Fenomenologia e architettura

Partendo da un approccio fenomenologico, From the Things Themselves e Small Tokyo hanno entrambi l'ambizione di rendere accessibili in modo semplice le grandi idee e di comprendere il grande attraverso il piccolo.

Benoît Jacquet e Vincent Giraud, From the Things Themselves: Architecture and Phenomenology, Kyoto University Press / EFEO-École française d'Extrême-Orient, 2012 (pp. 541, JPY 8.000)
Darko Radovic e Davisi Boontharm, Small Tokyo, Flick Studio & IKI-International Keio Institute for Architecture and Urbanism, 2012 (pp. 112, JPY 1.200)

Alla base della fenomenologia vi sta l'idea che qualsiasi oggetto quotidiano possa divenire motore di conoscenza. Non a caso Husserl chiedeva ai suoi studenti di descrivere pacchetti di fiammiferi o buche delle lettere come fossero universi. Quando uno studente durante una lezione gli pose una domanda parlando di grandi idee, il filosofo lo ascoltò per infine chiedergli "Potresti esprimere lo stesso concetto ma in monetine invece che con banconote di grande taglio?". La stessa intenzione si ritrova in From the Things Themselves di Benoît Jacquet e Vincent Giraud e Small Tokyo di Darko Radovic e Davisi Boontharm: rendere accessibili delle grandi idee in modo semplice.

