Il numero di giugno di Domus 1069 si concentra sulla ricerca di sincerità nella progettazione architettonica. Il Guest Editor 2022 Jean Nouvel nel suo Editoriale racconta di come ognuno di noi sia in grado di arricchire il mondo con le proprie idee ed identità: frutto della somma delle proprie esperienze di vita. “Si tratta di un processo generoso, spesso sorprendente, inventivo ed emozionante quando la sfumatura “mette insieme due sogni” e la terra con il cielo. Mi piacciono questi avventurieri che trasportano e combinano tra loro misteri, questi cittadini del mondo che sono capaci di arricchirlo”. Segue nei Saggi Mohammad al-Asad, fondatore del Center for the Study of the Built Environment di Amman, il quale dedica la sua ricerca all’identità dell’architettura moderna e contemporanea islamica. Successivamente una riflessione di David Robson su Geoffrey Bawa, architetto che operò sopratutto in quella che era all’epoca la colonia della corona britannica di Ceylon. Bawa capì che il Modernismo tropicale, trascurando la cultura e il contesto, non avrebbe potuto adeguarsi al caldo umido del contesto a disposizione.
Domus 1069 è in edicola, un numero dedicato alla sincerità, con un focus su Kéré
Il magazine di giugno si focalizza sull’autenticità in architettura, con un approfondimento sull’opera del Pritzker 2022 Diébédo Francis Kéré. Sfoglia la gallery per scoprire i contenuti della rivista.
Testo Jean Nouvel. Foto © Roland Halbe
Testo Mohammad al-Asad. Foto Hélène Binet
Testo David Robson. Foto © Sebastian Posingis
Testo Andres Lepik. Foto Astrid Eckert
Testo Andres Lepik. Foto Jaime Herraiz for Kéré Architecture
Testo Andres Lepik. Foto Erik-Jan Ouwerkerk
Testo Andres Lepik. Foto Erik-Jan Ouwerkerk
Testo Andres Lepik. Foto Iwan Baan. Courtesy of Tippet Rise/Iwan Baan
Testo Andres Lepik. Foto Kinan Deeb for Kéré Architecture
Testo Wallmakers. Foto Jino Sam
Testo Alessandro Benetti. Foto João Morgado
Testo Equipo de Arquitectura. Foto Federico Cairoli
Testo Chiara Testoni. Foto Marcos Zegers
Testo Giulia Ricci. Foto Fabian Ong
Testo Angela Maderna. Foto © Li Wei
Testo Jasper Morrison e Fabrice Domercq. Foto © Jasper Morrison Ltd – Office for Design
Testo Takuto Ohta. Foto Takuto Ohta
Testo Gaetano Pesce. Foto © Hélène Binet
Testo Cecilia Fabiani. Foto Alessandra Chemollo
Testo Valentina Petrucci. Immagine © 2022. Kimbell Art Museum, Fort Worth, Texas / Art Resource, NY / Scala, Firenz
Testo Walter Mariotti. Immagine SCE Project + SSA Scandurra Studio Architettura
Testo Elena Sommariva. Foto Finemateria
Testo Marianna Guernieri. Foto Studio Amos Fricke
Testo Walter Mariotti. Foto Tatsuya Tanaka
Foto Cecilia Fabiani. Foto Giovanni Gastel
Testo Elena Sommariva. Foto Spacon & X
Testo Marianna Guernieri. Foto Francesca Moscheni
Testo Loredana Mascheroni. Foto Flos
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- La redazione di Domus
- 06 giugno 2022
La prima parte della sezione Architettura è dedicata all’opera dell’architetto Diébédo Francis Kéré, recentemente premiato dal prestigioso Pritzker Prize. il premio rappresenta un riconoscimento dell’approccio distintivo di Kéré nello sviluppare, a partire dalla sua doppia identità culturale, nuove strategie progettuali, efficaci non solo nei Paesi subsahariani, ma anche in altre regioni del mondo. Tra i suoi progetti vediamo in rassegna il SKF-RTL Children Learning Centre, centro didattico per bambini di età compresa tra i quattro e i 14 anni in Kenya, l’Opera Village Laongo, l risultato della collaborazione tra Kéré e Christoph Schlingensief, e ancora il Centre for Health and Social Welfare, pensato per fornire servizi sanitari e medici di base per le esigenze della popolazione di Laongo. Tra le poche opere statunitensi, Xylem è un padiglione che funge da punto d’incontro per i visitatori della tenuta Tippet Rise Art Center, invitati a esplorare i diversi usi possibili del suo spazio interno. Infine Startup Lions Campus è il centro di formazione sulle tecnologie informatiche e della comunicazione (TIC) è situato sulle rive del Lago Turkana.
