Winy Maas (Schijndel, Paesi Bassi, 1958) è un architetto, urbanista e teorico delle due discipline, e dalla metà degli anni ’90 s’impone sulla scena globale come una delle figure di maggior rilievo nel campo del progetto a tutte le scale. Studia prima come paesaggista all’RHSTL Boskoop, per poi ottenere la laurea in Architettura alla Delft University of Technology, nel 1990. Il suo percorso di formazione complesso anticipa l’interesse per un approccio multidisciplinare, che caratterizza tutta la sua carriera.
Dopo pochi anni presso l’Office of Metropolitan Architecture, a fianco di Rem Koolhaas, nel 1993 Winy Maas si associa con il collega di OMA Jacob van Rijs e con Nathalie De Vries, che lavorava al tempo da Mecanoo, per fondare lo studio MVRDV (acronimo che racchiude le iniziali dei tre partners). Le influenze di due dei più grandi studi olandesi dell’epoca convergono nel nuovo sodalizio, la cui traiettoria prosegue per certi versi quella già impostata da Koolhaas, pur con notevoli innovazioni ed elementi di originalità.
L’edificio con cui MVRDV s’impone sulla scena mondiale è una residenza per anziani ad Amsterdam. Nel complesso WoZoCo (1994-1997) si riconoscono già alcuni temi fondamentali su cui MVRDV si concentrerà negli anni successivi: sul piano volumetrico, la concezione dell’edificio come accostamento di solidi; sul piano linguistico, un generale eclettismo che rifiuta qualsiasi purismo e non esita, ad esempio, a fare ampio uso di colori non elementari; sul piano tecnologico, la volontà di sperimentare soluzioni anche “muscolari”, come gli sbalzi decisamente audaci di alcune unità abitative.
WoZoCo è un edificio che segna un’epoca, e non a caso conquista la copertina di Superdutch, l’importante volume pubblicato nel 2000 in cui il critico Bart Lootsma include MVRDV tra i co-protagonisti (con Wiel Arets, UN Studio e West 8, tra gli altri) di quella che definisce come “la seconda modernità olandese”.
In parallelo ai primi incarichi, l’attività di Winy Maas e di MVRDV si suddivide, come già quella di OMA, tra il progetto e la ricerca teorica, considerata come parte integrante e supporto fondamentale del primo. Quasi contemporanee al rivoluzionario S,M,L,XL di Koolhaas (1995), Farmax (realizzato tra il 1994 e il 1998) e Metacity/Datatown (1999) sono pubblicazioni imponenti, sul piano dimensionale e delle loro ambizioni culturali.
Attraverso queste due ricerche, Maas chiarisce le tematiche che vuole esplorare, innanzitutto la questione della densità, e spiega le strategie che intende mettere in atto per la sua investigazione. Apertamente schierato contro ogni pretesa di autonomia della disciplina architettonica, Maas sottolinea l’importanza dell’analisi numerica, del dato. Secondo Aaron Betsky, “i progetti di MVRDV puntano a trasformare l’informazione statistica astratta in forma concreta”. Negli anni successivi, pubblicazioni come Costa Iberica. Upbeat to the leisure city (1998) e KM3. Excursions on capacities (2005) riprendono e aggiornano le modalità di comunicazione impostate da Farmax e Metacity/Datatown.
Molti edifici costruiti a cavallo del millennio possono essere interpretati innanzitutto come esiti progettuali dell’approfondimento teorico sulla densità. La villa VPRO, sede degli uffici di una compagnia televisiva a Hilversum, sempre nei Paesi Bassi (1994-1997), rifiuta la tradizionale sovrapposizione di solette per configurarsi come un unico open space articolato su più livelli interconnessi. A Borneo Sporenburg, la più importante area di espansione di Amsterdam dell’epoca, realizzata su masterplan di West 8, MVRDV realizza due case unifamiliari. Situate su lotti particolarmente angusti, sono concepite come dei contenitori, nel cui interno vuoto si organizzano liberamente piattaforme aperte e volumi chiusi. Infine, il Padiglione Olandese all’Expo di Hannover (2000) è un’architettura dimostrativa, una rappresentazione didascalica degli effetti dell’accumulazione verticale delle funzioni, oltre che una riflessione ironica sull’artificialità del territorio della nazione europea.
Il programma residenziale resta uno dei principali campi di sperimentazione per Winy Maas e per MVRDV. Alla celebre stecca del Silodam (1995-2002), che emerge dalle acque del porto di Amsterdam come un vero e proprio tetris di container, seguono le case indipendenti dell’Hageneiland Housing di Ypenburg (2000-2003), e ancora i progetti madrileni del Mirador (2001-2004) e dell’edificio Celosia (2009).
Nel 2008, Winy Maas attiva una nuova piattaforma di ricerca, co-fondando The Why Factory, istituto di ricerca e formazione con sede alla Delft University of Technology, di cui MVRDV progetta gli spazi di lavoro. Nelle sue parole, il laboratorio “analizza, teorizza e progetta città future. Immagina e propone società e città ipotetiche, passando dalla scienza alla fantascienza e viceversa”. Maas ribadisce così l’inquadramento della sua attività tra i poli della ricerca e del progetto, ma anche tra quelli della prefigurazione concettuale di città possibili e la trasformazione fisica della realtà esistente. A questo proposito, è da segnalare la partecipazione di MVRDV all’importante concorso per la risistemazione del quartiere de Les Halles di Parigi (2004), oltre che i lavori in corso sui piani urbani di Bordeaux (dal 2010) e di Almere Oosterwold (dal 2011).
Progetti recenti come la Glass Farm di Schijndel (2013), la Markthal di Rotterdam (2014), le Crystal Houses di Amsterdam (2016), la riconversione della strada sopraelevata Seoullo 7017 a Seul (2015-2017) e la Biblioteca Tianjin Binhai (2017) confermano la capacità di Winy Maas e di MVRDV di conservare una certa attitudine sperimentale, pur temperata da una notevole dose di pragmatismo, necessario per rispondere a una quantità di commesse in continua crescita.
Nelle parole di Bart Lootsma (2000):
Nel corso del processo progettuale [di Winy Maas e MVRDV, NdR], le differenze e i conflitti tra tutti i datascapes è oggetto di negoziazione tra i soggetti coinvolti, fino a raggiungere un punto che permette la realizzazione del progetto. Queste differenze, però, non sono mai smorzate o ridotte ad una loro sintesi. Questa presa di posizione netta conferisce agli edifici un carattere impudente, pragmatico, leggermente anarchico