Molto si è già pubblicato su Brasilia, e molto note sono tutte le polemiche, pro e contro, che ha su citato questa città, nata ex-novo, solo otto anni fa, dal deserto, in un paese eccezionale come il Brasile. La nostra pubblicazione vuole e sere soltanto una documentazione fotografica - con un commento altrettanto istantaneo, da taccuino della Brasilia vivente, della Brasilia del 1966, con le sue possibilità di sviluppo o di autodistruzione, tutte ancora aperte. Questa visita è stata una constatazione, si può dire, di come vive e come può funzionare una città pensata totalmente per l'uomo moderno e per il suo intuibile progresso. Tale è Brasilia, l'unica fra le nuove città, le nuove capitali, che abbia un impianto completo e già in azione.
L'impressione che si ha arrivando a Brasilia è quella che può avere un uomo del passato che capiti all'improvviso in una nostra città. Si ha cioè subito la netta sensazione di trovarsi in un'altra dimensione di spazio e di tempo. Sembra di aver fatto un volo non di tre ore (da San Paolo, una metropoli come tante altre) ma di trent'anni. Di colpo, ci troviamo di fronte ad una unica proposta, che è quella moderna; ripetuta in grandissima scala, con pochissimi elementi. Nessun riferimento ai tradizionali paesaggi urbani cui ci si possa ancorare: non piazze, non viali, non fontane, non cancellate, parchi, colonne, capitelli, ringhiere, balconi, scale. Ma le autostrade nella città, il verde fra le case. Un paesaggio in cui incontrare un astronauta in divisa potrebbe sembrare già normale. E in cui le forme più vecchie sembrano già essere quelle dei veicoli in uso, e dei nostri vestiti, dei nostri "costumi".
Questo cambiamento ci colpisce con violenza. Una di quelle violenze, grandi e piccole, che il progresso fa sempre su di noi, trovandoci sempre impreparati, e che sono il segno che la realtà va più in fretta del nostro apprendimento.
A Brasilia, cinquanta chilometri è "vicino", e mezz'ora di tempo è i nostri "cinque minuti". Per intuire Brasilia bisogna capire la dimensione del Brasile, questa nazione enorme (la quarta nazione del mondo come superficie) piena di squilibri e di potenza, con soli ottanta milioni di abitanti (che si prevedono però raddoppiati entro il 2000), con zone inesplorate, un sottosuolo ricchissimo, e una cultura in formazione, viva, e che ha trovato un suo primo sbocco originale proprio nella architettura moderna, cui partecipa con personaggi di primo piano. Di questo Brasile, Brasilia è l'espressione più vera.
Brasilia è una capitale, bisogna ricordarlo, ambiziosa, e con tutte le carte in regola per esserlo (si sta costruendo una università per ventimila studenti, con edifici lunghi seicento metri, e tutti in precompresso, e interamente prefabbricati). È in una fase di crescita, crescita che solo le confusioni politiche potrebbero arre tare. E se per ora è una città legata alla autorità dello Stato, e quindi non ben vista neanche dalla totalità dei brasiliani, il brasiliano di Brasilia, che si considera il pioniere del Brasile del futuro. è fanatico della sua città.
Brasilia, una città nata nel deserto, e in continuo rapporto col deserto, un deserto che l'intelligenza ha trasformato fino a inventarvi perfino un grande lago. (lI lago artificiale, enorme, di acqua azzurra limpidissima, è già bello; il verde degli alberi, piantati da poco, non ha ancora l'importanza che i desidera. ma il tempo gliela darà l. Una città senza stagioni. Nasce su una terra rossa come un campo da tennis. L'aria vi è pura e limpidi- ima, con dei tramonti favolosi. Con una luce che dal cielo scende fino a terra. La città é illuminata dal sole fino all'ultimo istante, perché non vi sono ostacoli fra la città e l'orizzonte.
A Brasilia si ha la sensazione continua di essere come su un'isola. Una continua linea orizzontale, lontana, azzurra, corre dietro la città: un orizzonte immenso come il mare. La città sorge, isolata, sopra un enorme territorio piano, e non nasconde questa sua condizione eccezionale, ma anzi la valorizza, in ogni suo punto: tutta la sua architettura è orizzontale, ed è sempre "staccata" dal suolo, in modo che attraverso gli immensi pilotis, sia sempre presente in lontananza l'orizzonte della grande pianura. L'urbanistica è tale da farci avere, sempre, la coscienza geografica del luogo in cui ci si trova. E, una volta tanto, dell'epoca in cui si vive. […]