Se dico globalizzazione urbana, quali idee, quali esperienze, quali immagini vengono a galla, tentano di esprimersi? A conclusione del mio anno come guest editor di Domus, con Walter Mariotti abbiamo pensato che fosse bene sollevare i problemi di domani, parlare dell’origine delle idee, scovare situazioni non abbastanza discusse o spiegate.
La situazione mondiale non aiuta ad agire o a reagire. Le guerre, le minacce sanitarie, economiche e politiche rimandano alle calende greche le questioni sociali e umanistiche del fiorire degli esseri viventi umani, animali e vegetali essenziali a un equilibrio planetario ecologico comunque vitale in termini brevi e che è importante conservare. I disordini sociali nascono dalle insoddisfazioni vissute oggi oppure previste per il futuro.
Tuttavia, i pericoli ecologici dovrebbero costringere ad agire con costanza e a rinviare tutto ciò che è irragionevole.
Abitare bene è fondamentale per la vita di tutti, è il punto di partenza: senza un felice territorio di vita, nulla può prosperare. La globalizzazione urbana è il risultato di un egoismo privo di coscienza dell’immediato futuro, di un’assenza generale di empatia. La richiesta rivolta agli autori di questo numero di Domus di esprimersi su questo tema è un appello a differenziare un mondo che va impoverendosi nella clonazione di se stesso, che rimpicciolisce e che il più delle volte disprezza le invenzioni e la creatività sensibile. È anche un appello ai politici perché si rendano conto che dall’architettura dipende spesso il piacere di vivere di milioni di persone.
Tutte le proposte che rispondono a questa differenziazione sono oggi positive. Tra esse, Neom è un esempio provocatorio, ed è per questo che, spesso, suscita critiche nonostante un casting architettonico ricco e palesemente molto differenziato. In ogni caso, Neom sarà anche un’imprescindibile testimonianza di un’epoca architettonica e, come ogni invenzione, riceverà critiche a livello mondiale, negative e positive. Animerà i dibattiti, sempre desiderabili, sull’architettura e sulla cultura.
Tutti i punti di vista raccolti per questo numero di Domus sono messaggi per il domani, bottiglie gettate nel mare: cercate di comprenderli e di renderli utili per il futuro dell’umanità, che riguarda la nostra famiglia, il vostro Paese e la nostra Terra. Il mio contributo sull’analisi della globalizzazione urbana consiste nel riattivare e rivisitare la generosa impostazione di Guy Debord e dei Situazionisti, che possiede una pertinenza, una qualità umanistica e un’intelligenza di cui oggi abbiamo grande bisogno.
Su queste basi, è possibile inventare un mondo vivo e felice. Sta alle giovani generazioni ecologiste accendere la fiamma. Ricordo anche l’importanza dell’azione e dell’invenzione concreta che superano la timidezza inibitrice. I buoni sentimenti vanno bene, le idee e le azioni che cambiano il mondo ancora meglio.
Immagine in apertura: Eero Saarinen, Dulles International Airport, Washington DC, 1962. Foto G.E. Kidder Smith