Il numero di marzo di Domus 1066 si concentra sull’importanza di riconciliazione tra architettura e tempo. Apre il magazine il Guest Editor 2022 Jean Nouvel, che nel suo Editoriale descrive le architetture come esseri viventi di cui prendersi cura nel tempo, valorizzandole e integrandole nello spazio urbano. “Le architetture, come gli esseri viventi, sono troppo spesso irresponsabilmente abbandonate, dimenticate o sfruttate. Perché un’architettura duri negli anni, bisogna poterla conservare viva, per permetterle di adattarsi alle situazioni del momento”.
Segue nei Saggi il critico di architettura Francesco Perrotta-Bosch, scrive dell’opportunità di riuso di edifici gravemente colpiti dal tempo o avvenimenti straordinari, citando esempi come Solar do Unhão di Lina Bo Bardi, o il Ningbo History Museum di Amateur Architecture Studio. A seguire Adam Lowe e Charlotte Skene Catling raccontano il primo edificio industriale progettato da Alvar e Aino Aalto, costruito nel 1931. L’AaltoSiilo è una realizzazione ai limiti della tolleranza ingegneristica, attualmente al centro di un’importante trasformazione che prevede un piano di riutilizzo.
La prima parte della sezione Architettura è dedicata all’opera di Aldo Loris Rossi, e si apre con uno scritto di Davide Vargas, il quale lo descrive come “progettista sperimentale e impetuoso”. Le sue architetture partenopee, che portano sulla pelle i segni dell’incuria, sono la testimonianza di una maestria tecnica non comune nel disegnare il cemento. Entrambe, ancora oggi, parlano della forza visionaria e della mano del “costruttore di utopie” che le ha disegnate. Il primo progetto trattato è Casa del Portuale, megastruttura progettata per ospitare uffici, aule assembleari, mensa e officine. Seguono le sei torri e il volume ad anello del complesso Piazza Grande, le quali formano una specie di fortezza programmaticamente autonoma rispetto al contesto. Le forme libere, stratificate e contraddittorie di Aldo Loris Rossi sono il contrario dello sfacelo retrogrado inscenato dalla serie Gomorra in queste architetture.
Continua la sezione, Friche la Belle de Mai a Marsiglia, nata sulle ceneri di una fabbrica di tabacco nel 1992 e cresciuta fino a diventare un modello culturale urbano, che permette, accompagna e realizza nuovi linguaggi nell’ambito del teatro, della musica, delle arti plastiche, del cinema, dell’intervento sugli spazi pubblici e della letteratura. Il GES-2 House of Culture progettato da Renzo Piano a Mosca, invece, è il recupero di una centrale elettrica d’inizio Novecento dona al centro d’arte contemporanea un piano terra permeabile che funge da spazio civico e che si espande all’esterno con un bosco. Infine, la Dance House a Helsinki è un progetto nato dal dialogo con una ex fabbrica degli anni Quaranta, un edificio di 7.000 m2 dedicato alla danza crea un dialogo tra storia e futuro, aggiungendo uno strato di contemporaneità alla storia della fabbrica e dei suoi dintorni.
Le pagine dedicate all’Arte sono incentrate sull’opera di Anselm Kiefer, ora in mostra al Grand Palais Éphémère con “Pour Paul Celan”, dove i dipinti del pittore tedesco, alti più di due piani, sono come stele di Rosetta, che cercano una lingua comune per imparare dalla storia e prevedere il futuro. Per Design, raccontiamo la sfida del brand Typ. Con il loro nuovo marchio di design, Florian Lambl ed Helen Thonet hanno deciso di puntare su recupero, redesign, qualità al giusto prezzo, longevità e sostenibilità.
Chiude il numero una riflessione finale dello scrittore e regista Alain Fleischer, il quale scrive della valenza umana e architettonica dell’aver carattere. “In un’architettura, per esempio, il carattere deve suscitare un’emozione nel duplice registro della sensibilità e della ragione”.
Il Diario di questo mese, pagine dedicate all’attualità, è aperto dalla sezione Punti di vista, dove Martien de Vletter, responsabile della Collezione del Canadian Centre for Architecture, e Nuno Sampaio, direttore esecutivo e curatore generale della Casa da Arquitectura di Porto, si confrontano sul futuro degli archivi di architettura nell’era del digitale. Per Spazio pubblico, Alessandro Benetti racconta la nuova Holborn House di 6a architects con l’artista Caragh Thuring, che non solo aggiorna gli spazi dell’associazione, ma dà anche forma architettonica al suo ruolo sociale e culturale. Antonio Armano si focalizza su Cosentino e la sfida dei materiali sostenibili. Nelle parole di Santiago Alfonso Rodríguez, la storia e l’evoluzione dell’azienda, nata nel 1979 come piccolo laboratorio di lavorazione del marmo e diventata un importante gruppo globale, produttore di superfici composite, come Silestone® e Dekton®. Per la rubrica Casa d’altri, lo scrittore Andrea Bajani la casa a Parigi dove ha scritto il suo romanzo Ogni promessa: na mansarda “in salita” a Montmartre, uno spazio di 30 m2 da fare e disfare con piccoli esercizi di metamorfosi, le mattine scandite dalla campanella di una scuola elementare.
Walter Mariotti, Direttore Editoriale di Domus, chiude con un dialogo con Nino Tronchetti Provera, fondatore e managing partner di Ambienta, un asset manager europeo focalizzato sulla sostenibilità e leader nell'applicazione delle tendenze di sostenibilità ambientale agli investimenti.