di Roberto Gamba
Leon Battista Alberti architetto, A cura di Giorgio Grassi e Luciano Patetta Banca CR Firenze – Edizioni Scala, Firenze 2006 (pp. 318, s.i.p.)
La Cassa di Risparmio di Firenze dedica a Leon Battista Alberti (1404 – 1472), a seicento anni dalla nascita, un volume, curato da due docenti del Politecnico di Milano, Grassi e Patetta. Il volume è suddiviso in cinque parti, composte ciascuna da una serie di saggi illustrati. Comincia Grassi che introduce al rapporto tra l’”Alberti e l’architettura romana”, sottolineando l’impegno personale di progettista che lo lega al suo lavoro. Descrive il ‘maestro’ come un sapiente architetto filosofo, consapevole delle difficoltà e responsabilità del suo operare.
Cita e illustra, per l’intelligenza, la complessità e la ricchezza delle soluzioni costruttive, il suo progetto di restauro del Santo Stefano Rotondo di Roma, come esempio di intervento conservativo e chiaramente interpretativo di una tipologia costruttiva; il Pantheon e altre architetture romane. Nel secondo scritto, Grassi parla dell’approccio intellettuale di Alberti alla professione, che lo portò a essere trattatista: l’architetto è una figura idealizzata, forse inesistente, che però ha ben chiaro il suo compito propositivo, motore della realtà. Alberti è paragonato a Loos, per il suo teorizzare lo stile, per l’essere esempio umano e culturale, prima che tecnico.
Nel terzo saggio viene analizzato il modo di progettare di Alberti e considerato il fronte del Palazzo Rucellai, che è stato il suo progetto più compiutamente disegnato. Sia all’inizio dei capitoli da lui trattati, che nel testo, Giorgio Grassi riporta brani del De re aedificatoria e li commenta, ponendoli alla base del suo intendimento dell’architettura. Infine, nel nome dell’Alberti e dell’architettura romana, riafferma la sua teoria sulla modernità, sul realismo in architettura, “sull’impossibilità dell’assoluta inadeguatezza e improponibilità di un disegno di rinnovamento dell’architettura, a partire da quell’esperienza”. Conclude richiamando altri esempi che, successivamente all’Alberti, possono essere considerati riferimenti teorici e operativi, nelle epoche successive: Bernini, Boullé, Fischer von Erlach, Schinkel e poi Hilberseimer, Loos, Tessenow.
Ci dà pertanto – essendo lui teorico dell’architettura contemporanea – le ragioni che determinano la continuità nella storia della scientificità e della logica dei modi e dei criteri con cui operare e progettare la costruzione. Stabilisce un parallelo interpretativo tra l’architettura di oggi e quella del passato, rendendo di grande attualità la ‘trattatistica’, di cui l’Alberti è appunto massimo rappresentante rinascimentale e la ‘tendenza’ che è oggi il modo identificativo di un operare impostato sulla ricerca di uno stile, di un procedere razionalmente, di un esprimersi in contrapposizione a una progettualità puramente funzionalistica. Luciano Patetta riferisce invece sulla formazione umanistica, letteraria e tecnica dell’Alberti, descrivendolo come un personaggio di grande erudizione e di impegno intellettuale, enunciandone i trattati e soffermandosi sul De re aedificatoria, di cui descrive la struttura, gli obiettivi e la fortuna editoriale.
Oltre a ciò parla della vita e delle esperienze romane, a Firenze, a Rimini e Mantova; ne commenta l’opera architettonica, ne ricorda le influenze sulla progettazione, su altre opere e architetti del Rinascimento italiano. Alberto Giorgio Cassani – studioso e docente di storia dell’architettura contemporanea e di restauro – riferisce dei rapporti e delle affinità intellettuali rilevati tra l’Alberti e il principe di Rimini, Sigismondo Malatesta, che portarono alla creazione del Tempio Malatestiano. Di questo offre un resoconto dell’iter progettuale, una descrizione dettagliata e una ricostruzione grafica accurata. Riccardo Pacciani – storico e docente a Firenze – riferisce del soggiorno dell’Alberti a Firenze e dei suoi rapporti con artisti e architetti del tempo. Poi descrive nei dettagli, con il supporto di una pregevole documentazione fotografica, ciò che gli è stato attribuito, il Palazzo Rucellai, la facciata di Santa Maria Novella, la Cappella Rucellai a San Pancrazio, la Rotonda della Santissima Annunziata.
Infine Paolo Carpeggiani - storico e docente a Milano e Mantova – parla dei Gonzaga, della corte e dell’esperienza dell’Alberti a Mantova, dove concluse la sua carriera di architetto. Il saggio riferisce dei propositi di rinnovamento urbano del marchese Ludovico, dell’idea che avrebbe portato alla trasformazione di Pienza, per volontà di Pio II e descrive le opere dell’Alberti, il San Sebastiano e il Sant’Andrea. La pregevole riproduzione di opere rinascimentali di riferimento al testo (pitture, disegni, architetture) fa del libro un compendio storico, oltre che un trattato teorico di progettazione, anche grazie a ciò che Grassi indica quale supporto logico all’operare contemporaneo. Tutte le belle illustrazioni provengono dall’Archivio Scala di Firenze, che è, a livello mondiale, un’importante fonte di immagini sulle arti visive. Roberto Gamba Architetto
Alberti e i moderni
Leon Battista Alberti architetto, A cura di Giorgio Grassi e Luciano Patetta Banca CR Firenze – Edizioni Scala, Firenze 2006 (pp. 318, s.i.p.)La Cassa di Risparmio di Firenze dedica a Leon Battista Alberti (1404 – 1472), a seicento anni dalla nascita, un volume, curato da due docenti del Politecnico di Milano, Grassi e Patetta.
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- 01 febbraio 2007