Continua la sezione il progetto Pirouette House dello studio indiano Wallmakers, caratterizzato formalmente da muri che sembrano danzare: una scelta formale, ma anche una strategia per ottimizzare il volume della casa che, data la distanza ridotta dagli edifici vicini, è concepito come introverso. Opera del maestro portoghese Álvaro Siza, Clay Pavilion è parte di Casa Wabi, fondazione dell’artista messicano Bosco Sodi, ed è dedicato ad attività didattiche e creative sull’argilla. Equipo de Arquitectura ci scrive della loro Casa Intermedia, manifestazione di una volontà di mediazione fra bisogni abitativi e necessità costruttive, mentre l’architetto cileno Iván Bravo ci mostra la sua Aladino House, un’abitazione privata sollevata da terra sul paesaggio della riserva naturale di Parque Pudú. Infine Every Window a Garden di Linghao Architects è il progetto di ristrutturazione di una residenza d’inizio anni Duemila ragiona sulla decolonizzazione dell’abitare nel clima equatoriale.
Le pagine dedicate all’Arte sono incentrate sull’opera di Cai Guo-Qiang, dove tradizioni diverse e geograficamente distanti convivono nelle opere dell’artista cinese e, soprattutto, diventano ricchezza le une per le altre. Per Design Jasper Morrison e Fabrice Domercq ci raccontano la loro Gilco 100 Road Bike, una bicicletta da corsa caratterizzata dal telaio senza giunzioni a vista. Il designer giapponese Takuto Ohta propone un modo di valorizzare gli scarti dell’industria ittica coinvolgendo gli abitanti dell’area di Kishu.
Chiude il numero una riflessione finale del designer e architetto italiano afferma lo scollamento tra architettura e mondo attuale, ribadendo la necessità di ridare alla progettazuine la capacità di parlare, di esprimere la realtà attuale e il suo diritto a esistere, evitando i logori valori dei quali da troppo tempo è vittima. “Quello che manca sono scuole di architettura dove si insegni a sperimentare e che formino, oltre a fornire degli artefici dell’edilizia, architetti che ricerchino nuovi linguaggi più vicini alla realtà contemporanea”.
Il Diario di questo mese, pagine dedicate all’attualità, è aperto dalla sezione Punti di vista, dove Daniela Bruno, dottore di ricerca in Archeologia presso l’Università Sapienza di Roma, e Paolo Cresci, direttore associato di Arup, dialogano sui rischi del PNRR quando si parla di ambiente e paesaggio. Valentina Petrucci intervista Ico Migliore, fondatore dello studio Migliore + Servetto. Cecilia Fabiani ci parla del trascorso Homo Faber 2022, seconda edizione della mostra curata da Alberto Cavalli e organizzata dalla Michelangelo Foundation che prosegue l’interessante riflessione sul contributo del design, come dimostrano i progetti di Sebastian Herkner e Zanellato/Bortotto. Andrea Bajani prova a terminare una storia d’amore ambientata in una piccola farmacia del quartiere romano di Monteverde Vecchio, spazzata via in verità proprio da quel tanto di America che chiamiamo globalizzazione.
Walter Mariotti, Direttore Editoriale di Domus, chiude con una chiacchierata con Giuliano Gori, imprenditore e collezionista di opere d’arte. La Collezione Gori è conservata negli spazi interni ed esterni della Fattoria di Celle, a Santomato, Pistoia. Qui ha dato vita al progetto di Arte ambientale, premiato nel 1996 come miglior parco privato italiano da parte dell’Associazione Internazionale degli Architetti Paesaggisti.
