Un capolavoro milanese di Franco Albini

Nel 1939, su Domus 144, Gio Ponti pubblicava la Villa Pestarini. A 80 anni dalla sua costruzione, la casa razionalista è più viva e attuale che mai e fedele al progetto originale di cui conserva anche gli arredi, molti disegnati su misura.

Villa Pestarini by Franco Albini

A pochi passi da Piazzale Tripoli, a Milano, si trova una delle più interessanti case del razionalismo italiano. Il suo autore, Franco Albini (1905-1977), ha solo 33 anni quando progetta Villa Pestarini. Non immagina che, nella lunga vita professionale che ha davanti, non gli capiterà più di fare un progetto simile nel capoluogo lombardo. Sì perché la prima costruzione, che il giovane progettista realizza interamente da solo, rimarrà l’unica villa milanese del maestro. Tantomeno può immaginare che la casa unifamiliare del 1938 diventerà un simbolo dell’architettura italiana di quel periodo. Una chicca fin dalla sua nascita, e ancor più oggi, a 80 anni di distanza, rimasta praticamente inalterata, intatta, anche grazie a un unico passaggio di mano in oltre tre quarti di secolo.

Una storia che ha inizio nella periferia ovest della città, là dove il piano regolatore degli anni Trenta prevede lo sviluppo di ville e case unifamiliari. Il terreno dei Pestarini dà su una stradina corta, che corre tra i prati e termina ad angolo con Piazzale Tripoli. I nomi delle strade della zona evocano l’epoca. Sta nascendo una nuova Milano. Albini è giovane ma ha già dato prova delle sue capacità con allestimenti per mostre, interni per le famiglie dell’alta borghesia milanese e con i primi progetti di gruppo, con altri architetti, di case popolari per la città. 

Da lontano, avvicinandosi, si scorge un parallelepipedo rettangolo, bianco, di due piani più un sopralzo di un ulteriore piano. Colpiscono, lato strada, verso ovest, la grande parete in vetrocemento, nonché le poche finestre quasi a nastro; la casa si svela e si apre a est, verso l’interno, lato giardino, volgendo letteralmente le spalle alla via. Anche una volta entrati, a catturare l’attenzione è la stessa parete, diaframma luminoso, a cui è anteposta – collocata liberamente e non in appoggio al muro perimetrale – una meravigliosa scala con gradini in marmo bianco. L’effetto è di grande trasparenza, quasi di sospensione. La suddivisione dello spazio, estremamente razionale, in quanto a modernità è tutt’oggi sbalorditiva. Il piano terra si compone, lato strada, dai locali di servizio: due ingressi, office, cucina e bagno. Verso il giardino apre invece l’ampio soggiorno della dimensione di ben cinque stanze, illuminato da generose vetrate che danno sulla terrazza al piano, immersa nel verde. Un soggiorno che include pranzo, living più studio, separato dal setto del camino e da una quinta scorrevole in legno a tutt’altezza. Il rilievo dato alla zona giorno non è comune e ha, rispetto alla visione dell’abitare di oggi, l’unico neo della dimensione ridotta della cucina.

Il piano superiore è dedicato alla zona notte con tutte le camere che danno sul giardino, inclusa la stireria che ospita anche la domestica, mentre corridoio e bagni guardano la strada. Un piano seminterrato parzialmente aperto accoglie gli impianti.

La struttura della casa funziona bene per le esigenze della famiglia Pestarini, fino a quando, dieci anni più tardi, chiedono all’architetto di sopraelevare l’abitazione di un piano per ricavarne un ulteriore appartamento indipendente. Albini è contrario, la sua opera nasce e funziona così com’è, ma la necessità e la determinazione dei clienti disposti anche a far realizzare il sopralzo a un altro progettista lo convincono.

Nel 1949, Villa Pestarini acquista dunque un nuovo piano con terrazza sovrastante e ingresso e scala separata. Per la facciata Albini sceglie una soluzione diversa, staccando anche visivamente il sopralzo. 

