Che cosa hanno in comune le scale-up partite da un’idea semplice che oggi sono valutate miliardi, come Airbnb, Uber e Monzo? Sicuramente un market-product fit vincente, certo, ma soprattutto un design umile, semplice e pure efficace.
Il design sta diventando sempre più cruciale per il successo delle aziende e una recente ricerca di McKinsey dimostra che le imprese che abbracciano una visione incentrata sul design ottengono i migliori risultati finanziari. Anche l’industria stessa sta vivendo una rinascita economica. L’Unione Europea stima che oltre 30 milioni di persone nel continente lavorino in posti di lavoro fortemente concentrati sul design, rappresentando il 16% del PIL dell’UE. Nel Regno Unito, il Design Council sostiene che il contributo del design all’economia del Paese sia pari a 85,2 miliardi di sterline, equivalente a quasi il 75% del contributo dei servizi finanziari.
Sembra proprio che il vecchio mito secondo cui la creatività non fa soldi stia iniziando a crollare. L’esempio migliore e più recente è l’acquisizione della piattaforma di design collaborativo Figma da parte del gigante del software Adobe. Prezzo? 20 miliardi di dollari.
Il potere della collaborazione
Nata nel 2012, Figma si proponeva di diventare una piattaforma di progettazione su browser per la collaborazione tra team. Oggi, 400 milioni di dollari di fatturato e un’acquisizione dopo, vanta tra i suoi clienti nomi come Microsoft e il New York Times.
“È stato davvero entusiasmante vedere il tasso di accettazione”, ci racconta Nikolas Klein, Product Designer di Figma dal 2018. “Quando sono entrato nel mondo del design, lavorare insieme durante le jam session spesso significava che qualcuno si presentava davanti a uno schermo, indicando e rivedendo gli elementi di un progetto. È un buon inizio per la collaborazione, ma mancava sempre qualcosa, perché non molte persone potevano davvero puntare il dito sullo stesso file, e questo è ciò che Figma ha cambiato in modo significativo”.
Secondo Klein, quando si parla di progettazione e collaborazione, l’aspetto chiave è far sentire la voce di tutti e farli partecipare all’intero processo di problem-solving. “Solo in questo modo, anche per le persone meno estroverse è molto più facile contribuire con le proprie idee”, ha aggiunto. “È stato davvero interessante per me vedere il modo in cui ci approcciamo alla costruzione di questa piattaforma, avvicinando diversi team e creando lo spazio in cui possono costruire gli uni sopra le idee degli altri”.
Le persone in futuro continueranno a voler lavorare in modo più collaborativo e si aspetteranno che anche il loro posto di lavoro adotti queste modalità
Tuttavia, tutto questo richiede una cultura della fiducia e dell’inclusione all’interno dei team stessi, accettando di “fallire apertamente insieme”. Ed è proprio questo che Figma voleva permettere: una piattaforma in cui team di qualsiasi dimensione e forma potessero esplorare centinaia di idee sbagliate, spiega Klein, perché per sua natura “esplorare idee significa fallire più e più volte”.
Ma la domanda sorge spontanea: la collaborazione crea davvero prodotti migliori? L’azienda è convinta di sì e ha condotto una ricerca approfondita per scoprire quali atteggiamenti collaborativi possono avvantaggiare la creatività. In un recente report di Figma sull’argomento ha determinato che i gruppi di lavoro che puntano sulla collaborazione possono ottenere performance lavorative fino al 25% superiori.
“Quando diciamo ‘collaborare’ in realtà intendiamo dire che stiamo eseguendo una serie di azioni sincrone e asincrone che sono in tensione e armonia tra loro”, si legge nel rapporto. “Volevamo capire meglio cosa serve alle persone e ai team per collaborare bene, per identificare le lacune e mettere le persone in condizione di migliorare la loro esperienza, quindi abbiamo fatto delle ricerche“.
Un’altra ragione per cui il passaggio a un flusso di lavoro più collaborativo è così efficace è che le persone hanno una reazione emotiva positiva, ha spiegato il Product Designer. “Crediamo che li faccia sentire meglio e più connessi; ad esempio, abbiamo visto i team in remoto travestire i loro cursori per Halloween! Questo significa che le persone in futuro continueranno a voler lavorare in modo più collaborativo e si aspetteranno che anche il loro posto di lavoro adotti queste modalità“.
Sviluppare un ‘design mindest’
Conclusioni di questo tipo fanno realizzare che un modello di design forte può sia rivoluzionare un’industria che sostenerne il successo commerciale, tanto nei servizi fisici quanto in quelli digitali.
Trovare un buon design partner è una vera e propria svolta per una start-up. Oltre a essere il suo primo cliente effettivo, è anche il primo utente che utilizza il prodotto o la tecnologia e ne valuta il funzionamento. Grazie al feedback ricevuto dal partner di progettazione, la start-up può capire quali miglioramenti sono necessari e se il prodotto risolve il problema o il punto dolente per cui è stato progettato.
“Spesso il design è stato visto, soprattutto nei settori tradizionali, come qualcosa che si applica alla fine per dare al prodotto un aspetto e una sensazione gradevoli, per lucidarlo”, commenta Klein. “Credo che il cambiamento che deve avvenire sia quello di considerare il design come una soluzione aziendale, il che significa che deve essere integrato nell’intero processo”.
Introdurre una conversazione strategica sul design nelle primissime fasi dello sviluppo del prodotto offre una maniera più rapida di comprendere appieno qual è il problema da risolvere, per chi e come. “In fondo, il design è solo un modo di considerare il problem-solving, no?”.
L’azienda vede questo spostamento verso strumenti di creatività collaborativa come una tendenza più ampia nell’intero panorama dei software di creazione. “Ci sono molti strumenti denominati ‘Figma for X’ in circolazione che offrono strumenti efficaci per la creatività collaborativa in molti altri settori. I principi fondamentali di vedere la presenza di altre persone attraverso cursori multipli e di poter modificare un file allo stesso tempo già comuni in strumenti come Google Docs, Notion o Spline”, conclude Klein. “Siamo convinti che siamo solo all’inizio di un grande cambiamento verso un’informatica veramente collaborativa”.