In allegato a questo doppio numero, il numero 2022 di EcoWorld, un approfondimento sul mondo della sostenibilità condotto dal punto di vista di Domus. “Chi vuole davvero riconciliare l’economia con il pianeta ascolta solo gli scienziati, gli ingegneri, i fisici, gli esperti di sistemi complessi. Perché non dovrebbe farlo anche chi lavora nell’architettura e nel design?” Scrive il Direttore Editoriale Walter Mariotti nell’Editoriale dell’allegato. Nelle pagine Cecilia Fabiani di interroga sul futuro della plastica, parlandone direttamente con Artemide, Fratelli Guzzini, Lanerossi, Magis, Zanotta. Valentina Croci scrive del recuperare e nobilitare scarti di produzione, mentre Emilio Ambasz si interroga sul ruolo del designer in questi delicati temi.
Nell’editoriale di Domus 1069, il guest editor racconta di come ognuno di noi sia in grado di arricchire il mondo con le proprie idee ed identità: frutto della somma delle proprie esperienze di vita.
Con l’esaurirsi della fase postmoderna, agli edifici dotati di chiari riferimenti visivi a elementi architettonici del passato si affiancano progetti che pongono spesso l’accento sulla contemporaneità.
Bawa capì che il Modernismo tropicale, trascurando la cultura e il contesto, non avrebbe potuto adeguarsi al caldo umido di Ceylon.
È a cavallo fra le identità culturali burkinabé e tedesca che l’architetto ha sviluppato un processo che si radica nei luoghi attraverso i materiali.
Il centro didattico accoglie bambini di età compresa tra i quattro e i 14 anni, tutti provenienti da Nyang’oma Kogelo e dalla regione circostante. È stato commissionato dalla Fondazione Sauti Kuu per promuovere lo sviluppo personale attraverso l’acquisizione di competenze in ambito sportivo e agricolo.
Opera Village è stato immaginato per la prima volta nel 2009 ed è il risultato della collaborazione tra Kéré e Christoph Schlingensief (1960-2010), regista teatrale e cinematografico, figura chiave della scena culturale tedesca.
Il centro è parte di Opera Village ed è stato pensato per fornire servizi sanitari e medici di base per le esigenze della popolazione di Laongo e delle aree circostanti. L’edificio è composto da tre unità, organizzate attorno a una sala d’attesa centrale: odontoiatria, ginecologia e ostetricia, e medicina generale. Il complesso è dotato di sale per le visite, aree di degenza e uffici per il personale.
Xylem è un padiglione che funge da punto d’incontro per i visitatori della tenuta Tippet Rise Art Center, invitati a esplorare i diversi usi possibili del suo spazio interno. Situato in una piccola radura caratterizzata da una leggera depressione del terreno e affacciata su un ruscello, il padiglione si colloca tra le strutture principali del centro d’arte e l’inizio dei sentieri escursionistici.
Il progetto, nato in risposta al pressante problema della disoccupazione giovanile nella regione, offre una formazione di alto livello e l’accesso a opportunità di lavoro internazionali, consentendo ai giovani imprenditori di crescere senza dover abbandonare il luogo d’origine. Il campus fornisce 100 nuove postazioni di lavoro ed è il primo passo di un’ambiziosa iniziativa tesa a diffondere le reti ICT nelle aree più remote.
Rielaborando una tecnica costruttiva di Laurie Baker, il progetto si caratterizza per muri che sembrano danzare: una scelta formale, ma anche una strategia per ottimizzare il volume della casa che, data la distanza ridotta dagli edifici vicini, è concepito come introverso.
Parte di Casa Wabi, fondazione dell’artista messicano Bosco Sodi, il padiglione è dedicato ad attività didattiche e creative sull'argilla. Le strutture che lo compongono sono realizzate con tecniche e materiali locali e sono disseminate nel sito con variazioni costanti nelle relazioni spaziali.
Manifestazione di una volontà di mediazione fra bisogni abitativi e necessità costruttive, la residenza è definita dalla variazione dell’uso del mattone di terra cruda lavorato a mano. Dalle volte della copertura alle partizioni-filtro, questo materiale articola funzioni collettive e private in due volumi.
