Il Koisuru-Buta Laboratory fa parte della fattoria di un suinicoltore, e combina spazi per la lavorazione dei prodotti dell’azienda con un ristorante aperto al pubblico.
In Giappone, la produzione di cibo derivato dall’agricoltura e dalla pesca—attività che, secondo la classificazione di Colin Clark, sono riconducibili al settore primario—ha conosciuto un declino considerevole, e ciò, insieme con la scarsa autosufficienza alimentare della società in generale, rappresenta un fattore sempre più problematico. Il fatto che questa azienda metta in atto un’ibridazione tra i processi primari, secondari e terziari—questi ultimi rappresentati dall’attività del ristorante—, definita “sesto settore” [1], consente di affermare che, nella situazione corrente, essa diventa un lume di speranza.
L’architettura di Atelier Bow-Wow, che fino a oggi è sempre stata al servizio del piacere della vita, sembra essere cambiata in coincidenza con il cataclisma che ha colpito il Giappone due anni fa. Detto questo, se tale cambiamento sia avvenuto in loro oppure in noi, spettatori della loro opera, lo dirà il tempo. Se è possibile ricollegare la costruzione di molti monasteri romanici al terremoto che colpì l’Italia settentrionale nel 1117, è nostro compito osservare attentamente se questo progetto di Atelier Bow-Wow diventi indicativo dell’essenza dell’architettura del post-terremoto di Tohoku. Yoshimura Yasutaka. Architetto e professore dell’I-AUD (International Program in Architecture and Urban Design), Meiji University
Note:
1. Secondo Naraomi Imamura, economista dell’agricoltura, il “sesto settore” rappresenta un’ibridazione: un’aggiunta ai tre settori, capace di sottolinearne l’importanza
2. Questo rapporto diretto può essere osservato nelle ville palladiane, soprattutto nelle residenze suburbane a corpi laterali, caratterizzate da un profondo rapporto con l’agricoltura, come Villa Emo