Teoria e prassi di Studio Mumbai

I progetti dello studio fondato da Bijoy Jain in mostra alla British School of Rome hanno il merito di uscire dal vernacolare infondendo uno spirito moderno alla cultura indiana.

"Studio Mumbai, Praxis" è il titolo della mostra organizzata dalla British School di Roma, che si inserisce all'interno del programma "Urban Landscapes-Indian Case studies", a cura di Marina Engel. Il successo internazionale del gruppo, dopo la visibilità internazionale data al collettivo da Kazuyo Sejima alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2010, lo si deve a una modalità operativa degli architetti-artigiani che, non solo disegnano e progettano, ma costruiscono loro stessi le architetture. Un modo nuovo e antico di interpretare il lavoro dell'architetto. Ve li immaginate, in Italia, architetti come Zucchi, Botticini, C+S, Liverani&Molteni, OBR (solo per citare alcuni dei finalisti alla Medaglia d'Oro della Triennale) che "si sporcano le mani" a costruire i loro progetti? In questo modo, gli indiani hanno una possibilità unica, ovvero controllare direttamente tutte le fasi e correggere il tiro, laddove è possibile. Non è un caso che nelle fotografie di cantiere appaiono sempre le maquette come strumento di verifica, quasi come il banchetto, nel cantiere della Tomba Brion, che Carlo Scarpa usava per disegnare i dettagli in tempo reale.

Ora bisogna chiedersi se questa modalità sia dovuta al fatto che stiamo parlando di un contesto come quello indiano, oppure potrebbe essere applicato anche in Europa? Un esempio simile e precedente è Rural Studio, fondato da Samuel Mockbee nel 1993 nel deserto rurale dell'Alabama, che sperimenta, con la partecipazione degli studenti dell'Auburn University, architetture per la comunità. Altra cosa è analizzare i progetti da un punto di vista di coerenza linguistica e teorica evitando, ancora una volta, la fascinazione per il processo. In questo modo, ciò che appare "straordinario" e interessante non è solo merito di Studio Mumbai, ma dipende, anche, dalla debolezza del fare architettura oggi. Pertanto, con una lettura superficiale dei fenomeni architettonici da parte dei critici di architettura, si rimane incantati dalla "normalità" di schizzi, dettagli costruttivi, fotografie e plastici che sono le regole base per progettare.
In apertura: rifugi in pietra realizzati da minatori in Rajasthan. Photo Mitul Desai. Qui sopra: vista della mostra alla British School at Rome. Photo Claudio Abate
In apertura: rifugi in pietra realizzati da minatori in Rajasthan. Photo Mitul Desai. Qui sopra: vista della mostra alla British School at Rome. Photo Claudio Abate
In un mondo in cui si è anestetizzati dai linguaggi smart e cool dell'ex emergente Bjarke Ingels, che copia Koolhaas senza averne i presupposti teorici, o dalle stravaganze degli MVRDV, sempre più avvitati su loro stessi, è ovvio che un approccio corretto passi per l'eccezione. I progetti di Studio Mumbai hanno il merito di uscire fuori dal vernacolare, infondendo uno spirito moderno alla cultura indiana. D'altronde, avevano solo due possibilità, proseguire sulla via tracciata da Le Corbusier a Chandigarh, con la monumentalità plastica e il linguaggio del beton brut, oppure rivisitare il movimento moderno mediato dall'esperienza di Bijoy Jain, fondatore dello studio, nel laboratorio modelli di Richard Meier durante la progettazione del Getty di Malibu. Hanno preferito l'internazionalizzazione del moderno costruendo architetture residenziali che enfatizzano il rapporto con il suolo e il paesaggio, operando con un unico materiale: il legno.
Mosquito Nets. Photo Mitul Desai
Mosquito Nets. Photo Mitul Desai
Il legno diventa la cifra stilistica del gruppo, sia nelle strutture portanti sia nei rivestimenti esterni come avviene nella Tara House (2005). Qui il legno viene usato per il tetto, i pilastri, gli infissi e le lamelle verticali che separano il dentro dal fuori. Si potrebbe affermare che le loro architetture sono organiche in pianta, per la disposizione dei muri portanti che creano delle geometrie elementari molto definite, con una certa enfasi per la dimensione orizzontale. Viene così rappresentato un vasto catalogo di riferimenti e citazioni in cui l'aspetto materico è centrale. Le assonanze con i maestri del moderno sono evidenti soprattutto nella Palmyra House (2007). Composta da due corpi rettangolari è completamente rivestita di brise-soleil per preservare lo spazio interno dal clima e dalla luce. Nonostante la permanenza di Bijoy Jain da Meier, la reale contaminazione avviene con le architetture realizzate a Los Angeles da Rudolf Schindler, dal sapore giapponese, o ancora lo studio di Charles & Ray Eames a Pacific Palisades. In questo senso, un esempio è la Belavali House (2008) nella quale Studio Mumbai raggiunge un livello poetico di grande qualità.
Nonostante la permanenza di Bijoy Jain da Meier, la reale contaminazione avviene con le architetture realizzate a Los Angeles da Rudolf Schindler, dal sapore giapponese, o ancora lo studio di Charles & Ray Eames a Pacific Palisades.
Vista della mostra "Studio Mumbai, Praxis", alla British School at Rome. Photo Claudio Abate
Vista della mostra "Studio Mumbai, Praxis", alla British School at Rome. Photo Claudio Abate
In altri progetti, invece, come il Leti 360 resort (2007), realizzato in una zona montagnosa, viene usata la pietra tradizionale locale in un esercizio stilistico che richiama, involontariamente, l'approccio avuto da Pietro Lingeri per le Case d'Artista all'Isola Comacina (1940). A dimostrazione che, in determinati contesti, non si può evitare l'uso della pietra, seppure trattata in maniera moderna, assemblata e montata in un certo modo. In tutti i progetti si evidenzia una caratterizzazione molte forte dovuta ai paesaggi naturali che li accolgono. Questa particolare condizione geografica influenza positivamente i progetti, la sfida sarà realizzare con lo stesso spirito, residenze in contesti urbani indiani dove l'informe sviluppo delle città può essere una verifica significativa del pensiero di Studio Mumbai.
Vista della mostra "Studio Mumbai, Praxis", alla British School at Rome. Photo Claudio Abate
Vista della mostra "Studio Mumbai, Praxis", alla British School at Rome. Photo Claudio Abate
Vista della mostra "Studio Mumbai, Praxis", alla British School at Rome. Photo Claudio Abate
Vista della mostra "Studio Mumbai, Praxis", alla British School at Rome. Photo Claudio Abate
Vista della mostra "Studio Mumbai, Praxis", alla British School at Rome. Photo Claudio Abate
Vista della mostra "Studio Mumbai, Praxis", alla British School at Rome. Photo Claudio Abate
Lavori di demolizione di archi in mattoni a Surat. Photo Mitul Desai
Lavori di demolizione di archi in mattoni a Surat. Photo Mitul Desai

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