From the Things Themselves offre diversi contributi che legano la fenomenologia di Nishida, Husserl e Merleau-Ponty – fra gli altri – all'architettura. Nel volume, agli studi sulla volontà occidentale di "strutturare" e dare un "arke" logico alle "cose", viene affiancata la necessità orientale di lasciare spazio all'intuizione e ai sistemi aperti. Il libro cerca di rendere manifesto come l'architettura non sia una disciplina che produce soltanto "cose", ma di fatto emerge dalle "cose" stesse da essa prodotte; non disciplina che organizza le "cose", ma in parte generata dalle "cose" stesse che organizza.
Benoît Jacquet e Vincent Giraud, <em>From the Things Themselves: Architecture and Phenomenology</em>, Kyoto University Press / EFEO-École française d'Extrême-Orient, 2012. Dettaglio pagine interne
Benoît Jacquet e Vincent Giraud, From the Things Themselves: Architecture and Phenomenology, Kyoto University Press / EFEO-École française d'Extrême-Orient, 2012. Dettaglio pagine interne
From the Things Themselves presenta diverse realizzazioni architettoniche ponendole in relazione con la fenomenologia: dal mondo virtuale di Second Life, ai paragoni fra templi greci e monasteri Zen, passando per chiese barocche, giardini cinesi e giapponesi e recenti opere di architettura contemporanea. Fra i vari saggi troviamo titoli emblematici quali Inhabiting Nothingness sul senso del vivere contemporaneo, ragionamenti sul superamento del geocentrismo copernicano e anche l'architettura come rappresentazione di un eco carnale. Terunobu Fujimori – nel ruolo che gli si confà di storico – scrive un omaggio a Michelangelo rispolverando l'incontro filosofico fra Kenzo Tange e Martin Heidegger. From the Things Themselves offre la bellezza della materia a chi ama il pensiero, mentre a chi ama la speculazione teorica viene offerta la realtà concreta del fare architettura. Il senso di questo libro fondamentale sta nel comunicare che se si vogliono comprendere "le cose stesse" allora non è alle sole cose concrete che bisogna guardare ma bensì agli esseri umani, alla loro coscienza rapita e affascinata dal mondo degli oggetti.
Benoît Jacquet e Vincent Giraud, <em>From the Things Themselves: Architecture and Phenomenology</em>, Kyoto University Press / EFEO-École française d'Extrême-Orient, 2012. Dettaglio pagine interne
Benoît Jacquet e Vincent Giraud, From the Things Themselves: Architecture and Phenomenology, Kyoto University Press / EFEO-École française d'Extrême-Orient, 2012. Dettaglio pagine interne
La comprensione del grande attraverso il piccolo si ritrova anche nell'agevole Small Tokyo – raccolta di saggi editi da Radovic e Boontharm. Attraverso differenti lenti teoriche Small Tokyo mette in evidenza come a Tokyo convivano due aspetti: quello di un'insostituibile grandezza – non a caso si tratta della metropoli più grande del mondo – e la presenza ubiqua del piccolo. Il libro mostra come negli spazi urbani, negli oggetti architettonici e nelle pratiche che costituiscono la realtà quotidiana della metropoli vi sia una sorprendente - e solo apparente contraddittoria giustapposizione – di questi due aspetti dell'identità di Tokyo. Small Tokyo contribuisce in modo forte a teorizzare positivamente questa apparente incongruità data dal piccolo e dal grande. La prefazione di Paul Waley e una conversazione fra Darko Radovic, Kengo Kuma e Hidenobu Jinnai formano l'impalcatura culturale all'interno del quale si muovono progetti – saggi scritti da stranieri residenti di lungo corso a Tokyo.
La capitale giapponese è talmente immensa che tutto sembra come una collezione casuale di situazioni microcosmiche che vengono assorbite e fagocitate dalla grande scala
Benoît Jacquet e Vincent Giraud, <em>From the Things Themselves: Architecture and Phenomenology</em>, Kyoto University Press / EFEO-École française d'Extrême-Orient, 2012. Dettaglio pagine interne
Benoît Jacquet e Vincent Giraud, From the Things Themselves: Architecture and Phenomenology, Kyoto University Press / EFEO-École française d'Extrême-Orient, 2012. Dettaglio pagine interne
Gli editori, fedeli all'inclusivismo tipico del buddismo zen, includono temi molto variegati che affrontano la miniaturizzazione dell'intimità dovuta allo stato di crisi post-tsunami, il link esistente fra la compattazione del linguaggio e dello spazio giapponese o anche il contributo dato dalle erbacce alla bio-diversità. La provocazione dei sensi dei micro-locali del distretto a luci rosse, i caratteri multiscalari della morfologia urbana, l'urbanesimo ad alta risoluzione, le strategie culturali delle piccole gallerie per creare nodi culturali metropolitani innovativi sono altri tasselli che permettono di aprirsi un varco cognitivo in quella che sembra una metropoli fisicamente e concettualmente labirintica.
Darko Radovic e Davisi Boontharm, <em>Small Tokyo</em>, Flick Studio & IKI-International Keio Institute for Architecture and Urbanism, 2012
Darko Radovic e Davisi Boontharm, Small Tokyo, Flick Studio & IKI-International Keio Institute for Architecture and Urbanism, 2012
La capitale giapponese è talmente immensa che tutto sembra come una collezione casuale di situazioni microcosmiche che vengono assorbite e fagocitate dalla grande scala. Vi è la sensazione che si possa travalicare il concetto di scala fisica e Tokyo risulti come un "olone" che mostra una uguale struttura intima, poco importa se si analizzi un oggetto o l'immagine del cosmo stesso. Il grande e il piccolo risultano misure relative. In definitiva, From the Things Themselves e Small Tokyo si propongono di misurare l'incommensurabile impiegando degli strumenti cognitivi di analisi ancora da testare e che proprio per questo risultano freschi e inediti.
Darko Radovic e Davisi Boontharm, <em>Small Tokyo</em>, Flick Studio & IKI-International Keio Institute for Architecture and Urbanism, 2012
Darko Radovic e Davisi Boontharm, Small Tokyo, Flick Studio & IKI-International Keio Institute for Architecture and Urbanism, 2012
Darko Radovic e Davisi Boontharm, <em>Small Tokyo</em>, Flick Studio & IKI-International Keio Institute for Architecture and Urbanism, 2012
Darko Radovic e Davisi Boontharm, Small Tokyo, Flick Studio & IKI-International Keio Institute for Architecture and Urbanism, 2012

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