Il padiglione del Kuwait alla 13. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia segna la prima partecipazione del paese alla manifestazione. Intitolata Kethra, espressione che si può approssimativamente tradurre con "abbondanza" o "eccesso", l'installazione è a cura di Zahra Ali Baba con la collaborazione di Deema Al-Ghunaim e Ricardo Camacho. È il primo ambiente in cui si entra, dopo la mostra principale Common Ground all'Arsenale, ed è in stridente contrasto con tutto ciò che le sta attorno.
Prima di tutto, c'è il vuoto. L'ambiente è pressoché nudo e il sole che filtra dalle finestre semiaperte fa risplendere gli affascinanti muri in abbandono delle Corderie. Cuscini bassi segnano il perimetro della sala, invitando i visitatori a sedersi e a chiacchierare, a riposare oppure a consultare i numerosi opuscoli sparsi sul pavimento. Il pavimento, pieno di testi, mappe, diagrammi e informazioni, è il protagonista visivo dello spazio, insieme con i vari suoni che riempiono l'ambiente. Non si tratta solo delle conversazioni di chi passa: dal soffitto pende una miriade di altoparlanti neri, grazie ai quali i suoni di Kuwait City si trasferiscono all'Arsenale. Sono tutti differenti e aprono uno scorcio sulla vita della città e dei suoi abitanti: bambini che giocano in una riunione di famiglia, una spiaggia dopo la mezzanotte, una riunione nella dewaniya di un quartiere residenziale.
Kethra: abbondanza
Il debutto del padiglione del Kuwait alla Biennale Architettura di Venezia presenta uno spazio d'incontro dove, tramite il racconto orale, si condivide, si svela e si mette in discussione la città.
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- Vera Sacchetti
- 31 agosto 2012
- Venezia
Il concetto di dewaniya, lo spazio di riunione informale che è parte della vita di ogni uomo del Kuwait, costituisce l'ispirazione dell'installazione, che intende presentare la prima fase di un progetto di ricerca cui hanno contribuito vari architetti, artisti e studiosi, in un ambiente che favorisca il dialogo e la riflessione. "Le tipologie di spazio sociale nate da una cultura dell'incontro risalgono al Kuwait precedente l'era del petrolio. Queste tradizioni locali di raccolta e distribuzione delle informazioni, arricchite dalla politica economica del benessere adottata dallo Stato, sono la testimonianza di una situazione critica che oscilla tra abbondanza ed eccesso", affermano i curatori, sottolineando che il punto focale del padiglione sta nel "ruolo dell'architettura nella promozione di un impegno più critico nella sfera della cittadinanza e nel sostegno ai dibattiti internazionali e locali nel settore dell'architettura e dell'urbanistica".
L'installazione è accompagnata da un pieghevole che illustra nei particolari l'origine, lo spazio e il momento di ciascuno dei suoni diffusi nel padiglione. Vera Sacchetti (@verasacchetti)