Un team di ricercatori dell’Università di Drexel, a Philadelphia, ha sviluppato un cemento che si auto-ripara, arricchito dalle BioFiber che usano batteri per rattoppare le crepe che si formano nel materiale.
Il cemento, pur essendo un ottimo materiale da costruzione, è molto sensibile al deterioramento dovuto all’esposizione continua agli eventi atmosferici. Una volta che attraverso le crepe l’umidità penetra al suo interno, si attiva una serie di processi di corrosione che ne minimano le ottime capacità strutturali. Per questo le strutture in cemento hanno bisogno di costanti lavori di manutenzione, che incidono anche sull’impronta ambientale di questo materiale, basti pensare a tanti famosi edifici brutalisti.
Le BioFiber sono fibre che agiscono non solo come rinforzo fisico, ma anche come dispositivo auto-riparante. Queste fibre, infatti, sono rivestite con uno strato di idrogel che contiene endospore, forme dormienti di batteri in grado di resistere anche in ambienti estremi, per poi risvegliarsi quando le condizioni diventano più favorevoli. Lo strato di idrogel è poi rivestito con un sottile guscio polimerico protettivo. Quando l’acqua penetra nel cemento, l’idrogel del BioFiber si espande, uscendo dal guscio e andando verso la superficie. I batteri addormentati vengono risvegliati e iniziano a nutrirsi di carbonio e calcio provenienti dallo stesso cemento circostante, il loro metabolismo produce carbonato di calcio, a sua volta un materiale cementante che finisce per riempire e quindi riparare la crepa, sembrerebbe anche in solo uno o due giorni.
C’è ancora molto lavoro di ricerca da fare prima che il cemento BioFiber possa essere messo sul mercato, c’è la concreta possibile che possa contribuire a ridurre i costi di manutenzione degli edifici, nonché le emissioni di anidride carbonica legate alla produzione del cemento.
Foto di Fahrul Razi su Unsplash.
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