“Bisogna sempre fare un passo avanti”, così Kathy Gomez, Vp Footwear Innovation di Nike, presenta a Domus le nuove Air Max Dn. Le linee audaci, svariate colorazioni, la nera con i dettagli in gradiente viola/fucsia quella che impressiona sicuramente di più, il logo inscritto in una nuvola che si arrampica su per la tomaia dalla suola, una suola importante, spessa, e poi quei quattro morbidi cilindri che si affacciano sui lati del tacco, divertenti, impertinenti e senza vergogna di catalizzare l’attenzione. È una scarpa che è difficile non notare, la nuova Air Max Dn, epigona della serie che da più di tre decenni definisce sulle strade di tutto il mondo il presente/futuro delle sneaker.
Le Air Max Dn e l’interminabile attualità di Nike Air
Siamo stati a Beaverton, nella sede di Nike, per scoprire l’ultima versione delle Air Max e l’incredibile sforzo di progettazione e produzione che le rende da quasi 40 anni sempre all’avanguardia.
Courtesy Nike
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La prima, la Air Max 1, si ispirava al Pompidou; era talmente diversa e disturbante rispetto al panorama delle “scarpe da ginnastica” dell’epoca che il suo creatore, Tinker Hatfield, leggenda del footwear design, ricorda che prima del lancio lo rimproveravano che l’avesse “spinta troppo oltre”, e che volevano licenziarlo. Dell’architettura parigina di Rogers e Piano con Franchini quella sneaker dell’87 recuperava l’idea di aprire una finestra sulle parti funzionali, ovvero sui cuscinetti Air della suola. Come il Pompidou, oggi è un’icona.
L’evoluzione Air Max non finisce mai
Una finestra piccola, in quel primo modello, che negli anni si è rimodellata in calzature che sono diventate via via un classico, un cult, una mitologia: le 95, le prime a mostrare le capsule Air anche nella zona dell’avampiede, le 97 - le “silver” – le Tn e così via, senza contare le infinite declinazioni con diverse colorazioni spesso in edizioni limitata: le “infrared”, le “safari”, le “elephant”. Nell’ultimo decennio, le Vapormax (2017) hanno portato al limite l’idea del “mostrare”, presentando suole con cuscinetti a vista, e le Scorpion ne hanno ulteriormente dilatato il concetto.
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“Come si fa a prendere qualcosa che è così iconico e mantenerlo rilevante?”, la domanda che fa Gomez mostrando e quasi carezzando le nuove Air Max, in una assolata stanza affacciata sui boschi dell’Oregon del campus Nike di Beaverton, non è solo retorica da marketing. È lo svelamento di una filosofia progettuale. La risposta di Nike con le Dn è stato un salto di paradigma tecnologico. Ovvero portare “l’aria pressurizzata da essere un’idea statica a un’idea dinamica”. Mettendo Air al centro del palco. E creando un nuovo inizio per Air Max.
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Dentro al centro di produzione Nike Air
Nike ha aperto a Domus le porte dell’Air Manufacturing Innovation, uno dei due stabilimenti dove i cuscinetti vengono prodotti. Si trova a poca distanza dal campus. Dista una decina di minuti correndo, come si misurano a Beaverton le distanze. Questa vicinanza non è semplicemente pratica, ma è essenziale nello sviluppo della scarpa Nike, di cui Air è quel cuore pulsante che raggiunge nelle Air Max, da sempre, un suo ideale apice, sia di funzionalità, sia di rappresentazione.
Ha anche un look fresco, che significa: c’è qualcosa di diverso: sono le tue Max, ma sono differenti.
Kathy Gomez
Anna Schonberg, Vp Manufacting and Engineering, fa da Virgilio a Domus sulla soglia della fabbrica, i cui cancelli raramente si aprono per i visitatori. “Qui è dove avviene la magia”. I fogli di Tpu, un materiale con le caratteristiche sia della plastica sia della gomma, vengono trasformati in quelle capsule ripiene di nitrogeno che spingeranno i passi e la corsa di esseri umani diversissimi tra loro in tutto il pianeta, dall’atleta olimpico al commuter che va a lavoro indossando le nuove Air Max Dn. Ci sono circa 500 brevetti nella tecnologia Nike Air, con una produzione di circa 100 milioni di pezzi all’anno. Nel centro Air Manufacturing Innovation lavorano circa 800 persone, 250 sono ingegneri. “Creatività, ingegno e magia”, spiega Schonberg, sono quello che qui fa la differenza. Lo stabilimento non si ferma mai, non è successo neanche durante il Covid.
Air ha fatto il suo debutto sulle scarpe da corsa Tailwind del 1978. L’idea arriva a Nike da Frank Rudy, un ingegnere della Nasa. Gli airbag nelle suole non solo ammortizzano, ma fanno risparmiare energia agli atleti e danno più slancio nel rimbalzo. “Air è una tecnologia potente perché funziona ed è quello che importa”, spiega Gomez, spiegandone i vantaggi: attenua i traumi “come nessun’altra cosa”, è resiliente e “tornerà sempre al suo stato originale”.
Dynamic Air: l’inizio di una nuova stagione di Nike Air
Riesce difficile immaginare Nike, oggi, senza Air, una soluzione che nelle scarpe dello Swoosh è diventata onnipresente o quasi. E che continua a innovarsi, perché “se non innovi, la piattaforma diventa semplicemente una referenza e non è più rilevante”, spiega Gomez a Domus. Oggi si riescono a fare con Air cose prima impossibili. “Gli strumenti ingegneristici ci permettono una precisione che 10 anni fa era impensabile”. Ed ecco quindi il nuovo modulo Dynamic Air delle Air Max Dn.
Courtesy NIke
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Questa inedita unità Air presenta due camere pressurizzate in modo differente, quella in corrispondenza del tallone con pressione più alta, ciascuna composta da due tubi collegati; quando si cammina l’aria circola liberamente da uno all’altro, offrendo una sensazione di fluidità “interattiva” a ogni passo. E non è solo una questione di funzionalità: “ha anche un look fresco”, spiega Gomez, “che significa: c’è qualcosa di diverso: sono le tue Max, ma sono differenti”, riassume Kathy Gomez con una frase che è già uno slogan.
Tutte le immagini Courtesy Nike