“In ogni questione filosofica seria l’incertezza si estende alle radici stesse del problema. Dobbiamo essere sempre pronti a imparare qualcosa di completamente nuovo”.
Ludwig Wittgenstein, 1950
Oggi, lavorare con il dubbio è inevitabile. L’assoluto è stato sospeso dal relativo e dall’interattivo. Dobbiamo lavorare con sistemi dinamici, anziché stabili, far fronte a programmi contingenti e diversi, anziché semplici e chiari. Non lavoriamo più all’interno di un sistema preciso e perfetto, ma con sistemi intermittenti e incrociati, e con metodi combinati. Abbiamo come condizioni a priori la sospensione dell’incredulità e l’adozione di una visione globale, che diventano fattori fondamentali per lavorare in modo creativo nella scienza, nell’urbanistica e nell’architettura.
Pur lavorando con il dubbio, nutriamo la speranza che si avvii un’opera di protezione, restauro e riforestazione di una porzione di territorio equivalente a quella delle nuove costruzioni urbane, permettendo all’aumento della densità urbana di diminuire lo sprawl distruttivo.
Lavorare con il dubbio diventa normale nel caso di attività intellettuali concentrate. Questo numero di Domus esamina sette metropoli. L’analisi prende avvio da una planimetria della morfologia urbana posta accanto a un’immagine contemporanea di vita vissuta. Il piano a griglia del 1811 di Manhattan è drasticamente diverso dalla struttura territoriale feudale alla base di Tokyo. Negli anni Ottanta, gli accademici sostenevano che l’urbanistica fosse determinata da due forze: la morfologia planimetrica di una città e la sua tipologia edilizia.
Questa dialettica si può ancora applicare alle piccole città e ai paesi, ma perde di validità di fronte alla densità metropolitana, dove la planimetria non è più così determinante. Sono le sezioni dei grattacieli a definire gli spazi urbani. Vivere in queste nuove città può essere un’esperienza molto divertente per via della varietà dei loro spazi, ma anche problematica per le loro ombre. Pur lavorando con il dubbio, speriamo che si avvii un’opera di protezione, restauro e riforestazione di una porzione di territorio equivalente a quella delle nuove costruzioni urbane, permettendo all’aumento della densità urbana di diminuire lo sprawl distruttivo.
In un momento come quello attuale dominato da una urbanizzazione dinamica, prevalgono il dubbio e la fluidità. Nel nostro manifesto di Domus 2023 Confini sfumati rifuggevamo da una rigida categorizzazione tra le discipline, così come su questo numero l’arte e nuovi progetti sono posti in correlazione con la città e i suoi studi creativi. Un futuro in cui l’inquinamento sia meno impattante e anzi diminuisca dovrebbe andare di pari passo con un mondo dove ricchi e poveri vivano in una comunità integrata, su un pianeta che abbia aria rinnovata e acqua purificata. Pianificazioni urbane su larga scala e intelligenti possono fondere paesaggio e architettura, e contemporaneamente ripristinare i paesaggi naturali. La sperimentazione e le iniziative innovative non dovrebbero diventare categoriche o moraliste, ma accompagnare l’esplorazione di tecniche inedite.
Oggi potremmo trovarci di fronte a un cambiamento di paradigma temporale, una dilatazione del tempo. Come per l’”incommensurabilità” o la “discontinuità” di Thomas Kuhn, il momento che viviamo può essere visto senza pregiudizi ideologici o positivisti. Ricordo di aver letto nel Giardino dei sentieri che si biforcano di Jorge Luis Borges (1941) che “non è lo spazio, ma il tempo che si biforca”. Anche se conosciamo le tante diverse configurazioni urbane del passato, non possiamo prevedere in modo chiaro come saranno le città del futuro. Possiamo solo immaginare le architetture e le differenti strutture urbane come una “funzione del divenire” e, insieme a questo divenire, che ci sarà una incessante necessità di una giustapposizione sociale innovativa, di esplorazioni di nuove energie e concetti materiali. Così come le innovazioni ambientali e sociali, anche il senso spaziale e materiale di queste nuove costruzioni può produrre un piacere imprevisto e un’esperienza gioiosa.