Le foto che hanno vinto il World Press Photo 2023

Dalla guerra in Ucraina al regime dei talebani, dai conflitti per l’utilizzo dell’acqua e ai cambiamenti del paesaggio dovuti all’emergenza climatica: ecco le immagini.

Il World Press Photo Contest ha rivelato i vincitori dell’edizione 2023. Dalla guerra in Ucraina, passando per il regime dei talebani in Afghanistan fino ai conflitti per l’utilizzo dell’acqua in Asia Centrale e le deportazioni a causa della crisi climatica in Egitto, il premio vuole sottolineare l’importanza della fotografia documentaristica.

I quattro vincitori assoluti sono il fotografo ucraino Evgeniy Maloletka con “Mariupol Maternity Hospital Airstrike” per la sezione Photo of the Year; il fotografo danese Mads Nissen, con “The Price of Peace in Afghanistan” per la sezione Story of the Year; la fotografa armena Anush Babajanyan, con “Battered Waters” per il Long-Term Project Award; e il fotografo egiziano Mohamed Mahdy, con “Here, The Doors Don’t Know Me" per l’Open Format Award.

Maloletka è stato uno dei pochi fotografi presenti a Mariupol all’inizio di marzo 2022. “Siamo venuti a Mariupol solo un giorno prima dell’invasione. Per venti giorni abbiamo vissuto con i paramedici nel seminterrato del Mariupol Maternity Hospital e nei rifugi con i civili, cercando di raccontare la paura degli ucraini. [... ] Vorrei cancellare dalla memoria questa immagine, ma non ci riesco”, ha dichiarato. Nissen mostra invece la vita quotidiana delle persone in Afghanistan sotto il regime dei talebani, dopo che gli Stati Uniti e i loro alleati si sono ritirati dalla nazione nel 2021.

Babajanyan ha poi passato anni a documentare l’interdipendenza delle risorse idriche tra Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Dopo anni di cooperazione pacifica, però, i fiumi Syr Darya e Amu Darya sono recentemente diventati una fonte di conflitto a causa della siccità e della cattiva gestione dell’acqua. Infine, il progetto di Mahdy mostra come l'innalzamento del livello del mare influenzi dal punto di vista sentimentale, e non solo, Al Max, un villaggio di pescatori lungo il canale di Mahmoudiyah ad Alessandria d’Egitto. Nel 2020, infatti, il governo egiziano ha iniziato a spostare con la forza i residenti del villaggio e a demolire le loro case. “Il mio progetto parla della perdita della memoria, così come della scomparsa della nostra cultura e della nostra identità,” ha detto Mahdy.

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