L’ identità il più delle volte non è dove pensiamo essa sia. In ambito urbano e architettonico un caso lampante di questa affermazione la troviamo in Macedonia, a Skopje. Capitale della Repubblica di Macedonia, Skopje nel 1963 fu epicentro di un grande terremoto che, oltre a causare 1070 vittime e più di 3000 feriti, distrusse l'80% dell'allora centro urbano, che venne in seguito ricostruito seguendo le linee guida di un piano redatto da Kenzo Tange con il sostegno delle Nazioni Unite.
Oggi, con un’operazione politica partita alcuni anni fa atta a ricostruire un'ipotetica identità storica risalente ad Alessandro Magno, l'attuale governo macedone sta effettuando una revisione, per non dire rimozione, del progetto di Tange. L'architettura brutalista che Tange aveva immaginato e realizzato con il supporto dell'Istituto di Progettazione Urbana di Zagabria, rischia di essere la vittima sacrificale per un pastiche
falso-storico con cui l’attuale governo intende “ricostruire” l’immagine identitaria dell’architettura macedone. E le sue uniche tracce potrebbero rimanere esclusivamente quelle impresse in alcuni reportage fotografici.
INOUT: Casa GD
Il progetto di una casa unifamiliare a Scopje assume il carattere di manifesto culturale all'interno della scena architettonica contemporanea della città, in cui la ricostruzione falso-storica sta prevalendo sul piano redatto da Kenzo Tange dopo il terremoto del 1963.
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- Guido Incerti
- 04 giugno 2013
- Scopje
Un’opera di cancellazione che porterebbe alla scomparsa, oltre che del lavoro di Kenzo Tange, di un carattere internazionale che Skopje ancora mantiene nonostante anni di degrado ed incuria. Le strutture di Tange infatti, essendo “senza storia” sono divenute i punti di riferimento oltre che per i giovani, anche per quelle minoranze etniche, albanesi e ROM, recentemente insediatesi in città. L'attuale politica perseguita dal governo priverebbe così queste ultime di un contesto urbano che oggi a tutti gli effetti gli appartiene così come appartiene a tutti i macedoni nati dopo il 1963.
Un movimento di pensiero trasversale è nato per cercare di limitare questa frenesia di ricostruzione falso-storica che potrebbe portare nuove tensioni all'interno della giovane democrazia macedone. Ed è oltremodo interessante notare come, diversamente da ciò che immaginano gli amministratori, i principi del lavoro di Tange sono già presenti nella cultura locale e sono fonte di ispirazione per i giovani architetti macedoni che hanno cominciato un’opera di rivalutazione culturale dell’architettura del maestro giapponese riconosciuta come vera identità architettonica cittadina.
In questa corrente si inserisce a pieno titolo il progetto per la casa GD di INOUT architettura, un giovane atelier di architettura fondato da Mario Benedetto Assisi, architetto macedone di origine italiana, con Valentina Milani.
INOUT – in questa occasione coadiuvato dallo studio Tagora – ha ricevuto l'incarico per la costruzione della casa GD da un giovane avvocato macedone, consapevole del carattere che Tange impresse alla città. Per il progetto della sua nuova residenza, situata in uno dei più prestigiosi quartieri della capitale, egli cercava un architetto capace di condensare, nel progetto, tutte le sue esigenze, quelle cioè di creare uno spazio appartato ed introverso – isolato dal mondo esterno – disegnando allo stesso tempo un elemento iconico che distinguesse la sua abitazione dall'architettura falso-storica del vicinato.
INOUT in un velocissimo step di progetto, sette giorni, è riuscito in tutto questo, posizionando lungo i lati del sito di progetto, un rettangolo di 40 x 50 metri, tutte le funzioni date dal programma richiesto, il garage, il nucleo principale, la piscina e l'appartamento per gli ospiti e i volumi verdi.
La villa è quindi un blocco di confine in cui si alternano il verde e i volumi residenziali che delimitano il cortile centrale.
L'impianto così configurato genera una sorta di landscape privato interno al lotto, una sequenza di “fasce” che da est a ovest, grazie alle diverse altezze dei volumi architettonici, vanno a caratterizzare gli ambienti domestici.
Da nord, la prima fascia comprende gli ingressi principali, il percorso pedonale e la rampa auto che porta al parcheggio sotterraneo; la seconda contiene una grande biblioteca e il sentiero principale di distribuzione; la terza fascia sottolinea la distinzione della zona notte dalla zona giorno. La quarta è la terrazza aperta che incornicia il cortile, mentre la quinta è la guest house.
In antitesi alla volontà politica dell'amministrazione, l'abitazione si riconosce nell’architettura identitaria del piano del 1963 con un linguaggio materico fortemente ispirato al modernismo di Tange. Attraverso tecniche costruttive tradizionali, relativamente facili da realizzare per le maestranze locali, si è così definito l'uso, strategico, concettuale e in parte politico, del Beton Brut. Il materiale per eccellenza
dell' architettura brutalista e del Movimento Metabolista.
Le forme cubiche, ma soprattutto l’uso dei materiali ispirati al maestro giapponese nulla rivelano dell'universo familiare posto al loro interno. L'architettura della casa assume un carattere totalmente enigmatico e opposto a quello delle altre case del quartiere, contribuendo a rivelare il carattere di manifesto culturale che la casa GD vuole assumere all'interno della scena architettonica contemporanea di Skopje.
INOUT architettura: GD house
Località: Skopje, Repubblica di Macedonia
Area: 2,000 mq
Cliente: Georgi Dimitrov
Capo progetto: Mario Benedetto Assisi
Collaboratori: Dejan Paskalov, Ljubica Budimovska (architects), Blagoja Dimitrievmski (engineer)
Completamento: 2012