L’iniziativa è indirizzata prevalentemente – ma non solo – ai dipartimenti e programmi di Architettura; ed è promossa e coordinata per l’AACUPI (Association of American College and University Programs in Italy) da Lorenzo Pignatti (direttore del University of Waterloo Rome Programme), Carolina Vaccaro (Temple University Rome Campus) e Paolo Desideri (per il dipartimento di Architettura di Roma Tre). Alla didattica fa sempre da sfondo la città di Roma, attraverso un itinerario che affronta la sua storia, la sua archeologia e il suo patrimonio architettonico e paesaggistico studiandone il valore attuale. I risultati intendono rispondere a diverse e possibili reinterpretazioni di usi e funzioni future in questo contesto.
WallWalk Project è un progetto multidisciplinare che interpreta le Mura Aureliane come paradigma della città di Roma. Il progetto comprende una serie d’iniziative (workshop, conferenze e lectio magistralis, percorsi, giornate di studio e mostre) coordinate congiuntamente tra il dipartimento di Architettura di Roma Tre e i programmi universitari nordamericani di Architettura (AACUPI). WallWalk intende ridotare le Mura Aureliane dell’importanza che esse dovrebbero avere per la città di Roma, attraverso la proposta di un possibile percorso pedonale/ciclabile continuo – sostenibile e sicuro – diversamente pensato a seconda dei diversi contesti che le Mura attraversano. Il percorso permetterà ai visitatori di godere di uno dei più grandi e importanti monumenti della città, unico nella sua scala infrastrutturale.
Tra gli eventi in programma, si è svolto il workshop internazionale di progettazione “WallWalk Project” (27-31 ottobre 2014), che ha affrontato il tema delle Mura Aureliane come sistema urbano anulare privilegiato e continuo attraverso quattro aree campione di studio: Porta Portese, Porta San Paolo, Caracalla – Porta Ardeatina, Porta San Sebastiano. Le quattro aree sono state smistate tra sette gruppi di progettazione, composti da studenti americani e italiani, coordinati da architetti e artisti delle due nazionalità che hanno svolto il ruolo di tutor.
L’intenso lavoro svolto durante il workshop ha prodotto eccellenti risultati di simbolico ripensamento e riuso della più grande infrastruttura archeologica esistente in Italia, valorizzandone la presenza e riconoscibilità, la possibile funzione di attrattore di eventi, e il contemporaneo e differenziato significato nel complesso e variato tessuto della città che le Mura “attraversano”. Il tema coinvolge diverse scale, offrendo la possibilità di riflettere sia alla grande scala urbana sul sistema anulare di percorrenza della città, sia su quella architettonica dell’immediato tessuto circostante.
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Il workshop si è articolato tramite gruppi diversi di lavoro, condotti da tutors provenienti sia da studi di architettura romani e sia da istituzioni ed università straniere, quali i fellow dell’Accademia Americana a Roma e comprendenti studenti sia italiani che nordamericani. I gruppi hanno lavorato per una settimana a tempo pieno ed hanno proposto delle visioni sicuramente accattivanti e stimolanti per una possibile “nuova vita” delle Mura Aureliane. L’importanza di queste esperienze sta sempre nel fare lavorare insieme studenti provenienti da paesi e culture diverse per un arco di tempo ristretto. La mixitè culturale e la brevità dell’esperienza producono spesso risultati inattesi.
Il contributo più significativo al dibattito sta certamente nella varietà degli approcci progettuali, che spesso trascendono i caratteri specifici delle aree assegnate per proporsi come riflessioni più generali sul valore delle mura nel contesto urbano.
Alfredo Pirri ha lavorato con Vittoria Stefanini sulla capacità della materia muraria di offrirsi come scrittura, rileggendola in senso poetico per “affondare dentro il corpo cittadino usando le mura/filtro come osservatorio attivo che permettano di visualizzare le differenti sistemazioni e sviluppi della città circostante e di interagire con essa. Muoversi in maniera sinuosa e originale dentro una porzione di città che a volte rimane campagna, altre ingloba l’antico riproponendolo come fatto scultoreo e urbano”.
Luca Galofaro (Ian+) ha proposto con Benedetta Pelusio un’agenda di operazioni concettuali, rigenerando la presenza nella città delle Mura Aureliane riabitandole liberamente, mentre Carmelo Baglivo (Ian+), insieme con Michelangelo Vallicelli, ne ha esaltato le qualità di palinsesto urbano, componendo audaci visioni di post-avanguardia sullo sfondo di panorami Piranesiani per reinventarne la memoria. Andrea Lee Simitch (Cornell University) affronta con Federico Desideri il tema nella sua imponente scala urbana, attraverso un progetto tanto polemico quanto eroico nella sua radicalità, reagendo alla sfida delle mura (e di Roma) con sovrapposizioni di vere e proprie incursioni del percorso anulare nella città consolidata. Un atteggiamento a inverso quello adottato dal gruppo Next che si concentra, con Lorenzo Sant’Andrea, sul sito specifico, adottando con professionalità la rimozione come strategia progettuale, lasciando emergere per sottrazione l’indiscussa ma impercettibile qualità delle mura e del luogo.
Più discreto infine l’apporto dei restanti due gruppi: Vincent L. Snyder (American Academy) propone, con Nicolò Troianiello, un’installazione itinerante, con l’intento ludico e disincantato di “superare il senso di separazione che ha emarginato le mura nella Roma moderna, mentre Adam Kuby (American Academy) si concentra, con Francesco Mancini, sulle mura di Roma come habitat integrato per le persone e per le diverse forme naturali che con-vivono nell’ambiente urbano, ripensando le mura come luogo libero in continuità con la natura e con il tessuto urbano. WallWalk group (J. Gadayne, F. Ottone, F. Mancini, M. Menna, L. Pignatti, C. Vaccaro)
Note:
1. WallWalk Project è un gruppo interdisciplinare di ricerca costituito a Roma nel 2014 da Jan Gadeyne, Francesco Mancini, Mariangela Menna, Federica Ottone, Lorenzo Pignatti, Carolina Vaccaro.