Le opere d’arte create con AI grazie a Lenovo

Dieci artisti italiani hanno usato il nuovo pieghevole di Lenovo della linea Yoga, dedicata ai creativi, per produrre opere d’arte. Il risultato, a tratti spiazzante, è stato esposto al Meet Digital Culture di Milano. 

Al Meet, il centro dedicato ad arte e cultura digitale di Milano, una mostra ha raccontato un recente esperimento, quello di creare arte con l’Intelligenza Artificiale, in cui si sono cimentati dieci artisti (umani, forse conviene sottolinearlo). Ma l’AI può fare dell’arte? No secondo molti, tra cui una voce autorevole come quella di Ted Chiang, forse il più importante scrittore di fantascienza in circolazione (ma anche programmatore), che ha recentemente pubblicato sul New Yorker un articolo dal titolo perentorio: “Why A.I. Isn’t Going to Make Art (Perché l’intelligenza artificiale non farà arte)”. Questa mostra vuole proprio dimostrare il contrario.

“Chi sostiene che con l’Ai non si possa fare arte perché non si compiono abbastanza scelte, cade in un errore banale: come si possono calcolare tutte le scelte che una persona compie prima di arrivare a inventare un’opera?” osserva Francesco D’Isa, scrittore e filosofo nonché uno degli artisti coinvolti nella mostra insieme a Roberto Beragnoli, Alessandra Condello e gli altri. Tutti e dieci hanno utilizzato per creare le loro opere lo Yoga Slim 7x, il primo computer Lenovo con a bordo Copilot+, l’intelligenza artificiale di Microsoft. 
 

Estratto di Viaggio in Italia di Francesco Beragnoli: Un documentario che esplora l'esistenza attraverso una "simulazione matematica" dei ricordi.


Il messaggio che gli artisti partecipanti hanno voluto trasmettere è chiaro: l’AI non sostituisce il pensiero umano, ma è uno strumento da padroneggiare, al pari di un pennello, una matita o qualsiasi altro mezzo espressivo. Come le avanguardie artistiche che, per loro natura, sono destabilizzanti, scioccanti e innovative, anche l'uso dell’AI offre nuove possibilità, senza rimpiazzare la creatività dell’artista.

Yoga Slim 7x Gen 9

E infatti, dalla scelta dello strumento all’espressione dell’idea, i risultati andati in mostra al Meet sono piuttosto spiazzanti: Me-Me di Mauro Martino è una sequenza video di autoritratti, in cui la distorsione del contesto e della persona riflette l’alienazione nella Milano contemporanea; il duo di Accurat Studio ha realizzato una metaopera che analizza l’evoluzione dell’arte occidentale attraverso le informazioni acquisite dall’AI, rimettendo in discussione quella che, agli occhi di tutti, è sicuramente arte; e ancora, Lorenzo Bacci e Flavio Moriniello hanno documentato la cultura rave attraverso la lente dell’intelligenza artificiale. Lo stesso Francesco D’Isa partecipa con un lavoro pittorico-digitale, spingendo l’AI all’errore ed esplorando il ruolo dello sbaglio nella creazione artistica.

Questo è solo un primo passo. Valerio Borgonovo, curatore della mostra, si lascia sfuggire che il passaggio successivo potrebbe essere un allestimento che mette al centro i prompt, cioè le istruzioni date a un sistema di intelligenza artificiale, perché “l’AI ci insegna a smettere di cercare risposte e iniziare a capire come fare le domande giuste”.  

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