Ci lascia Enzo Mari. A 88 anni se ne va uno dei più grandi maestri del design italiano del Novecento, solo due giorni dopo l’inaugurazione della sua grande monografica curata da Hans Ulrich Obrist in Triennale. Vincitore di cinque Compassi d’Oro, autore di capolavori con cui tutti abbiamo familiarità – dalla Putrella al calendario Timor, dai 16 Animali al cestino In attesa – Mari è stato prima di tutto voce teorica, coscienza del design e guida per i designer suoi contemporanei: una delle figure che si sono dedicate con più determinazione al rapporto tra arte e industria, senza mai tralasciarne l’aspetto ideologico e politico. Enzo Mari ha approfondito aspetti legati alla psicologia, alla psicologia infantile e alla percezione visiva, producendo design che punta al significato e non all’effetto, senza mai tralasciare una certa bellezza estetica. Ricordiamo le sue Autoprogettazioni e libri come La mela e la farfalla, L’uovo e la gallina, La vita: istruzioni per l’uso, La valigia senza manico. Arte, design e karaoke.
Nato nel 1932, è vissuto a Milano dove si è formato in arte e letteratura all’Accademia di Brera. La sua attività spazia dal design industriale – collaborando con i pià grandi marchi italiani tra cui Danese, Driade, Zanotta, Alessi, Magis – alla pittura, dalla grafica agli allestimenti. È stato componente attivo di movimenti come l’arte cinetico/programmata insieme a Bruno Munari e il Gruppo Nuova Tendenza. Docente al Politecnico di Milano e alla Scuola della Società Umanitaria è stato compagno di vita della curatrice Lea Vergine e padre di quattro figli.