“Infinito Vão”: i cambiamenti sociali nell’architettura brasiliana
Matosinhos, Portogallo. Da Lúcio Costa a Paulo Mendes da Rocha, una mostra alla Casa da Arquitectura indaga un archivio in espansione.
Il 21 aprile del 1960 la città di Lúcio Costa e Oscar Niemeyer fu inaugurata la nuova capitale federale del Brasile, battezzando il modernismo Brasiliano tra controversie e ovazioni.
Matosinhos, Portogallo. Da Lúcio Costa a Paulo Mendes da Rocha, una mostra alla Casa da Arquitectura indaga un archivio in espansione.
Curata da Yuko Hasegawa con Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa al MOT, “Oscar Niemeyer: The Man Who Built Brasilia” è la prima importante retrospettiva di Niemeyer in Giappone.
Francesco Marini guarda alle zone residenziali di Brasilia in cui la dimensione dell’uomo è metodicamente proporzionata rispetto agli spazi e in cui la selezionata popolazione locale è cresciuta abituandosi a uno stile di vita ideale con ampi spazi pubblici e in rapporto con la vegetazione.
A 8 anni dalla costruzione, Cesare Casati visita Brasilia, raccontandola poi sulle pagine di Domus in bilico fra constatazione e mito della modernità.
«Lo spazio e l'architettura, che cosa sono in fondo? Portami un terreno, portami un programma e, in funzione del programma e del terreno, emergerà l'architettura. L'architettura che noi creiamo si fa con il cemento armato, mentre a terra non esistono molte colonne portanti. In questo modo, l'architettura diventa più sciolta e più audace […]. Bisogna sempre far sì che un palazzo non assomigli a un altro. È lo stesso concetto dell'opera d'arte. Dove si guarda e ci si emoziona è perché si vede qualcosa di differente. L'architettura è invenzione. Il resto è ripetizione e non interessa» (Oscar Niemeyer, 2009)