Adesso, dopo la consacrazione del tempio da parte del Papa, mi hanno riproposto la vecchia domanda. Negli otto anni trascorsi dal 2002 la mia opinione critica ha iniziato ad andare in crisi. I dubbi erano cominciati a sorgere quando, dalla strada, avevo cominciato a vedere erigersi la navata centrale. Quello spazio sembrava maestoso, impressionante. Il mio rifiuto vacillò ulteriormente quando Alfons Soldevila – eccellente architetto di avanzato linguaggio tecnologico, di strutture tese, ferro galvanizzato e policarbonato, con il quale ho collaborato in diversi progetti – mi garantì che, se avessi conosciuto a fondo l'opera, avrei cambiato completamente idea. Mi assicurò che la Sagrada Familia era la costruzione più importante del Ventesimo secolo e che era disposto a dimostrarmelo di persona. Ho accettato l'invito per poter scrivere questo pezzo con cognizione di causa: ho appena visitato il tempio da cima (più di sessanta metri di altezza) a fondo insieme ad Alfons e a Josep Gómez Serrano, uno degli architetti responsabili del progetto, e devo ammettere di essere rimasto sbalordito. L'obiezione di maggior peso contro la continuazione del tempio è stata sempre che non sapevamo come lo avrebbe fatto Gaudí, un architetto che improvvisava in continuazione durante i lavori, perché i suoi progetti e i suoi plastici erano andati distrutti nei caotici saccheggi della guerra civile, e qualsiasi interpretazione sarebbe stata inevitabilmente un tradimento dell'artista. Questo è vero solo a metà. Gaudí aveva elaborato tre progetti consecutivi durante la lavorazione. Di ciascuno di essi disegnò tavole e realizzò modelli dettagliati. Il primo – cui corrisponde la baroccheggiante facciata della Natività e il suo cubista volto interno – è ancora molto rispettoso del linguaggio gotico; il secondo è molto più libero e organico; il terzo è assolutamente originale, innovatore, abbagliante: Gaudí allo stato puro.
Architetture in–finite 1
A Barcellona, la Sagrada Família di Antoni Gaudí.
Adesso, dopo la consacrazione del tempio da parte del Papa, mi hanno riproposto la vecchia domanda. Negli otto anni trascorsi dal 2002 la mia opinione critica ha iniziato ad andare in crisi. I dubbi erano cominciati a sorgere quando, dalla strada, avevo cominciato a vedere erigersi la navata centrale. Quello spazio sembrava maestoso, impressionante. Il mio rifiuto vacillò ulteriormente quando Alfons Soldevila – eccellente architetto di avanzato linguaggio tecnologico, di strutture tese, ferro galvanizzato e policarbonato, con il quale ho collaborato in diversi progetti – mi garantì che, se avessi conosciuto a fondo l'opera, avrei cambiato completamente idea. Mi assicurò che la Sagrada Familia era la costruzione più importante del Ventesimo secolo e che era disposto a dimostrarmelo di persona. Ho accettato l'invito per poter scrivere questo pezzo con cognizione di causa: ho appena visitato il tempio da cima (più di sessanta metri di altezza) a fondo insieme ad Alfons e a Josep Gómez Serrano, uno degli architetti responsabili del progetto, e devo ammettere di essere rimasto sbalordito. L'obiezione di maggior peso contro la continuazione del tempio è stata sempre che non sapevamo come lo avrebbe fatto Gaudí, un architetto che improvvisava in continuazione durante i lavori, perché i suoi progetti e i suoi plastici erano andati distrutti nei caotici saccheggi della guerra civile, e qualsiasi interpretazione sarebbe stata inevitabilmente un tradimento dell'artista. Questo è vero solo a metà. Gaudí aveva elaborato tre progetti consecutivi durante la lavorazione. Di ciascuno di essi disegnò tavole e realizzò modelli dettagliati. Il primo – cui corrisponde la baroccheggiante facciata della Natività e il suo cubista volto interno – è ancora molto rispettoso del linguaggio gotico; il secondo è molto più libero e organico; il terzo è assolutamente originale, innovatore, abbagliante: Gaudí allo stato puro.