In parallelo un’importante retrospettiva dedicata a Stephen Shore mette in discussione anche l’identità del territorio americano. L’opera del fotografo definisce una nuova estetica fondata sull’iperrealismo cromatico e sullo sguardo atipico proposto nelle serie Uncommon Places e American Surfaces.
I riferimenti vanno dall’esponente della Land Art Richard Long alla celebre coppia di Hilla e Bernd Becher, autori di serie tipologiche sul paesaggio industriale tedesco.
Da buon geometra, munito come matrice di lettura delle sue mappe, Stephen Shore ha battuto il suo percorso, sotto forma di road trip, a piedi e in auto, soffermandosi sui paesaggi che ne costituiscono l’ambiente quotidiano. Shore compila così un rapporto sui luoghi del territorio americano che si contrappone alle icone veicolate dai grandi paesaggi americani.
Emancipandosi dall’astrazione del bianco e nero svela i materiali, soffermandosi sulle atmosfere particolari e su altri elementi costituivi dell’urbanizzazione, come gli incroci cittadini, i parcheggi dei drive-in oppure i cartelloni pubblicitari. Queste serie si presentano come ‘sezioni’ visive del territorio, spesso spazi vuoti, che sembrano quasi scenografie teatrali in attesa di una rappresentazione, di un uso, rafforzando così il concetto di istantaneità che permette all’osservatore di immaginare un prima e un dopo.
fino al 20 settembre
Arles 2015. Les rencontres de la photographie