Lo scorso maggio, ispirata da uno scambio di email tra i filosofi Lieven De Cauter e Dieter Lesage, Domus ha invitato i lettori a inviare le loro idee sui modi possibili per collegare Europa e Africa in corrispondenza dello Stretto di Gibilterra. I risultati pervenuti spaziano quanto a scala, e fattibilità, da una funivia a una gigantesca città galleggiante mediterranea, spesso mettendo in discussione la controversa storia della relazione che intercorre tra i due continenti. La selezione dei contributi più interessanti per Lieven De Cauter e Dieter Lesage è stata pubblicata su Domus 949; mentre Geoff Manaugh è il primo dei critici invitati a commentare una selezione di cartoline tra le centinaia ricevute.
Come collegare interi continenti, quando non esistono progetti politici in atto, né capacità di previsione sociale, né economie locali di via di sviluppo? Qui l'architettura (ingegneria, fantasia, progetto) è costretta a colmare le lacune intervenendo dove altri tentativi di dialogo (e il deliberato isolamento) hanno fallito.
Cartolina #1. [immagine in alto] Come collegare interi continenti, quando non esistono progetti politici in atto, né capacità di previsione sociale, né economie locali di via di sviluppo? Qui l'architettura (ingegneria, fantasia, progetto) è costretta a colmare le lacune intervenendo dove altri tentativi di dialogo (e il deliberato isolamento) hanno fallito.
Cartolina #10. [immagine qui sotto] Oppure perché non affidarci alla pura e semplice ingegneria? Il perfetto ponte sospeso si lancia attraverso il mare, avvitandosi teso e ridondante, incordato come una lira (o come una serie di anelli di fumo) diritto, complesso e maestoso.
Project Heracles #2
Geoff Manaugh inaugura la serie di commenti alle cartoline inviate per Project Heracles, selezionando i contributi che ha ritenuto più interessanti tra le centinaia ricevuti.
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- Geoff Manaugh
- 22 luglio 2011
- Los Angeles
Cartolina #16. Qui muoversi tra i due mondi diversi diventa instabile quanto sublime. Precaria e solitaria, è la proposta più emotivamente sensibile di tutte: isolato e al di là di ogni possibile aiuto, ma fiducioso della progrediente perseveranza del viaggio da uno Stato a quello successivo, il singolo viaggiatore procede un passo dopo l'altro, libero di cadere, senza testimoni, nella ricerca di una sopravvivenza finale che nasce solo dall'esposizione al rischio estremo.
Cartolina #118. È la frontiera come passaggio aereo internazionale: una schiera infinita di palloni rilanciati uno dopo l'altro a formare una costellazione celeste. Ma questo collegamento cade (si sgonfia continuamente) e deve essere continuamente ristabilito, rinnovato all'infinito, spettacolare fatica di Sisifo, performance improvvisata che si fa gioco delle geografie che cerca di unire.
Qui l'architettura (ingegneria, fantasia, progetto) è costretta a colmare le lacune intervenendo dove altri tentativi di dialogo (e il deliberato isolamento) hanno fallito.
Cartolina #177. La linea di divisione tra Nord e Sud si può varcare anche con la mimetizzazione: intere nazioni mescolate in un'indistinta zona di rumore, di pixel e di artificio. Qui il paesaggio pare avere più senso dall'alto (l'unica angolazione che conti di questi tempi), con i satelliti e i passeggeri dei collegamenti d'alta quota che guardano giù verso fittizi Stati di disinteresse politico. È una Terra anonima, dai confini segnati dall'interferenza, collegata in modo terrestre e irriconoscibile.