Per il numero di novembre di Domus, la guest editor Toshiko Mori propone una riflessione sulla dimensione temporale e della sua influenza nel campo della progettazione e delle arti. Nel suo editoriale, racconta dell’accelerazione del cambiamento avvenuta negli ultimi decenni, esasperata dalle “crisi climatiche, finanziarie, socio-economiche, politiche o di identità culturale e di valori”. Nelle nostre esistenze, questo fenomeno ha provocato la rimozione del concetto di permanenza e ha messo in primo piano la consapevolezza dell’instabilità delle cose.
Dopo l’editoriale della guest editor, il saggio di Rahul Mehrotra – docente di urbanistica ad Harvard Gsd e fondatore di Rma Architects – racconta le città indiane partendo dall’analisi dell’articolazione temporale e dell’uso dello spazio. Il secondo saggio dell’architetta, designer e docente di New York J. Yolande Daniels racconta The Black City Astrolabe, esposto alla Biennale Architettura 2023: una mappa tridimensionale e un ciclo di narrazioni di 24 ore che ricostruiscono la diaspora africana delle donne.
L’architetta cofondatrice di French 2D Jenny French riflette, invece, sul tema delicato e sfuggente del comfort, attraverso progetti dello studio, sia realizzati sia speculativi. Farshid Moussavi, architetta, docente ad Harvard Gsd e fondatrice dello studio Fma di Londra, racconta i complessi residenziali disegnati negli anni Settanta da Renée Gailhoustet e Jean Renaudie a Ivry-sur-Seine. I principi di cui queste opere sono portatrici – varietà, collettività e comunione con la natura – offrono un modello valido per ripensare l’abitare contemporaneo.
Tutta l’evoluzione della scienza indica che la migliore grammatica per pensare il mondo sia quella del cambiamento, non quella della permanenza. Dell’accadere, non dell’essere. Si può pensare il mondo come costituito da cose, sostanza, entità, qualcosa che esiste. Che permane. Oppure pensare che il mondo sia costituito da eventi, accadimenti, processi. Qualcosa che succede, che non dura, che è un continuo trasformarsi. Che non permane nel tempo
Carlo Rovelli, L'ordine del tempo, Adelphi, Milano 2017
Nella sezione Architettura, vengono presentati due nuovi interventi per i centri di comunità Pilares di Workac e Ignacio Urquiza Arquitectos a Città del Messico; i progetti umanitari in Ucraina di Shigeru Ban Architects e Voluntary Architects’ Network; il Sixth Street Viaduct a Los Angeles, un’infrastruttura come luogo della collettività, di Michael Maltzan Architecture; e un centro comunitario a conduzione femminile (Wlcc) di Marina Tabassum Architects in Bangladesh.
Nelle pagine dedicate al Design vengono presentati tre progetti Alsar-Atelier in Colombia; una nuova forma di progettazione partecipata proposta da Low Design Office (LowDO) in Ghana, ad Accra; e il lavoro dell’ingegnere strutturista Mike Schlaich, che tocca le problematiche legate alla sostenibilità e al cambiamento climatico e riflette sui cicli di vita dei materiali.
Infine, nella sezione Arte, le protagoniste sono Shahzia Sikander e Lois Dodd. Sikander, artista nata in Pakistan, racconta il suo lavoro di rilettura della miniatura storica in chiave antimonumentale, con cui denuncia la presenza strutturale delle disuguaglianze di genere e razziali nella società. Toshiko Mori intervista l’artista americana Dodd, le cui opere, realizzate nell’arco degli ultimi 70 anni, s’incentrano sui paesaggi del Maine e indagano un quotidiano affascinante e complesso.
Le pagine del Diario, dedicate all’attualità, come di consueto si aprono con la rubrica Viaggio in Italia, di Walter Mariotti. Il Direttore Editoriale di Domus fa tappa nella città ideale di Tomaso Buzzi, La Scarzuola, in provincia di Terni. Francesco Franchi, nella sua rubrica Grafica, racconta della nuova immagine coordinata della Rhode Island School of Design (Risd) creata dall’agenzia newyorchese Gretel nel 2022. Loredana Mascheroni racconta, invece, della nuova sedia per ufficio di Antonio Citterio, che si chiama Acx ed è prodotta da Vitra. Gabriele Neri, in Archisatire, ci parla dell’ironia di Ugo La Pietra. Tra i progetti, Giulia Ricci presenta la Casa Funeraria Luce a Trezzo sull’Adda di Studio Wok, un’architettura che lavora sul tema del conforto. Alessandro Benetti racconta “un’architettura di legno con le gambe”: il nuovo Pedrali Pavilion disegnato da Amdl Circle e Michele De Lucchi per l’azienda bergamasca. Cristina Moro, in Mnemosine, presenta la riedizione in chiave Pop della lampada Pipistrello progettata da Gae Aulenti nel 1965 e prodotta da Martinelli Luce.
Nella rubrica Punti di Vista, Giulia Ricci dialoga con la presidente di Aiapp Maria Cristina Tullio e con Henri Bava, fondatore di Agence Ter e presidente di Ffp, sulla proposta di legge europea per il ripristino della natura e degli habitat. Nella doppia intervista emerge che la nostra più grande opportunità di accrescere la biodiversità sono le città.
Questo mese, con Domus 1084, esce il supplemento Contract, che ha per copertina un lavoro dell’illustratrice sudcoreana Ami Shin. La pubblicazione segue quattro direttrici principali che si relazionano con le forniture: la residenza, gli uffici, l’ospitalità e il mondo della navigazione.