Darko Radovic e Davisi Boontharm, Small Tokyo, Flick Studio & IKI-International Keio Institute for Architecture and Urbanism, 2012 (pp. 112, JPY 1.200)
Alla base della fenomenologia vi sta l'idea che qualsiasi oggetto quotidiano possa divenire motore di conoscenza. Non a caso Husserl chiedeva ai suoi studenti di descrivere pacchetti di fiammiferi o buche delle lettere come fossero universi. Quando uno studente durante una lezione gli pose una domanda parlando di grandi idee, il filosofo lo ascoltò per infine chiedergli "Potresti esprimere lo stesso concetto ma in monetine invece che con banconote di grande taglio?". La stessa intenzione si ritrova in From the Things Themselves di Benoît Jacquet e Vincent Giraud e Small Tokyo di Darko Radovic e Davisi Boontharm: rendere accessibili delle grandi idee in modo semplice.
From the Things Themselves offre diversi contributi che legano la fenomenologia di Nishida, Husserl e Merleau-Ponty – fra gli altri – all'architettura. Nel volume, agli studi sulla volontà occidentale di "strutturare" e dare un "arke" logico alle "cose", viene affiancata la necessità orientale di lasciare spazio all'intuizione e ai sistemi aperti. Il libro cerca di rendere manifesto come l'architettura non sia una disciplina che produce soltanto "cose", ma di fatto emerge dalle "cose" stesse da essa prodotte; non disciplina che organizza le "cose", ma in parte generata dalle "cose" stesse che organizza.


La capitale giapponese è talmente immensa che tutto sembra come una collezione casuale di situazioni microcosmiche che vengono assorbite e fagocitate dalla grande scala