Sollevata da terra sul paesaggio della riserva naturale di Parque Pudú, l’abitazione è un lungo volume dalla geometria triangolare che rimanda alla tipologia dei granai tradizionali dell’area.
Il progetto di ristrutturazione di una residenza d’inizio anni Duemila ragiona sulla decolonizzazione dell’abitare nel clima equatoriale. La struttura viene aperta e resa permeabile agli agenti climatici e alla vegetazione, modificando l’impostazione di stampo occidentale degli interni.
Tradizioni diverse e geograficamente distanti convivono nelle opere dell’artista cinese e, soprattutto, diventano ricchezza le une per le altre.
L’innovativo tubo d’acciaio superleggero, ideato 40 anni fa da Gilberto Colombo, è alla base del progetto di un telaio di bicicletta senza giunzioni a vista.
Il designer giapponese propone un modo di valorizzare gli scarti dell’industria ittica coinvolgendo gli abitanti dell’area di Kishu.
Il designer e architetto italiano afferma lo scollamento tra architettura e mondo attuale, ribadendo la necessità di ridare alla progettazuine la capacità di parlare, di esprimere la realtà attuale e il suo diritto a esistere, evitando i logori valori dei quali da troppo tempo è vittima.
Oltre a fare conoscere e tramandare il sapere dell’alto artigianato, la seconda edizione della mostra curata da Alberto Cavalli e organizzata dalla Michelangelo Foundation prosegue l’interessante riflessione sul contributo del design, come dimostrano i progetti di Sebastian Herkner e Zanellato/Bortotto.
Spazio. Luce. Tempo. Ico Migliore ha come un’ossessione per questi tre elementi. Li ripete come un mantra. Si definisce un’amante dell’arte con poca coerenza, però disegna un progetto platonico tra questi fattori che, in realtà, racchiudono la sua armonia, la sua idea di arte.
Riqualificazioni d’immobili nel centro storico, rigenerazioni di aree urbane e costruzione di residenze per studenti, anziani e famiglie del ceto medio. Il country head di Hines Italy racconta uno standard immobiliare industriale di lungo periodo e di qualità.
Sul poliuterano si è concentrata la ricerca dello studio Finemateria, un percorso lungo più di un anno concretizzatosi lo scorso autunno con il divano Cutted Clouds.
Ci sono progetti che nascono da un bisogno di ricapitolazione e di sintesi. Mettono un punto a un periodo per sancirne sia la fine sia un nuovo inizio. È il caso della collaborazione fruttuosa tra due giganti del progetto: OMA, onnipresente studio olandese di architettura; e UniFor, storica azienda del Gruppo Molteni specializzata nei sistemi d’arredo per ufficio, attiva e prospera da oltre 50 anni.
Continuiamo a concentrarci una volta all’anno su EcoWorld, un approfondimento sul mondo della sostenibilità condotto dal punto di vista di Domus. Perché per Domus non esiste la sostenibilità in astratto, mentre esistono la chimica, la fisica,
i materiali, le infrastrutture.
Riciclabile o riciclata? Fossile o vegetale? A che punto siamo arrivati con la plastica e quali sviluppi ci aspettano nei prossimi anni? Ne parliamo con le aziende: Artemide, Fratelli Guzzini, Lanerossi, Magis, Zanotta
Un’idea di progetto olistico che rispetta la tradizione moderna e guarda al futuro di materiali e processi è alla base della pratica dello studio danese.
La chiave del progetto del fashion designer britannico per lo storico marchio italiano sono la canapa, il kapok e le piume d’oca riciclate: tre materiali sostenibili e poco inquinanti con un processo produttivo dai consumi ridotti.
Il nuovo sistema di illuminazione ideato dalla designer spagnola punta su scelta dei materiali, tecnologia illuminotecnica raffinata e attenzione all’analisi del ciclo di vita.
Francis Kéré, Xylem, Tippet Rise Art Center, Fishtail, Montana, USA.
Photo Iwan Baan. Courtesy of Tippet Rise / Iwan Baan