Hugo Alvar Henrik Aalto, noto come Alvar Aalto, nasce a Kuortane, nei pressi di Helsinki, il 3 febbraio 1898. Considerato il più importante architetto finlandese del XX secolo, è stato anche designer e urbanista di fama mondiale, indicato tra i maestri del Movimento Moderno - benché di una generazione più giovane rispetto a Le Corbusier e Mies van der Rohe – e indiscusso leader dell’architettura organica europea. Formatosi sotto la guida di Armas Lindgren (esponente della corrente del Romanticismo finlandese, che in parte influenzerà le primissime costruzioni di Aalto), ha viaggiato in tutta Europa, acquisendo una vasta conoscenza delle tendenze contemporanee in campo architettonico e artistico e visitando alcuni territori – tra cui l’Italia – che lasceranno un profondo segno nel suo modo d’intendere la città.
Alvar Aalto
«L’oggetto standardizzato non deve essere un prodotto finito, al contrario deve essere prodotto in modo che l’uomo, con le sue valenze individuali, sia in grado di completarlo» (Alvar Aalto, 1935)
Dopo aver conseguito una laurea in architettura al Politecnico di Helsinki nel 1921, inaugura – due anni più tardi - il primo studio professionale nella città di Jyväskylä (per poi trasferirsi a Turku), occupandosi sia di design, sia di architettura: tra le opere di questo periodo, interessanti sono la Casa del Popolo di Jyväskylä (1924-1925), in cui realizza una spettacolare vetrata decorata con disegni ispirati alle formelle del Tempietto del Santo Sepolcro per Giovanni di Paolo Rucellai (opera di Leon Battista Alberti), e la chiesa di Muurame (1926-1929), prima significativa riflessione sul tema della similitudine tra paesaggio italiano e finlandese.
Alto scriverà:
La chiesa degli eremitani nella piccola città di Padova ha qualche affresco del Mantegna; in uno di essi il paesaggio predomina. […] Fu il dipinto del Mantegna che mi fece analizzare la topografia delle città finlandesi. Anche noi abbiamo colline, che sono a volte reminiscenze della sacra terra della Toscana
Al periodo dell’esordio appartengono anche le prime riflessioni sul tema della casa prefabbricata e dell’alloggio minimo, centrali in opere come gli appartamenti standard Tapani realizzati a Turku (1927-1929) e l’arredo modello presentato all’esposizione “La casa minima”, svoltasi a Helsinki nel 1930. Ancora giovanissimo, Alvar Aalto incontra il favore della critica internazionale quando progetta e costruisce la celeberrima biblioteca di Viipuri (1927-1935), arredata – con la collaborazione della neo-moglie Aino Marsio – con i famosi sgabelli impilabili in legno curvato (ancora oggi prodotti da Artek, l’azienda di mobili fondata dallo stesso Aalto nel 1935 con la famiglia Gullischen, per cui costruirà la villa Mairea, capolavoro del 1938) e le sedute “Ibrida”: un unico foglio di compensato curvato, per la seduta e lo schienale, poggiato a sbalzo su un basamento in tubolare d’acciaio.
Di lì a poco, viene inaugurato il cantiere del sanatorio di Paimio (1929-1933), campo di sperimentazione delle teorie di Alvar Aalto su temi come ergonomia e confort ambientale, inseguiti attraverso lo studio non tanto di un generico uomo moderno – standardizzato nelle proprie proporzioni, secondo un modello quale potrebbe essere il modulor di Le Corbusier – quanto dell’utente finale a cui architettura e design sono destinati, con i propri effettivi bisogni: così, a Paimio le omonime poltrone dalle linee modernissime non hanno l’ormai consolidata struttura metallica di derivazione Bauhaus, bensì un supporto ligneo, perché il metallo è freddo e crea disagio al contatto con la pelle umana, e curvo, perché è la curva che appartiene al mondo naturale e dell’uomo (non l’angolo retto); i lavabi posizionati nelle camere di degenza hanno sagome particolari, studiate in modo da evitare il rumore prodotto dall’acqua corrente che batte sulle pareti dei lavabi medesimi e che potrebbe disturbare i compagni di stanza; le finestre aperte sul verde circostante hanno parapetti di appoggio di altezza ridotta, per far sì che il paziente costretto a letto tutta la giornata possa comunque godere del panorama.
Interessanti a proposito le parole dello stesso Aalto, che meglio descrivono le scelte compiute per la seduta Paimio: “la sedia in acciaio tubolare è certamente razionale dal punto di vista tecnico e strutturale: è leggera, si presta alla produzione in serie e così via. Ma l’acciaio e il cromo non sono soddisfacenti sul piano umano. L’acciaio è un conduttore di calore troppo efficacie. Le superfici cromate riflettono la luce in modo abbagliante, e persino acusticamente sono inadatte a una stanza” (in “L’architettura e l’uomo”, 1940).
Raggiunta la fama mondiale già alla fine degli anni Venti, divenuto membro permanente dei CIAM, in seguito Alvar Aalto lavora anche a Zagabria, Vienna e Parigi: nella capitale francese realizza il padiglione della Finlandia alla fiera mondiale del 1937, seguito due anni più tardi da quello per la New York World's Fair, dominato da una parete inclinata verso l’interno e curva, interamente rivestita in legno biondo, che visivamente richiama la sinuosità dei fiordi e materialmente la tecnica costruttiva tradizionale della sua madrepatria. Dopo la guerra, l’attività di Aalto si estende alla progettazione di intere aree urbane (la ricostruzione della città di Rovaniemi, tra il 1944 e il 1945; il centro culturale di Helsinki; 1959, il centro civico di Saynatsalo 1947-1952; il Politecnico di Otaniemi, 1955-1964) e regionali (il piano per Imatra, 1947-1953). Dal 1943 al 1958 è a capo dell'associazione degli architetti finlandesi, e tra il 1946 e il 1948 è visiting professor al Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, presso cui costruisce un’altra famosissima opera: il dormitorio conosciuto come “Baker House” (1947-1948), sublimazione dell’uso del mattone che di lì a poco porterà al limite della sperimentazione, con la casa costruita a Muuratsalo per la seconda moglie, Elissa (1953).
La Baker House, in particolare, ben simboleggia l’approccio progettuale di Alvar Aalto: un edificio che si sarebbe facilmente prestato a essere sommatoria e ripetizione di alloggi-tipo, identici tra loro, trae invece dal contesto che lo circonda lo spunto per divenire uno straordinario esempio di adattamento al luogo e alle esigenze di ognuno: è fiancheggiato da un corso d’acqua che diviene lo sfondo verso cui orientare le piccole celle degli appartamenti per gli studenti, ognuno dei quali deve avere la propria vista e la propria privacy. Dunque, Aalto disegna il complesso come sequenza di schegge, incuneate lungo uno stretto corridoio distributivo, che poi si aprono a ventaglio e nell’insieme descrivono una facciata sinuosa. Ognuno degli alloggi è dotato di arredi realizzati su misura e il tema del ventaglio viene riproposto, qualche anno più tardi, quando Alvar Aalto progetta l’edificio per appartamenti Neue Vahr a Brema (1958-1962), che però adotta tecniche costruttive prefabbricate, completamente diverse dal mattone.
Attraverso le parole di Kenneth Frampton
Aalto apparteneva alla generazione esistenzialista di intellettuali nordeuropei secondo i quali, per usare i verbi di Martin Heiddeger, “costruire, essere, abitare e coltivare” erano considerati parte integrante della stessa risposta socio-organica alle condizioni dell’esistenza
- 1898-1976
- architetto, designer