Con il suggestivo titolo di Past Forward ("Avanti guardando al passato") il concorso è stato ideato su Think Space da Adrian Lahoud, collaboratore della testata per la critica. Think Space è una piattaforma web destinata alla diffusione delle idee di progetto, che opera in base a un tema annuale. Il concorso, aperto a professionisti e studenti d'architettura e di altri settori analoghi, solleva precisi problemi disciplinari rivisitando alcuni progetti d'architettura canonici degli ultimi trent'anni: il Peak Leisure Club (Hong Kong, Zaha Hadid Architects, 1983), la Stazione portuale di Yokohama (FOA, Yokohama, 1994) e il Blur Building di Diller Scofidio + Renfro (Yverdon-les-Bains, 1999). La scelta dei progetti è calcolata e premeditata. Ogni progetto è a sua volta il vincitore di un concorso, e ciascuno di essi ha avuto significativi riflessi disciplinari in termini di tecnologia, di infrastrutture e di critica grazie ad altri progetti che adottavano nuovi punti vista in fatto di territorio, superficie e atmosfera.
Il bando del concorso è esplicito nella richiesta primaria: elaborare un progetto per il sito di un edificio importante e architettonicamente significativo usando lo stesso bando di concorso del vincitore precedente; ma subito sotto la superficie si cela un livello subliminale. È come se ciò che Past Forward chiede ai partecipanti non fosse puramente un elaborato di concorso, ma l'innesco di un dibattito d'architettura. Non annuncia soluzioni, né vuole farlo. Anzi, il bando svela surrettiziamente la supponenza dell'attuale pratica professionale dell'architettura. I concorrenti sono lusingati dalla prospettiva di progettare o riprogettare l'opera di un noto architetto: una classica contraddizione in termini, nella quale il concorrente deve scegliere se riprendere oppure ignorare questi "irripetibili momenti di cambiamento disciplinare". È molto probabile che ad avere la meglio in questo concorso sarà la ripetitività esteriore, che potrebbe portare a una forma di imitazione estetica o ideologica. Ma altri concorrenti potrebbero anche, con un gesto di rifiuto, spingere il progetto in un territorio inesplorato.


Il concorso è più un grido d'allarme che un inoffensivo tentativo di creare inutili rendering privi di possibilità tecniche: il flagello della professione odierna.





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