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Chalet delle tre cuspidi

Tiago do Vale ha completato la ristrutturazione di un edificio del 19esimo secolo, costruito sul modello dello chalet alpino, esplicitandone spazi e funzioni e adattandolo al tempo stesso alle esigenze della vita di oggi.

Lo Chalet delle Tre Cuspidi è un chiaro esempio dell’influenza brasiliana sull’architettura portoghese del 19esimo secolo, per quanto rappresenti al tempo stesso un caso particolare.

All’apertura della strada Dom Frei Caetano Brandão corrispose la costruzione di un piccolo edificio residenziale all’angolo della piazza della Cattedrale, realizzato grazie a fondi brasiliani. All’interno il palazzo ospitava alti soffitti, affreschi, sculture in pietra, rilievi a stucco e opere esotiche di carpenteria lignea. In contrasto con questi spazi nobili, cucina, lavanderia, dispensa e spazi privati, solitamente nascosti nell’interrato o nel sottotetto, occupavano un edificio contiguo, in stile spartano.

Costruito sul modello dello chalet alpino, comune nel Brasile del 19esimo secolo (con proposrzioni strette, alte finestre, tetti a falde e gronde decorate), questo edificio è l’oggetto dell’intervento di Tiago do Vale.

La confluenza di queste particolari circostanze fa dello Chalet un raro esempio di edificio comune in stile brasiliano ancora esistente in Portogallo.

Situato nel cuore delle mura romane e medievali di Braga, questo edificio, il cui orientamento consente di godere della luce solare durante tutto l’arco della giornata, affaccia a ovest sulla strada e a est su un grazioso cortile interno.

Prima dell’intervento, i piani si organizzavano intorno a una scala centrale, illuminata dall’alto, che divideva ciascun piano due ambienti, uno a est e uno a ovest.

Ogni piano ospitava ambiente sempre più privati man mano che si saliva dal magazzino al piano terra al soggiorno (a ovest) e alla cucina (a est) al primo piano, fino alla zona notte al piano superiore.

Le opere lapidee e le murature perimetrali sono state realizzate con granito giallo locale, mentre solai e copertura sono sostenuti da una struttura in travi lignee, che supporta pavimentazioni in legno massello.

Analizzando lo stato di degrado e di alterazione in cui versava l’edificio, il team di progettazione ha deciso di ripristinare l’identità originaria dell’edificio, andata perduta in 120 anni di piccoli interventi privi di qualità. L’intento è stato quello di esplicitare gli spazi e le funzioni interne adattandole al tempo stesso alle esigenze della vita moderna.

Il programma prevedeva la realizzazione di una residenza con studio annesso ed è stato realizzato riportando in vigore la distribuzione gerarchica originaria degli spazi. La salita verso spazi sempre più privati è sottolineata dal progressivo restringimento dell’ampiezza della scala.

Il progetto sfrutta il dislivello di 1,5 metri tra la strada e il cortile interno per collocare lo studio al piano terra, affacciato a ovest sulla strada. Allo stesso tempo, il programma domestico si sviluppa sul fronte interno, dove la luce mattutina illumina la cucina comunicante con il cortile attraverso una piattaforma. Questo consente di donare ai due spazi caratteristiche e luminosità differenti, nonostante siano separati solo da pochi gradini.

La scala, prima chiusa su tre lati, è stata aperta in modo da offrire affacci tra i diversi ambienti e da lasciar penetrare la luce naturale.

Il primo piano è dedicato agli spazi sociali della casa, un open space dove cucina e soggiorno sono separati solamente dalla presenza della scala, in modo che la luce illumini gli ambienti durante tutto l’arco della giornata.

L’ultimo piano ospita la zona notte, mansardata, con la struttura del tetto ben visibile e dipinta di bianco. Dal lato opposto della scala, che funziona come elemento di organizzazione degli spazi, si trovano la cabina armadio e il bagno.

Nonostante tutto l’ambiente sia giocato sui toni del bianco, che colora pareti, soffitti, legni e marmi, la cabina armadio si distingue per il rivestimento in legno naturale a parete, a soffitto e a pavimento. Una piccola scatola lignea che fa da contrappunto al volume bianco e all’ambiente marmoreo del bagno.

Pensate nella logica di massimizzare la luce ed esplicitare gli spazi, le scelte materiche sono ristrette a una piccola palette, che sfrutta le proprietà spaziali e luminose del bianco per pareti e soffitti e il calore del legno per i pavimenti e la cabina armadio. Il marmo bianco portoghese Estremoz è usato per la pavimentazione al piano terra, i ripiani e i rivestimenti dei bagni e della lavanderia.

I telai lignei delle finestre del prospetto principiale sono stati recuperati, così come le tegole marsigliesi, la struttura in pino del tetto e le gronde decorate. I telai delle finestre al piano terra sono invece stati realizzati ex novo in acciaio, simili agli originali ma pensati per massimizzare l’apporto di luce.