Incaricato dall’esercito indiano, R+D Studio ha progettato un avamposto pilota a 14.000 piedi vicino al Passo Razdan, nella regione del Jammu e Kashmir a nord dell’India, un punto strategico quanto climaticamente ostile trovandosi in una regione montuosa soggetta a forti nevicate invernali. 

L’innovazione del bunker, infatti, è finalizzata a migliorare le condizioni dei soldati, oltre a fornire una soluzione alternativa alle tecniche costruttive obsolete. “Oggi il mondo si trova in una situazione in cui l’innovazione nei materiali da costruzione non è solo un’idea ma un obbligo” sostiene Shridhar Rao, partner di R+D Studio.

Ispirato alle costruzioni con sacchi di sabbia, che possono essere rapidamente riempiti e posizionati sul campo, lo studio ha progettato blocchi cavi in silice composita realizzati interamente con polvere di fonderia riciclata e rifiuti di plastica, e successivamente riempiti di terra. L’assemblaggio avviene con il solo utilizzo di un martello e le pareti sono formate da tre strati, partendo dalla base, riducendosi a uno strato solo alla sommità.

Shridhar Rao, partner di R+D Studio

L’utilizzo della terra porta una serie di vantaggi: contribuisce a mantenere confortevole la differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno, fornisce alla costruzione resistenza al fuoco e, trattandosi di un riempimento a secco, permette di riusare i blocchi una volta disassemblati, allungandone il ciclo di vita.

Si tratta quindi di un modello ripetibile e potenzialmente utilizzabile non solo per scopi militari, ma anche come rifugio dei civili, forse un minuscolo ma indispensabile passo per fronteggiare le crisi umanitarie che stiamo vivendo.