Leggi gli approfondimenti dedicati a Palazzo Butera su Domus 1024 e 1025, maggio e giugno 2018.
Palermo. Palazzo Butera e le stanze delle arti
Palermo. Nel 2016 Massimo e Francesca Valsecchi acquistano Palazzo Butera, finanziandone un restauro integrale e un progetto architettonico e museografico per poter aprire al pubblico il manufatto storico.
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- Paola Nicolin
- 06 giugno 2018
- Palermo
Kalsa significa la pura, l’eletta. È un vocabolo di origine araba che dà il nome al primo quartiere della città di Palermo dove aveva trovato dimora l’emiro. Luogo dell’insediamento arabo nel IX secolo, nonché area d’intervento rinascimentale sino ai piani regolatori del Secondo dopoguerra, la kalsa è una maglia di strade ortogonali chiuse tra il porto, l’Orto botanico e la montagna. Oggi prende il nome di Mandamento dei Tribunali, che deriva dalla presenza al suo interno dell’ex tribunale dell’Inquisizione, Palazzo Chiaramonte – Steri, ristrutturato negli anni Cinquanta da Carlo Scarpa e ora sede del rettorato della Università di Palermo. Qui l’ibrido prende il sopravvento e parla di una città multidisciplinare, contaminata, dove tutto va letto a strati. È la cosa più vicina a una Gesamtkunstwerk in 3D: uno spazio plurisecolare che unisce architettura e paesaggio, arti e pensiero in una trama d’istitu- zioni piuttosto unica composta, solo per fare qualche esempio, da Palazzo Abatellis all’Archivio di Stato alla piazza Magione, dal Teatro Garibaldi alla Chiesa dei Santi Euno e Giuliano, da Palazzo Forcella de Seta alla Casa del Mutilato o ancora al Palazzo Ajutamicristo. Proprio in questi e altri siti che nel loro insieme costituiscono una macroistituzione diffusa aprirà Manifesta 12 che in questa edizione intreccia il suo percorso con quello di una nuova istituzione palermitana che prende il nome dal palazzo nel quale ha sede: Palazzo Butera.
Dal 1692 a oggi, Palazzo Butera ha visto succedersi figure che ne hanno plasmato l’identità: dai Branciforte ai Butera ai Moncada ai Lanza, il palazzo trattiene interventi di Paolo Vivaldi, affreschi di Gioacchino Martorana e ancora gli intagli di Girolamo Carretti sino al disegno dello scalone di un giovane Eugèene Viollet-le-Duc. L’acquisizione del palazzo da parte dei Valsecchi risale al 2016. La riflessione sulla trasformazione di una collezione privata in uno spazio dinamico che crea circolarità con altri istituti affonda tuttavia le sue radici nella storia personale della coppia che, che degli anni Settanta a oggi, ha vissuto immersa in una personale koinè culturale. Tra Londra, Milano e i molti altri luoghi di transito, sono state raccolte opere provenienti da tempi e geografie tra i più disparati, scelte da un talento quasi rabdomantico guidato dal solo principio secondo il quale l’arte è tale se appartiene alla sfera della conoscenza, ed è a sua volta la forma di conoscenza più efficace e formidabile perché diversa e accogliente. Questo ecosistema a sua volta pare essere approdato dopo un lungo viaggio alla ricerca di una possibile isola felice, un luogo eletto capace di accogliere la diversità e l’aspetto ‘mancino’ della produzione culturale come ricchezza, consapevole che, come scriveva l’antropologo James Clifford, “i frutti puri impazziscono”.
- Ristrutturazione e restauro di Palazzo Butera
- Marco Giammona
- Giovanni Cappelletti
- Giovanni Cappelletti, Marco Giammona, Tomaso Garigliano
- Dario De Benedictis, Salvatore Pagnotta con Alexia Messina, Amalia Randazzo
- Alessandra Giammona, Marco Giammona, Dino Spitalieri
- Giuseppe di Natale, con Giampiero Urone
- ATI
- Santino Patti, Gaetano Alaimo, Roberto Ciralli
- Vittoria Maniscalco
- 7.065 mq
- in corso