Dal 27 al 30 settembre torna a Verona Marmomac, il più importante appuntamento fieristico mondiale dedicato alla pietra naturale. Anche quest’anno, durante la cinquantaseiesima edizione, la manifestazione conferma il suo impegno in ambito formativo attraverso una serie di attività culturali che coinvolgono il mondo delle università. “Il Politecnico di Bari è profondamente legato a Marmomac, racconta Giuseppe Fallacara, architetto e professore ordinario presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Bari. “La Puglia, dopo Carrara, è il secondo bacino di utenza per l’estrazione della pietra: è un territorio fortemente radicato, sia nella storia che nel paesaggio, alla pietra. Il tema litico è presente presso l’università di Bari a partire dalla sua formazione, quella con Marmomac è una collaborazione di lunga data che prosegue dalla fine degli anni Novanta a oggi”
Giuseppe Fallacara, insieme Domenico Potenza, professore presso il Dipartimento di Architettura dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara è il curatore della mostra “Marmomac Meets Academies” per l’edizione 2022 della fiera. “Le prime esposizioni realizzate in collaborazione con Marmomac racchiudevano l’esito di alcuni corsi in tutta Italia finalizzati alla progettazione in pietra prosegue Fallacara. “Dal 2005 la complessità delle esposizioni è aumentata, accanto allo sviluppo grafico è stato aggiunto quello della prototipazione: le università hanno iniziato a collaborare con le aziende per portare in fiera elementi di product design in pietra ma anche architettonici.”
L’esposizione di quest’anno affronta il tema Italia da scoprire. La ricerca universitaria e il paesaggio dello spazio pubblico urbano, un viaggio tra i territori di pietra e i paesaggi urbani di alcune realtà della provincia italiana insieme alle maggiori sperimentazioni universitarie italiane ed estere tra cui: Università degli Studi di Catania, Università degli Studi della Basilicata, Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, Università degli studi La Sapienza di Roma, Politecnico di Bari, Università di Camerino, Accademia di Belle Arti di Verona, Technische Universität Kaiserslautern, New York Institute of Technology, Polis University, Massachusetts Institute of Technology.
La mostra testimonia la forza (nel tempo) della pietra, alla quale fare riferimento per costruire un rapporto privilegiato tra ricerca e sperimentazione, tra lo spirito umanistico dell’Accademia e le tecnologie avanzate della rivoluzione digitale prodotte dalle aziende di trasformazione dei materiali presenti in Italia. L’allestimento è distribuito attraverso itinerari diversi, lungo il territorio della provincia italiana, che interagiscono nel racconto. Tre i temi principali: i territori di pietra, i paesaggi urbani e le sperimentazioni.
“I protagonisti sono 16 prototipi sviluppati dalle università che in Italia e all’estero si occupano di ricerca nel mondo lapideo in collaborazione con aziende di settore. Questa mostra è un viaggio che parte dalla Sicilia per arrivare al nord Italia, in Trentino, e si conclude all’interno di una stanza di forma circolare, dove un proiettore olografico diffonde immagini spazi contemporanei innovativi, spiega Fallacara che alla domanda quanto conta fare formazione per preparare al mondo del lavoro i progettisti del domani rendendoli consapevoli delle potenzialità del settore lapideo, risponde: “La triangolazione università italiane, fiere di settore e aziende è una strada vincente per il futuro dell’economia italiana. Troppe volte il mondo accademico è orientato al compiacimento autoriale del progettista, segno valido esclusivamente sotto forma di disegno e non realizzazione. Come esponente di una nuova generazione di docenti credo che l’architettura da idea debba trasformarsi in costruzione per compiere il suo ciclo di vita. Credo in un’idea di architettura pragmatica, un nuovo materialismo fatto di conoscenza e rispetto per il materiale per produrre senso ecologico. Le università italiane in futuro dovranno lavorare con le aziende sempre più a stretto contatto, imparando a sporcarsi le mani, interagendo per costruire opere di valore”.