idea che l’architettura debba andare oltre l’edificio, che sia uno strumento per realizzare un impatto sociale allargato: un impatto estetico e curativo, portando bellezza e qualità nell’abitare (ambienti sani, ben temperati, illuminati e aerati) ma anche un impatto sociale ed ecologico, attraverso il coinvolgimento della comunità in ogni fase del processo costruttivo, dal progetto alla realizzazione (dell’insieme, delle parti e dei dettagli), attraverso il coinvolgimento (o la formazione) di manodopera e artigiani locali, attraverso l’uso di materiali e tecniche costruttive locali. Lo-fab, nel senso di “locally-fabbricated” è una sigla, una rivendicazione e un movimento alla base dell’operatività del gruppo: è l’idea che questo approccio possa diventare esemplare di una architettura contemporanea radicata nella specificità di un luogo e di una comunità.
Le ultime due realizzazioni dello studio, una scuola in un villaggio della giungla congolese e un centro di trattamento per malati di colera ad Haiti, sono emblematiche di questo approccio e delle sue potenzialità metodologiche.
La scuola di Ilima, realizzata in collaborazione con l’African Wildlife Foundation, è nata per funzionare insieme come scuola elementare del villaggio e come centro comunitario per la conservazione del paesaggio e della fauna selvatica. La sfida, su cui l’African Wildlife Foundation ha investito, è quella di mettere insieme conservazione e sviluppo, finanziando l’educazione per contrastare i comportamenti che minacciano l’ambiente. Per sopravvivere, infatti, la gente taglia gli alberi per produrre carbone e uccide animali anche rari per cibarsene. La costruzione della scuola, in questa che è una delle regioni più interne e più difficilmente raggiungibili della foresta pluviale del Congo, è finalizzata quindi a sostenere l’educazione, nella speranza che i bambini possano scoprire così nuove opportunità e modalità di sopravvivenza, legate magari alla difesa della ricchezza e della biodiversità di questa regione, piuttosto che alla deforestazione.
MASS Design Group è intervenuto a sua volta usando soltanto materiali locali, mattoni di fango per le pareti, tegole di legno per il tetto, pannelli di legno intrecciato per le pareti mobili, trasformando anche il cantiere in una scuola a beneficio della comunità locale: una scuola per muratori e carpentieri.