Il linguaggio architettonico di Kengo Kuma (Yokohama, 1956) combina l'architettura vernacolare e le tecniche costruttive tradizionali con tecnologie avanzate. Pur essendo facilmente riconoscibili, i suoi progetti appaiono sempre nuovi e freschi, rivelando un vero interesse per le tecniche costruttive tradizionali, oltre che per l’estetica globalizzata.
Il più celebre tra i suoi recenti progetti è il V&A Museum di Dundee (2018), una rappresentazione fedele della sua visione rispettosa della natura, del paesaggio e delle persone. La torre Hongkou Soho (2015) è un edificio innovativo non solo in virtù della sua delicata facciata che richiama il drappeggio di un vestito, ma anche perché riflette l'approfondita ricerca di Kuma sui grattacieli e sulla creazione di legami comunitari all'interno di densi ambienti urbani.
L'architettura di Kuma ha conosciuto molte fasi: il periodo postmoderno, il periodo anti-oggetto, e il nuovo periodo organico. Nel primo periodo, il suo lavoro ha avuto un forte carattere iconico e ha esplorato l'importanza dei messaggi simbolici dell'architettura. Nella sua fase anti-oggetto, lo studio di Kuma ha spostato l'attenzione verso la "cancellazione dell'architettura", fondendo le strutture nel paesaggio e usando materiali naturali. Il nuovo periodo "organico" riguarda invece un'architettura che nasce dall'analisi strutturale e che non è definita dalla massa, ma bensì da quella che Kuma definisce "molecolarità".
Nell'opera di Kuma l'uso del legno rappresenta una presa di posizione politica. L’architetto ha sottolineato pubblicamente l'importanza di un rapporto equilibrato tra uomo e architettura: dopo il terremoto di marzo 2011 che ha devastato le coste del Giappone, ha ribadito che oggi l'umanità è giunta a un punto di svolta nell'uso delle risorse. Per Kuma, nel XX secolo il protagonista era il cemento armato, una tecnologia che ci ha permesso di costruire oltre i limiti, portandoci a pensare che tutto ci è permesso. L'utilizzo del legno come materiale da costruzione primario è un percorso che invece può portare al recupero del senso delle proporzioni e dell'umanità.
Progetti come Sunny Hills (Tokyo, 2012) si avvalgono di legno e tecniche tradizionali, abbinate a tecnologie software parametriche. La ricerca di Kuma sull'uso del legno come materiale in grado di restituire un senso di umanità è sintetizzata nel suo progetto per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020, con la creazione dell'architettura in legno più grande del mondo: uno stadio da 62.000 posti a sedere.