Villa Pestarini by Franco Albini
Franco Albini, Villa Pestarini, Milano, 1939

I Pestarini si trasferiscono all’ultimo piano e per numerosi anni la villa sottostante viene affittata, infine messa in vendita. Siamo all’inizio degli anni Ottanta. Modesta Sbaragli Ferretti visita la villa. Ha letto un annuncio su il Corriere della Sera. Sta cercando una soluzione abitativa che possa ospitare comodamente la sua famiglia – marito, quattro figli, la madre – e che abbia uno studio. I ragazzi amano la musica e si dedicano a strumenti diversi e la villa sembra perfetta, con il seminterrato e il giardino, importante valvola di sfogo. La casa, a causa dei vari affittuari, è trascurata e Modesta Sbaragli Ferretti, insegnante colta e illuminata, rintraccia lo studio di architettura. Albini è morto da pochi anni ma lo studio – portato avanti tutt’oggi dal figlio Marco e dal nipote Francesco – esiste ancora. Franca Helg, socia dal 1952, recupera disegni e foto originali. Non ha partecipato al progetto ma ricostruisce tutto, fondamentalmente i colori.

Sì perché per Villa Pestarini Albini ha usato il colore: un involucro neutro, bianco con decisi tocchi cromatici; il rosa del bel paravento in vetro dell’ingresso padronale ritorna negli elementi laterali della scala e nei cassoni delle persiane all’interno della casa; il giallo ocra è usato invece per gli stessi cassoni ma all’esterno e per gli infissi, sia dentro sia fuori; il verde fa da trait d’union ed è scelto per cancelli, persiane, elementi verticali della scala; infine, il nero per la quinta a tutt’altezza in legno di pero come il corrimano. Modesta Sbaragli Ferretti vuole ripristinare lo stato originario e fortunatamente tutto è stato preservato. Si concede solo due modifiche che realizza in modo che siano reversibili, come usa per i restauri di opere d’arte. Per fruire meglio della casa trasforma il pranzo nello studio – accorciando il soggiorno di una stanza e tirando sù una leggera parete in cartongesso. In più, trasforma lo studio dietro al camino, aperto sul living, in una cucina di dimensioni adeguate alla sua numerosa famiglia.

Per molti anni la casa viene usata in tutto il suo potenziale grazie ad adeguati spazi interni ed esterni e al seminterrato. Perfetta per crescere quattro ragazzi e ospitare i loro amici a giocare o a fare musica. Perfetta anche per i genitori e per un aggiuntivo spazio studio. Dimensione generosa di 120 m2 circa per piano, adatta a una famiglia numerosa, rara in città, specie con lo sfogo esterno. Le esigenze delle famiglie cambiano, come la loro grandezza, rimodulate dal tempo. I ragazzi sono ormai diventati adulti. Villa Pestarini accoglie oggi, oltre alla signora Modesta Sbaragli Ferretti, i molti nipoti che vengono a farle visita. Tre generazioni, senza contare le due della famiglia Pestarini, hanno potuto godere di questi spazi. Indubbiamente un privilegio. Ma qual è l’aspetto più sorprendente di come intende l’abitare il grande architetto, di cui oggi la Fondazione Franco Albini preserva e documenta l’opera – con mostre, pubblicazioni, spettacoli e visite? La proprietaria non ha dubbi: la grandezza del maestro sta nell’estrema funzionalità abbinata all’estetica.

Villa Pestarini by Franco Albini
Franco Albini, Villa Pestarini, Milano, 1939

Ne è esempio l’uso di differenti pavimentazioni a seconda delle zone: marmo bianco di Carrara per ingresso e corridoio, parquet a listelli per il soggiorno, pietra nera per la scala di servizio e i bagni, cotto per la terrazza e il balcone laterale. E poi, i molti studiatissimi dettagli. La casa ne è piena. Dal paravento in vetro rosa incernierato nell’ingresso alla buca delle lettere che dall’esterno finiscono direttamente in un cassetto all’ingresso, fino al montacarichi per servire la colazione alle camere del primo piano. Forellini circolari apribili, nei cassoni delle persiane, consentono di arieggiare. Molti gli arredi su misura, ancora originali: dall’appendiabiti in ingresso all’armadietto per gli sci in legno di pero nero come la quinta scorrevole a tutt’altezza, dal mobile in legno e vetro della ex cucina al camino in beola bianca con sovrastanti vetrine e nicchie laterali. Anche i bagni con partizioni in vetro e rivestimenti in mosaico hanno conservato l’aspetto di un tempo.

Modesta Sbaragli Ferretti esprime il piacere di abitare un piccolo capolavoro architettonico. Riflette attentamente su come mantenere originale la casa potendone al tempo stesso fruire. Solo sugli infissi ha un dubbio. Chiederebbe volentieri consiglio a un altro maestro, Renzo Piano. Non aveva lavorato con Albini? Villa Pestarini è calda e vissuta nonostante il freddo che in inverno filtra dalle vetrate.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus Paper, in allegato al numero di ottobre 2018 e distribuito gratuitamente a Milano durante i Brera Design Days.

 

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